Il sindaco Dipiazza finisce sotto tiro sul rilancio di Porto Vecchio di Trieste: «Solo slogan, zero risultati»
Il Pd denuncia la totale assenza di visione strategica. I Cinquestelle: «Che fine ha fatto la società di gestione attesa a maggio 2019?». E c’è chi invoca il confronto con i cittadini

TRIESTE La mancanza di una visione strategica sul Porto vecchio è la principale accusa che da più parti torna ad essere rivolta all’amministrazione comunale, dopo le ultime dichiarazioni del sindaco Roberto Dipiazza sul futuro dell’area. Ma gli annunci del primo cittadino – tra cui la realizzazione di una casa di risposo, due hotel di lusso e diverse strutture residenziali – non sono piaciuti anche per altri motivi.
Trieste, alla scoperta del Magazzino 26 in Porto vecchio
La segretaria provinciale del Pd Laura Famulari punta il dito contro «l’incapacità della giunta Dipiazza di presentare un progetto strategico. Chiediamo da anni la costituzione della società di gestione, ad esempio, oppure un’idea economicamente sostenibile affinché il sito possa in futuro attrarre almeno 20 mila per così dire nuovi triestini. Idem per le battaglie su mobilità sostenibile e ambiente: il Porto vecchio sarà attrattivo solo se saprà essere radicalmente diverso dai modelli urbanistici su cui si è ragionato finora».
Posegue la dem: «Alla fine ogni promessa della giunta si è rivelata una boutade: vedi l’ovovia. L’assenza di un progetto organico è pericolosa. E se la città decresce il Porto vecchionon ha senso: è una sfida che o vinciamo o perdiamo tutti».
La consigliera comunale Sabrina Morena (Open) teme che il Porto vecchio diventi «un posto solo per ricchi. Ci dovrebbero essere più spazi pubblici che hotel di lusso, detta in altre parole. Non vedo inoltre coerenza tra le ultime dichiarazioni del sindaco e la delibera di indirizzo che nel 2019 pure noi abbiamo contribuito a votare». Continua Morena: «All’epoca avevamo fatto una serie di emendamenti sulla ciclabilità, ad esempio, sulla previsione di mezzi elettrici o su rotaia, per disincentivare l’uso delle auto. Idem per le attività ad alto contenuto tecnologico, magari in collaborazione con i centri di ricerca. Che fine ha fatto tutto ciò?».
Tra gli eletti in Municipio, alza la voce anche il pentastellato Paolo Menis: «Dipiazza fa dichiarazioni a caso, a seconda dei possibili investitori che incontra. Sparito è il mercato del pesce dell'assessore Giorgi. Tramontato il terminal crociere dell'ex assessore Bucci. Che fine ha fatto la società di gestione che, secondo Dipiazza e Fedriga, sarebbe dovuta essere pronta a maggio 2019?».
Secondo Menis «folle è pure parlare di residenzialità, mentre trasferire gli uffici della Regione nei magazzini ex Greensisam è uno spreco di denaro pubblico. L'unica certezza per ora è il Centro congressi: troppo poco, visti gli anni trascorsi dal trasferimento del punto franco». Così Gianfranco Depinguente, coordinatore di Italia Viva Trieste: «Da un lato si progetta l’inserimento nell’antico scalo di enti cittadini, determinando quindi l’abbandono degli immobili attualmente utilizzati, e dall’altro non c’è un piano urbanistico per dare soluzione al degrado che già esiste. Ma il risultato della combinazione città più Porto vecchio non dovrebbe essere peggiorativo».
Tra le voci critiche non ci sono solo quelle della politica del Palazzo. Roberto Dambrosi, architetto nonché esponente della rete civica “Un’altra città”, commenta: «Non sono contrario alle dichiarazioni del primo cittadino, le trovo però un po’ estemporanee: manca un’ottica complessiva, una programmazione cui poter aderire. Il timore è che prima o poi passi qualcuno con la valigetta e proponga questo oppure quello. Bisogna invece tener conto dei cittadini, delle parti sociali: circoscrizioni, sindacati, associazioni di categoria e così via». Dambrosi avanza inoltre una proposta da realizzarsi nell’immediato: «Vorrei che l’amministrazione comunale mettesse a disposizione un contenitore, dove tutti gli attori si possano incontrare settimanalmente in vista di settembre, quando la delibera su Masterplan andrà in aula. Per fare le osservazioni sarebbe stato meglio scegliere un momento meno vicino alle ferie: che almeno ci diano uno spazio. Il luogo ideale? Sarebbe il Molo 4°».
Trieste, alla scoperta del Magazzino 26 in Porto vecchio
Analogamente per l’associazione Italia Nostra, che si occupa di salvaguardare beni culturali, artistici e naturali, l’importante è che «il patrimonio rimanga dei triestini e non ci sia un investitore unico, poiché in quel caso sarebbe un esproprio. Per il resto nulla è ancora certo. Speriamo di avere un confronto con la giunta e di entrare nel consorzio per contribuire alle scelte». —
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