Il supercomune appeso al voto di Ferrara

Il consigliere civico in soccorso della maggioranza “orfana” della sinistra: voterà lo statuto ed eviterà il commissariamento
Di Giovanni Tomasin

Lo statuto della Uti giuliana ha sparato un colpo a vuoto alla prima seduta del consiglio, non raggiungendo la maggioranza qualificata di due terzi. Il sindaco Roberto Cosolini, però, ha messo al sicuro i ventun voti che gli saranno sufficienti per il voto della prossima settimana, facendo fare uno scarto a destra alla sua maggioranza: le ali a sinistra di Fds e Sel sono inamovibili nella loro contrarietà al nuovo ente intercomunale, sicché la stampella che quasi di certo permetterà alla giunta di far approvare la delibera verrà da Maurizio Ferrara della Lista civica indipendente. Già lunedì sera il consigliere ha votato a favore dello statuto.

Il colpo di scena ha fatto a dir poco indispettire l'opposizione, che sperava di affossare l'Uti in consiglio e di costringere la Regione ad imporla attraverso un commissario. Questo, in sintesi, lo svolgimento del voto. Il sindaco dà il via alle danze esponendo la posizione della giunta sul documento elaborato da lui e dai cinque primi cittadini degli altri Comuni interessati: «Questo testo è ritenuto da molti il migliore possibile per dare corpo all'attuazione dell'Unione - dice - La legge regionale di riforma è ormai in vigore e non attuarla porterebbe all'intervento di un commissario. Inoltre se non costituissimo l'Uti non esisterebbe più un contesto ufficiale in cui intessere rapporti con gli altri Comuni della Provincia di Trieste, ormai prossima alla scomparsa. Per qualsiasi prospettiva noi si lavori, fosse anche la città metropolitana, ci servirà uno strumento per poter dialogare».

Dopo l'intervento del sindaco si alternano al microfono diversi consiglieri. Parlano Giovanni Barbo del Pd, che invita a votare la delibera, Roberto De Gioia di Lista civica indipendente e Paolo Rovis di Trieste popolare, contrari entrambi. Il fuoco alle polveri lo dà Marino Sossi, capogruppo di Sel: «Vorrei capire se nella mente della presidente Serracchiani c'è un'immagine di Napoleone, forse si farà fare un piccolo cappottino con la tasca in cui infilare la mano». Secondo il consigliere il rischio è il «cesarismo»: «Mi pare il riflesso locale di un disegno nazionale che vuole ridurre le assemblee elettive a comparse. Ora si sottraggono le competenze ai Comuni: con l'Uti hanno costituito un consiglio di amministrazione, cui è mio dovere dire di no». Sossi ha speso poi parole di lode per il «buon lavoro fatto dal sindaco sullo statuto», non sufficiente però a cambiare idea. Dello stesso parere Marino Andolina della Fds: «Dopo tanti anni è penoso per me votare assieme alla destra una delibera riguardante i temi fondanti della democrazia. Questa legge scritta con i piedi o è stupida o è perversa: resta il dubbio che sia parte del piano di un grande vecchio o frutto degli errori di un cretino. Lo statuto che ne hanno tratto i sindaci è il migliore possibile per una legge orribile». Contrario anche il M5S: «Manca un ragionamento su qual è l'obiettivo di questa riforma. Spendere meno? Pare sia questo, ma allora è una riforma sbagliata perché non mantiene il livello dei servizi», dice Stefano Patuanelli. Gli fa Eco Paolo Menis: «Se volevano ridurre gli enti regionali potevano porre un limite minimo di abitanti. Ora invece creiamo 18 nuovi enti al posto delle Province, che peraltro non sono state ancora abolite».

Con la defezione di Sel ed Fds la maggioranza pare in difficoltà, ma ecco il soccorso di Ferrara: «In un paese che non funziona si temono le riforme e si mantiene lo status quo. L'abbiamo fatto con le circoscrizioni che sono ancora lì quando tutti le hanno tolte - dice -. Penso bisogni provare a cambiare le cose, per questo voterò a favore». Il consigliere presenta un ordine del giorno, approvato dal sindaco, che sarà discusso nella prossima seduta. Il centrodestra rumoreggia ma ormai la maggioranza ha numeri buoni per il secondo turno. Il sindaco commenta sornione: «Io ho sempre detto che i voti si contano alla fine. Tutti scommettevano sul commissariamento, ora mi pare che si allontani. Mi auguro che al secondo giro Sel, dopo aver esposto il suo disaccordo, dia un voto più amministrativo».

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