Il summit Ue-Croazia avvia il dialogo con la Slovenia

BRUXELLES. Dopo l’inconcludente incontro a Zagabria con il presidente serbo Alexandar Vučić, relativamente al pagamento dei danni di guerra da parte di Belgrado (si parla di 40 milioni di euro) e il disaccordo di risolvere i contenziosi confinari con l’arbitrato internazionale (la Serbia dice sì, la Croazia no) con la conseguente assenza del premier croato alla cena di gala in onore dell’ospite serbo, mercoledì 14 febbraio l’incubo arbitrato internazionale, questa volta con la Slovenia, si è rimaterializzato, al primo ministro della Croazia Andrej Plenković, a Bruxelles dove ha incontrato il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Junker e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
Zagabria è pronta «a offrire alla Slovenia un protocollo che può definire la frontiera terrestre, delimitare la frontiera marittima, definire il regime di navigazione e stabilire la commissione che dovrebbe trovare in modo molto preciso la soluzione» alla disputa sul confine. La disputa, che pesa sui rapporti tra le due ex repubbliche jugoslave, riguarda in particolare il golfo di Pirano, come anche di alcuni tratti della frontiera terrestre. Così ieri Plenković a Bruxelles ha tentato di “esorcizzare” lo scontro in atto tra Lubiana e Zagabria.
Croazia e Slovenia si trovano «in una situazione tale da avere bisogno di un po' flessibilità, sia nella posizione di Lubiana che in quella di Zagabria», ha continuato Plenković. «Siamo pronti a negoziare con i nostri amici sloveni e se c'è un buon consiglio dalla Commissione europea siamo pronti ad ascoltarlo», ha aggiunto, evidenziando però che il contenzioso «non dovrebbe diventare un problema dell'Ue». Zagabria vorrebbe trovare «un compromesso bilaterale», mentre Lubiana insiste sulla piena e incondizionata applicazione del verdetto dell'arbitrato internazionale, rigettato dal parlamento croato. La guerra di multe reciproche ai pescatori dei due Paesi iniziata a gennaio «non è una buona direzione e può solo condurci in cattive acque», ha quindi ammonito Plenković, invitando ad «astenersi da qualsiasi azione unilaterale».
Sta di fatto però che la Slovenia non vuole negoziare alcunché con la Croazia sui confini visto che Lubiana ha già implementato la sentenza dell’arbitrato della Corte dell’Aja e ha dichiarato che per lei tutto è già stato deciso.
A Bruxelles Plenković non ha parlato solo di disputa con la Slovenia, ha altresì trattato importanti questioni bilaterali con l’Europa. Prima su tutte l’ingresso del Paese ex jugoslavo nell’eurozona. «Siamo molto cauti nel dare date esatte, ma vogliamo diventare parte della zona euro entro la fine del mandato del prossimo governo, nel 2024», ha dichiarato in proposito il primo ministro Plenković. Zagabria sta lavorando per farsi trovare pronta «nel 2023-2024», ha puntualizzato il premier. Entro i prossimi tre anni, prima che il Paese assuma la presidenza dell'Unione europea nel 2020, «vorremmo diventare parte del meccanismo di cambio europeo». Tutti i dati macroeconomici indicano che l'ingresso del Paese nell'eurozona non comporta rischi, ha assicurato Plenković. «I risparmi croati sono perlopiù nelle mani di banche che, per oltre il 90%, sono di proprietà di gruppi bancari di altri Paesi dell'Ue - ha spiegato -, il Pil cresce a un ritmo del 3%, mentre la disoccupazione è notevolmente diminuita e il tasso di occupazione aumentato, stiamo migliorando anche sulla produzione industriale, l'export e il turismo».
Da vincere è però anche lo scetticismo dell'opposizione e di una parte di popolazione: dallo scorso ottobre, il governo e la Banca centrale croata sono impegnati insieme in una campagna nazionale a favore dell'euro, per «demifisticare la classica mitologia negativa in questo contesto e spiegare il perché l'adozione dell'euro porterebbe benefici ai cittadini e alle imprese croate», ha evidenziato il primo ministro che con Juncker ha anche ribadito la volontà di Zagabria di entrare nell’Area Schengen alla fine di quest’anno.
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