Il sindaco Dipiazza: «Porto Vecchio allarga la città: ecco cosa ci sarà nei 66 ettari»
Il sindaco Roberto Dipiazza punta il dito sul modellino esposto nel Salotto azzurro e lo lascia scorrere lungo la prima fila di magazzini del Porto Vecchio. Fino al terrapieno di Barcola sono sessantasei ettari. «In Europa non li ha nessuno: ci possiamo fare di tutto».
Sindaco, perché presentare il project financing in piena estate?
«Quando ho buttato giù la Tripcovich mi hanno accusato di aver buttato giù “il più bel teatro della città”, ma nessuno si è posto il problema che dentro c’erano container abbandonati e nessuno in tanti anni aveva fatto nulla. Per cui, bene il dibattito, ma non può essere finalizzato a dire che “stiamo correndo troppo”».
Porto Vecchio è stato sdemanializzato nel 2014: perché aspettare dieci anni per partire con i lavori?
«Primo, mi è stato riconsegnato da Cosolini, io sono tornato otto anni fa. Poi, un Piano regolatore non lo fai in un giorno. Ho fatto la variante e mi sono fatto dare milioni dal Pnrr, abbiamo rifatto la bretella, un’ala del magazzino 26 e andiamo avanti. È già pieno di cantieri».
Tutte opere pubbliche: adesso perché affidarsi al partenariato?
«Non è come costruire una palazzina, stiamo facendo un borgo di una città con marine e 620 milioni di lavori. Il pubblico non può farlo da solo».
Quando ha incontrato Costim per la prima volta?
«Il primo febbraio a Bergamo. Mi hanno fatto una buona impressione».
Non erano arrivate anche altre proposte?
«Molte. Abbiamo avuto cordate di austriaci, tra cui quelli che stanno rifacendo il palazzo di piazza Vittorio Veneto, e quelli dell’ex fiera».
E perché scegliere proprio Costim, quindi?
«Mi hanno portato nella bergamasca, dove hanno messo 500 milioni per rifare un intero quartiere con appartamenti, alberghi, palazzetti e spa. E ho pensato: magari rifacessero loro Porto Vecchio».
Ma non serve prima la gara?
«Certo, intanto facciamo il bando e vediamo chi vince. Come per il Carciotti: io spero che lo compri Generali, ma prima andiamo a gara».
In tutta Italia il gruppo bergamasco segue progetti per 800 milioni: a Trieste vuole metterne più di 620. Ha la capacità per portare a termine i cantieri in Porto Vecchio?
«Secondo me è gente seria, ma io li ho incontrati una volta sola e per un’ora, neanche a cena. Quindi, a me sono piaciuti, ma non decido io. È passato tutto attraverso le commissioni».
L’opposizione annota poca trasparenza: non tutti gli allegati sono stati diffusi.
«Tutto è fatto alla luce del sole. Ai consiglieri sono stati già inviati dei documenti disponibili e verrà inviato tutto quello che si può consegnare».
Porto Vecchio, diceva, è una delibera per la città: avete pensato a come coinvolgere di più i cittadini?
«Li coinvolgeremo spiegando il progetto e mostrando i primi pezzi completati. Tra poco iniziamo ad asfaltare il viale».
Ci sono già proposte per l’acquisto dei magazzini?
«Ci sono centinaia di aziende interessate. C’è una lista».
Un nome?
«Ora è presto».
Come funzionerà la vendita e l’affitto degli hangar?
«Chi vince la gara li acquista, li ristruttura e poi li vende o affitta. Chi è interessato dovrà interfacciarsi con il privato e con il consorzio Ursus».
Cosa conterranno?
«Il Piano regolatore è la base di tutto, si trova online. Prevede un 10% di residenze, poi in futuro si può cambiare. Niente centri commerciali ma negozi, musei e locali. L’idea di spostarci la movida mi piace. E potremmo anche liberare piazza Unità da concerti e fiere».
E istituti di ricerca?
«Ci sarà l’Ogs, e a quel punto possiamo pensare di vendere l’attuale sede di via Piccard e trasformarla nel più bell’albergo dell’Alto Adriatico».
Il project prevede la concessione delle aree demaniali per cinquant’anni: quali sono i progetti per la costa?
«Marine, spiagge e hotel. Immagino maxi-yacht ormeggiati. È venuta a trovarmi l’ambasciatrice di Monte Carlo e mi ha detto: “qui stai facendo una Monte Carlo 2”».
Troverà spazio anche un terminal crociere?
«Questo è il mio obiettivo, ma il problema è far passare le navi: bisognerebbe accorciare di un pezzo la diga».
La Regione ha acquistato quattro magazzini per trasferirci mille dipendenti: cosa si farà con le sedi del centro, dopo il trasloco?
«Messe all’asta e trasformate in appartamenti e alberghi».
I cantieri hanno già tagliato i parcheggi del Molo IV: avete programmato soluzioni?
«In Porto Vivo ci saranno migliaia di posteggi, a raso e al coperto. Uno dei magazzini diventerà un park multipiano».
E nell’immediato, dove lasciano l’auto i triestini?
«L’unica è il Silos. Appena arriva la nuova proprietà, nell’attesa che presentino e approvino i progetti, mettiamo la ghiaia e trasformiamo la parte dietro in un parcheggio».
A che punto è la vendita?
«Mi dicono che manca solo la firma dal notaio».
Come verrà trasformato?
«Bar e negozi. Lo immagino simile all’aeroporto di Venezia: i turisti potranno mangiare e fare shopping al Silos in attesa del treno o della nave».
Non teme l’impatto del turismo sulla quotidianità dei cittadini?
«Ragiono da imprenditore: il turismo crea lavoro. Basti pensare a quante persone caricano i bagagli sulle crociere».
A che punto è la cabinovia?
«Martedì (ieri, ndr.) sono a Roma. Ho cinque appuntamenti».
Da uno a cento, quanto è certo che verrà realizzata?
«Direi 75».
E il restante 25?
«L’iter è complesso. Sono pur sempre 62 milioni».
La cabinovia sorvolerà Porto Vecchio: nel caso non dovesse essere fatta, andrà rimessa mano ai progetti?
«Il lavori andrebbero avanti uguale. E anche la cabinovia».
Il Museo del Mare quando verrà terminato?
«Il cantiere non è privo di difficoltà, trattandosi di 33 milioni. Sto mediando con la ditta».
All’annuncio del project ha promesso collaborazione con il centrosinistra: rinnova l’impegno in vista dell’arrivo del testo in aula?
«Ho detto a Francesco Russo di lavorare insieme e collaborare. Il progetto riguarda tutti, destra e sinistra, e dovrà essere portato avanti anche quando non sarò più io sindaco».
Che Porto Vecchio lascerà, alla fine del suo mandato?
«Da sindaco riuscirò a inaugurare il viale e restituirlo ai triestini. Andare a gara e magari vedrò i primi lavori. Ma sessantasei ettari sono tanti, in Europa non li ha nessuno. I cantieri dureranno anni».
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