Il supercervellone made in Fvg che leva il sale all’acqua di mare

Nasce “Watly” il primo computer termodinamico in grado di depurare i liquidi sfruttando l’energia solare. E i suoi sensori digitali rivoluzioneranno la telemedicina
Lasorte Trieste 07/10/17 - Villaggio Barcolana, Watly
Lasorte Trieste 07/10/17 - Villaggio Barcolana, Watly

TRIESTE. Il futuro è qui. Per la precisione sulle Rive, dove ieri è stato presentato in anteprima il supercomputer Watly, progettato dall’omonima azienda friulana. In realtà l’ipertecnologico macchinario, presentato per la prima volta al pubblico triestino, altrove è già famosissimo, tanto che persino Discovery Channel gli ha dedicato un documentario. Lungo quaranta metri e simile a un titanico bruco nero, la creatura artificiale è capace di depurare l'acqua con l'energia solare; produce energia a sua volta ed è intelligente: attraverso Watly il suo inventore, Marco Attisani, promette una rivoluzione sociale epocale.

 

Watly era stato presentato anche al Villaggio della Barcolana
Watly era stato presentato anche al Villaggio della Barcolana



Il depuratore

«Watly è innanzitutto un computer termodinamico a energia solare, capace di purificare l’acqua da ogni tipo di contaminazione - ha spiegato Marco Attisani, fondatore e numero uno del marchio Watly -. La depurazione riguarda prima di tutto la contaminazione batteriologica. Il processo interessa però anche la contaminazione fisica, e questo è dovuto a fattori inquinanti come ad esempio la plastica. Infine esiste quella causata da agenti chimici, come i veleni». Attisani si è poi rivolto a qualcuno che tra il pubblico aveva borbottato qualcosa, assicurando: «Ebbene sì, rende potabile pure l’acqua marina». Provare per credere? Il macchinario ieri è da subito entrato in funzione, espellendo da una bocca l’acqua pulita, che è stata raccolta in una tanica. Il primo ad assaggiarla è stato un cagnolino, che si è dissetato avidamente. Ha detto lo scienziato: «Provate solo a immaginare i possibili risvolti di questa tecnologia sulla società: c’è stato chi ci ha paragonato alla Apple, non tanto per ciò che produciamo quanto per l’impatto che potremmo avere sui paradigmi sociali - ha proseguito -. Depurare l’acqua significa avere un impatto sul piano sanitario, arginando la diffusione di epidemie. Penso a luoghi della terra dove gli standard di vita sono diversi dai nostri, come ad esempio l’Africa o il Sudamerica: qui è già partita una produzione seriale di esemplari di Watly». Tutte le informazioni sono reperibili all'indirizzo watly.co

Un gigantesco smartphone

I pannelli fotovoltaici collocati sulla macchina non servono solo a vaporizzare l’acqua contaminata: si spazia dalla ricarica delle batterie alla telemedicina. Per illustrare le numerose funzioni di Watly ieri era presente il suo staff al completo, disponibile a rispondere alle domande di chi passava sulle rive. «Può generare elettricità per sé e per utenti esterni - hanno spiegato -: si può mettere a ricaricare il telefonino, insomma. Ma è anche un sistema di telecomunicazione, che funziona grossomodo come un gigantesco smartphone. I sensori di riconoscimento digitale rendono infatti possibile l’interazione con la macchina». Le potenzialità che si prospettano sono pressoché infinite. Sulla fiancata del supercomputer, ad esempio, c’è un enorme schermo interattivo: «Potrebbe servire a dare alle comunità locali accesso a internet e dunque in senso lato al sapere. Interi villaggi potrebbero seguire le lezioni di un professore di un’università che si trova a chilometri di distanza». Un’altra frontiera è la telemedicina: «Grazie al digitale, oggi si parla di apparecchi chirurgici che possono essere pilotati a distanza da medici che abbiano ricevuto l’opportuno addestramento. E non finisce qui: il nascituro Watly 4.0 offrirà docce e bagni a energia solare al suo interno; stampanti 3D mentre il tetto sarà una pista d’atterraggio per droni». Qualcuno ha chiesto se la fruizione dei servizi sarà gratuita: «La decisione spetta ai singoli acquirenti della macchina».

La filosofia

La filosofia di Watly è riassumibile con due dati significativi: «Abbiamo deciso di mantenere la produzione in Italia e la tecnologia è open source». Le macchine sono assemblate a Bari mentre in Friuli Venezia Giulia ci sono gli uffici addetti alle attività di segreteria. Nel frattempo, ogni esemplare di Watly sparso nel mondo è dotato di un sistema di intelligenza artificiale, messa in comunicazione con le altre. «Questa interconnessione è stata battezzata Energynet e rappresenta il superamento di Internet, la totale fusione tra il fisico e il digitale. Se una macchina viene implementata, comunica i progressi alle altre, per farle evolvere». Secondo l’ideatore Attisani, «Watly significherà una rivoluzione sociale epocale. Abbiamo già ottenuto un finanziamento europeo. Facciamo parte del programma dell’Agenzia spaziale europea per il controllo dei droni. Ci sono anche molte aziende al mondo interessate al prodotto. Noi crediamo in un’economia capace di creare profitto vendendo prodotti benefici per l’umanità. Il contrario di quello che fanno certe multinazionali che avvelenano il genere umano per trarne guadagno».

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