Il sindaco Dipiazza rimuove lo striscione per Giulio Regeni VIDEO E FOTO

TRIESTE. Roberto Dipiazza si toglie quello che chiama «un dente cariato». Nella mattinata di ieri, come si vede nel video diffuso dall’agenzia di stampa Dire, lo stesso sindaco con l’aiuto dell’assessore Giorgio Rossi si arrabatta sui cavi per togliere lo striscione “Verità per Giulio Regeni” dalla facciata del municipio di Trieste. Il compito è più complicato di quel che sembra. Il sindaco lascia il balcone.
E, allora, intervengono i tecnici del Comune che alle 11.02 riescono infine a calare il telo giallo. Quel «dente cariato» di cui Dipiazza parla in un’intervista rilasciata poco dopo a Radio24 nella quale si lancia contro le «strumentalizzazioni politiche» della vicenda.
Il sindaco reagisce così al polverone innescato dalla mozione «urgente», firmata dai capigruppo del centrodestra, in cui si invitava alla rimozione dello striscione. E poi spiega le sue ragioni in un comunicato parlando di «sciacallaggio politico» da parte del Pd e aggiungendo che si deve arrivare alla verità «in termini concreti e non attraverso striscioni».
La sua scelta è quindi di eliminare alla radice il problema per «non alimentare queste bassezze politiche attraverso l’esposizione di uno striscione che, purtroppo, grazie alle strumentalizzazioni del Pd, rischia solo di essere politicizzato».
Nell’intervista a Radio24 Dipiazza ricorda come siano arrivate numerose proteste in occasione delle rimozioni temporanee dello striscione per il film di Salvatores e per Next: «È diventato un fatto politico che il Pd cavalca. Allora io lo tolgo così non abbiamo nulla da cavalcare». E ancora: «Stamattina ho visto il giornale, mi sono tolto il dente cariato e ora non ci sono più problemi». Il sindaco sostiene poi che le polemiche «ci sarebbero state anche se l’avessi tolto fra tre anni» e che «in piazza Unità siamo stati l’unica istituzione a esporlo». Dipiazza specifica poi di esser pronto a telefonare alla famiglia Regeni: «Sono nato ad Aiello del Friuli e ho fatto il militare a Villa Vicentina, a due passi da Fiumicello (dove è nato Giulio ndr), figuriamoci se è un problema».
Ma adesso, dopo il gesto del sindaco, che succederà? La mozione che ha innescato il putiferio è stata ritirata dai proponenti nella riunione dei capigruppo svoltasi ieri. Verrà sostituita da un’altra che propone nuove regole per l’esposizione degli striscioni sulla facciata del Municipio prevedendo che avvenga solo per attività comunali, fatti salvi i casi «eccezionali», a discrezione del sindaco, e comunque per la durata massima di 30 giorni. I firmatari commentano all’unisono. Per Piero Camber (Fi) «la mozione era superata dagli avvenimenti. Ma mi pare che così siano contenti tutti. Quelli che volevano toglierlo perché non c’è più.
E quelli che volevano restasse perché la campagna ha avuto un nuovo impulso nazionale, tanto che perfino Debora Serracchiani si è accorta di Giulio Regeni». Secondo Claudio Giacomelli (Fdi) «Dipiazza ha disattivato una polemica che stava spaccando in due la città. Bisogna ricordare che noi ci eravamo già accordati con tutta l’opposizione per ritirare la mozione e accettare che fosse l’opposizione stessa a stabilire per quanto tempo esporre lo striscione. Ma Paolo Menis del M5S ha voluto farne un caso ideologico pubblicandola su Fb». Paolo Polidori (Lega) dà man forte: «Non abbiamo nessuna preclusione sul caso Regeni, ci mancherebbe. Se avessimo voluto toglierlo lo avremmo fatto da subito». Analogo il parere di Vincenzo Rescigno (Lista Dipiazza): «La verità non si ottiene con gli slogan ma con i fatti».
La polemica, però, non si placa. Ma si allarga a macchia d’olio. La presidente della Regione Debora Serracchiani ricorda che «contano anche i simboli in cui si riconoscono intere comunità»: «Il mio auspicio è che la giunta triestina decida di ripensare la sua decisione, rimanendo assieme alle altre istituzioni che rendono visibile la solidarietà alla famiglia Regeni». Monica Cirinnà (Pd), l’artefice della legge sulle unioni civili, picchia duro: «Non si può che provare imbarazzo per un sindaco così manifestamente contrario non solo al buon vivere civile e democratico, ma anche al buon senso». Per Arturo Scotto (Sinistra italiana) la scelta «uccide Regeni una seconda volta».
Il Pd locale rigetta le accuse di Dipiazza per bocca della segretaria Adele Pino, della capogruppo Fabiana Martini e dei consiglieri Giovanni Barbo, Roberto Cosolini e Marco Toncelli: «Nessuna strumentalizzazione. Hanno politicizzato loro la questione scrivendo una mozione su una cosa che era mera pertinenza del sindaco. Dipiazza poteva fare la cosa giusta e ha scelto di compiere un atto aberrante». Condanna anche da Marino Sossi di Sinistra per Trieste. Mentre il consigliere regionale Giulio Lauri chiede a Serracchiani di usare la facciata del Palazzo della Regione per riportare lo striscione in piazza Unità.
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