Il sindaco Dipiazza festeggia il primo anno: il giudizio dei triestini

Convincono lo sviluppo del turismo, l’organizzazione di tanti mercatini (quelli che non piacciono ai commercianti locali) e l’intensificazione dei controlli in città. Perplessità, invece, sulle azioni relative alla Ferriera, sulla situazione delle aree verdi comunali e - è l’altra faccia della medaglia della stretta alla vigilanza - sull’incremento della presenza di vigili sul campo.
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Oggi il governo guidato dal sindaco Roberto Dipiazza compie un anno. E, sondando un po’ a casaccio i giudizi sul lavoro della giunta in questi dodici mesi, tra i passanti si registra appunto favore innanzitutto per l’aumento del turismo, imputato alla promozione di alcuni spazi urbani. Ma c’è anche insoddisfazione. In primis sulla Ferriera: sia chi vorrebbe la chiusura dell’area a caldo sia chi ritiene prioritario il lavoro lamenta, da parte dell’esecutivo di centrodestra, la «mancanza di una visione in prospettiva». A questi sentimenti si accompagna uno sguardo focalizzato soprattutto sulle pratiche dell’amministrazione cittadina.
La presenza in città delle forze dell’ordine è aumentata: su questo nessuno ha dubbi. Varia invece il giudizio dei cittadini a proposito. Per Paola D., che non ha neanche trent’anni, «in città ultimamente si vedono più pattuglie ed è una cosa positiva – spiega –. Se esci il sabato sera vedi ubriachi, gente che schiamazza. Un po’ di disciplina!». Di tutt’altro avviso è Nicole Spadin: «Si respira un’atmosfera sempre più restrittiva. I controlli sono aumentati dove non serve. Nei luoghi centrali e affollati è pieno di polizia, il che mi fa sentire a disagio, controllata anche se non sto facendo niente di male. Poi magari svolto l’angolo e c’è il deserto: lì sì che ho un brivido». Idem Roberto D.: «Mi sembra una politica di fare i forti contro i deboli. Penso al giro di vite su artisti di strada, mendicanti eccetera».
Franco Stefanek parla di trasporti e chiede «più bus notturni. È ora di introdurli. In una città dove non c’è posteggio è inconcepibile che la sera sia impossibile fare affidamento sui mezzi pubblici». Elisabetta Crevatin si sofferma sugli eventi: «Vorrei che in città ci fossero più manifestazioni artistiche e culturali di ampio respiro. Si pensi a Venezia come termine di paragone». Tutti gli intervistati concordano nel constatare anche un altro fenomeno: «L’incremento del turismo», come afferma la signora Licia Postogna. Secondo lei il fenomeno è in parte fisiologico e in parte merito della giunta Dipiazza: «Penso sia dovuto a diversi fattori. I molti film girati a Trieste negli ultimi anni, manifestazioni come quelle per il trecentenario di Maria Teresa, la messa a posto di alcuni palazzi».
Lei e il marito Luciano Postogna puntano però il dito contro l’abbandono del verde pubblico: «In generale i giardini comunali sono trascurati, lasciati a se stessi», dice lei. Il marito le fa eco: «Ci sta molto a cuore il tema della cura dell’ambiente in generale. Abitiamo nella zona attorno a Cavana e basta allontanarsi di pochi passi dal “salotto buono” per trovare marciapiedi dissestati e feci di cane ovunque, per non parlare dei parcheggi selvaggi». Ci tiene a precisare che «noi non parteggiamo politicamente. Avremmo imputato le stesse critiche a un’altra amministrazione se si fosse dato il caso».
Per Francesco Masotina «i problemi sono i soliti: manca lavoro per i giovani, la città è un po’ sporca». Un po’ sporca, ma niente di eclatante, tanto che poco dopo aggiunge: «La città è anche tutto sommato vivibile. Ho notato che il turismo è aumentato. A questo proposito ho apprezzato l’iniziativa dei mercatini multiculturali e a riguardo capisco le lamentele degli esercenti locali. Ma se vogliamo che la gente esca di casa bisogna trovare un compromesso». Sull’ipotesi della chiusura dell’area a caldo della Ferriera, su cui il sindaco ha avviato una battaglia, commenta: «Se ci riuscisse sarei ovviamente d’accordo ma dentro di me so che non accadrà. Sono di origini pugliesi e là, a Taranto, abbiamo l’Ilva».
Sul tema della Ferriera di Servola interviene anche il signor Sergio. Nome di fantasia per un uomo che non vuole comparire sul giornale, poiché teme ripercussioni sul figlio, che lavora proprio a Servola. «Siamo arrabbiati con il sindaco, perché dice che vuole chiudere la Ferriera – afferma Sergio, con un tono che lascia intendere –. Dove finiranno questi lavoratori? Sappiamo tutti che cos’è quel luogo e quali sono i pericoli per la salute. Ma io sono pensionato, ho tre nipoti e lavora solo mio figlio nella sua famiglia. Non si può dire di chiudere l’area a caldo con leggerezza, senza aver studiato un piano B per coloro che perderebbero il lavoro».
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