Il sommergibile Toti si mostra a Milano e Monfalcone sogna un altro sottomarino

Domani sui social il viaggio all’interno dell’unità nata a Panzano e consegnata alla Marina militare nel 1968
Foto 25 - Il locale poppiero_Foto Maccione
Foto 25 - Il locale poppiero_Foto Maccione

la storia

Ciro Vitiello

Il sottomarino “monfalconese” Enrico Toti sarà protagonista domani su #storieaportechiuse, il format digitale del Museo nazionale della scienza e della tecnologia di Milano.

Intanto a Monfalcone, dove il Toti è stato costruito, non si è affatto sopita la speranza di vedere un giorno allestito in qualche parte della città un “nostro” sottomarino.

Periodicamente il tema diventa di attualità. L’ultima volta fu nel 2008 in occasione del centenario del cantieri. Anni fa poteva essere proprio il Toti ma poi il relitto ha preso una rotta diversa ed ora è il pezzo forte del museo milanese.

Ma c’è la speranza che il sogno di tanti cantierini e non solo si avveri?

Non ha esitazioni ad appoggiare tale desiderio il sindaco Anna Maria Cisint: «Come sito – ipotizza – si potrebbe pensare al canale Valentinis dove si sta realizzando la nuova passeggiata che darebbe l’opportunità per allargare un percorso turistico cittadino che colleghi il Muca, il Valentinis, visita al sommergibile, Terme Romane, Rocca, percorso della Grande Guerra».

In primo luogo va sondata la disponibilità della Marina militare a cedere un sommergibile in disarmo. «Al Comune – aggiunge la Cisint - il progetto piace. So che non è semplice perché ci sono più soggetti in campo, gli eventuali costi dell’operazione e la locazione». Anche l’Anmi (Associazione nazionale marinai d’Italia) di Monfalcone appoggia senza riserve il progetto.

L’ESPERTO. Per avere un quadro generale della storia della costruzione dei sommergibili l’esperto è Matteo Martinuzzi, direttore scientifico della Fondazione Fincantieri.

Assicura Martinuzzi che tra i cantieri del gruppo, Muggiano a La Spezia e Monfalcone, possono vantare la maggior esperienza nel campo.

La prima unità di questo tipo varata al Muggiano fu il Foca nel 1907 e fino alla Grande Guerra il cantiere era stato il principale produttore italiano di questi mezzi. Durante il Ventennio la politica di potenziamento dell’arma subacquea portò a una forte ripresa.

Le commesse furono assegnate agli stabilimenti di Monfalcone, Muggiano e Taranto.

In questo periodo Monfalcone fece la parte del leone con ben 63 sommergibili consegnati di cui 61 alla Regia Marina (tra questi i quattro grandi sommergibili oceanici della classe Ammiragli).

L’epilogo della Seconda guerra mondiale e il successivo Trattato di pace bloccarono la produzione sommergibilistica italiana perché le clausole del trattato di pace vietavano all’Italia sia di possedere, sia di costruire sommergibili.

Con l’adesione alla Nato questo blocco venne meno e la Marina militare poté dotarsi di nuovo di unità di questo tipo.

All’inizio la ricostruzione avvenne grazie alla cessione da parte degli Stati Uniti di loro vecchie unità, mentre dalla seconda metà degli anni Sessanta riprese la costruzione a Monfalcone con quattro unità della classe Toti, consegnate tutte nel corso del 1968.

Con gli anni Settanta iniziarono gli studi per una nuova classe di battelli più grandi dei sommergibili della classe Sauro. I primi due della prima serie furono consegnati tra il 1979 e il 1980.

Successivamente vennero completate altre tre coppie di sommergibili di questa classe (II, III e IV serie) tra gli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta.

Con la consegna del Gianfranco Gazzana Priaroggia nel 1995, però, ebbe termine l’attività della sezione militare dello stabilimento di Panzano.

La linea sommergibili monfalconese fu trasferita al Muggiano che riprese dopo circa sessant’anni la costruzione di questo tipo di unità. La consegna tra il 2006 e il 2007 dei battelli della classe U212A, Salvatore Todaro e Scirè, aveva permesso a Muggiano di raggiungere il significativo primato di 100 sommergibili realizzati.

«Con la successiva commessa di altre due unità di questa classe – ricorda Martinuzzi – tale cantiere ha confermato il notevole know how di Fincantieri in questo campo di costruzioni speciali».

DOVE SONO. Attualmente la situazione dei sottomarini (quasi tutti in disarmo) è la seguente.

Quelli della classe Enrico Toti lunghi 46,2 metri (radiati dal servizio attivo dopo 30 anni di onorata carriera) sono: il Toti ora al Museo della scienza e della tecnologia di Milano; il Mocenigo e il Bagnolini che si trovano ad Augusta; il Dandolo a Venezia. La classe successiva degli otto Sauro lunghi 64,35 metri (in parentesi l’attuale ubicazione) è composta da: Nazario Sauro (Genova), Carlo Fecia di Cossato, Leonardo Da Vinci, Guglielmo Marconi (La Spezia), Salvatore Pelosi, Giuliano Prini, Primo Longobardo e Gazzana Priaroggia ( Taranto).

L’auspicio di tanti, dunque, è che lo stabilimento di monfalconese possa consegnare al futuro la memoria della propria attività trovando una soluzione al porticciolo Nazario Sauro, un sito storico angolo Parco lamiere dove nel 1937 esisteva già la pista d’involo degli aerei Ter-Cant Z.

Uno dei sommergibili dismessi, sarebbe un’idea ambiziosa della quale potrebbe beneficiarne tutto il comprensorio per il flusso turistico, come succede oggi a Milano, derivato da visite guidate e dall’interesse di appassionati e studiosi.

L’eventuale ritorno di uno dei sommergibili costruiti a Monfalcone, rappresenta inoltre una speranza condivisa da molti cantierini. Darebbe ulteriore lustro alla gloriosa storia dell’ultracentenario stabilimento di Panzano.

Tra i più entusiasti sostenitori del progetto c’è sicuramente Antonio Vandelli, quarant’anni in cantiere nell’ufficio progettazione, capace di costruire da sé una formidabile collezione di modelli delle unità più importanti costruite a Monfalcone e non solo. —

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