Il superamento dei due Matteo
TRIESTE. Sarà una settimana decisiva, l’ennesima, per risolvere la crisi. Matteo Renzi ha avuto il suo momento di gloria, effimera e foriera di ulteriori disastri elettorali per Italia Viva. Tutto finito? No. È in arrivo, così parrebbe, un Conte Ter che sarà inevitabilmente logoro e traballante. Non era questo che Renzi voleva, infine? Dissolvere, la stessa sorte da lui subita, l’immagine di un premier che tanti politici definivano modesto mentre nei sondaggi, invece, saliva nel gradimento. Ce l’ha fatta. Il presidente del Consiglio ha iniziato a caracollare e il suo necessario tentativo di rimanere in sella odora così tanto di già visto che la novità incarnata dal fenomeno Giuseppe Conte non esiste più.
Renzi ne gode, noi ne paghiamo il fio. E conta poco, ormai, che Renzi avesse molte ragioni su lentezza dell’attività governativa e scarsa fantasia rispetto ai progetti europei. Il centrodestra gongola, comprensibilmente. Ma non governerà. Giorgia Meloni è condannata alla sudditanza a Matteo Salvini e già sappiamo il finale. Salvini vincerà sempre di più, ad ogni elezione. Tutt’altro sarà governare. Il Carroccio ha il potenziale del partito conservatore che può evolversi dal leghismo stantio fino ad atterrare là dove servirebbe all’Italia: in un centrismo sobrio e responsabile.
Salvini non ha nessuna di queste due qualità, adatte per presentarsi all’Europa e a dialogare con gli Stati Uniti. La sua arte poteva andar bene a Trump, ma non incrocerà la benevolenza di Biden che riporterà gli Usa là dove, per noi, sono sempre stati: nell’Alleanza atlantica politica e militare in funzione anti-Russia e anti-Cina, soprattutto. Quello è il cruscotto dell’Italia. E dunque? Dunque Giancarlo Giorgetti e i presidenti di Regione leghisti cui, prima o poi, il partito ricorrerà per darsi un futuro. Nel frattempo restiamo appesi a Renzi e a queste insulsaggini su una legge elettorale proporzionale che consentirà a quelli come lui di spadroneggiare sul Paese mentre il Paese boccheggia.
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