Il sindaco di Udine apre il duello dei castelli: «Il nostro è più importante di quello di Miramare a Trieste»
TRIESTE Un confronto tra castelli arricchisce gli annali del campanile Trieste-Udine. Ci pensa Pietro Fontanini a punzecchiare nel giorno della presentazione di Friuli Doc, ventiquattresima edizione della kermesse enogastronomica udinese, la prima gestita dal centrodestra al governo della città. «I triestini tra i chioschi? Benvenuti. Anche perché spero possano finalmente venire ad ammirare il nostro castello». Lo aveva detto anche poco prima, in friulano, in conferenza stampa. «Oh ce biel cjiscjel a Udin», come nella villotta delle tradizioni. «Non c’è solo Miramare in regione, c’è pure il simbolo del Friuli», insiste Fontanini. L’invito ai triestini è anche a un confronto. «Il castello di Udine ha bisogno di un restyling, ma lo ritengo storicamente più importante e di dimensioni maggiori di quello del capoluogo regionale – prosegue –. C’è un po’ di invidia, lo ammetto, visto il sostegno che riceve Miramare. Forse giustamente, ma il nostro non ha nulla di meno, anzi».
L’interlocutore per «pareggiare i conti», sottolinea ancora Fontanini, è la Regione: «Speriamo faccia la sua parte». Ma, nell’attesa, il sindaco leghista rende noto l’interessamento della Danieli di Buttrio: «Il presidente Benedetti mi ha appena scritto una lettera in cui si rende disponibile a contribuire a tinteggiatura e manutenzione straordinaria del castello. Non posso che ringraziarlo». Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza prende atto della richiesta del collega, ma non se la prende. «L’importante è che Fontanini pungoli tutti gli abitanti della regione, triestini compresi, ad andare a Friuli Doc, che è una bella manifestazione. Io lo farò più volentieri del solito. Parlando in friulano come facevo con l’ex vicesindaco Enzo Martines, il candidato del centrosinistra che Fontanini ha battuto». La gara dei castelli? «Miramare e Udine sono due cose diverse – osserva Dipiazza –. Uno è bellissimo sul mare, l’altro lo è altrettanto nell’entroterra. Quello che conta è correre tutti assieme per promuovere Friuli e Venezia Giulia. Non c’è niente di meglio da fare».
Più pungente Piero Camber, capogruppo di Forza Italia in Comune, consigliere regionale e dirigente dei Beni culturali in aspettativa. «La differenza la fa il pubblico – spiega –. Nel 2017 il castello di Udine ha avuto 43 mila visitatori, Miramare 294 mila, più un milione e mezzo di presenze stimate nel parco. Forse Fontanini voleva fare il confronto con San Giusto che ha contato 80 mila persone nel 2017, pur se in periodo di restauro, e quest’anno ha già superato quota 100 mila. Cerchiamo tutti di fare meglio e i numeri cresceranno. I migliori auguri al neo sindaco di Udine: la crescita del castello friulano dipenderà anche dalla sua amministrazione».
Non è la prima volta che alla presentazione di Friuli Doc Udine apre il fuoco dell’ironia su Trieste. Il più velenoso, nessuna sorpresa, è stato Sergio Cecotti. Nel 2007 l’allora sindaco friulano dichiarò: «Sarebbe ipocrita dire che i triestini saranno i benvenuti. Diciamo che saranno tollerati. Del resto, in ogni manifestazione occorre qualcosa di esotico da mostrare». Cecotti non si fermò: «Non abbiamo ancora deciso di mettergli i triangolini addosso per verificare. Roberto Dipiazza parla friulano e si mimetizza». Battute in stile cecottiano, ma la politica cittadina non si tirò indietro nel replicare a muso duro. Nel 2014 altra polemica. I pescatori triestini, collocati in piazza Garibaldi, vengono accusati di avere appeso nella precedente edizione il prezzo delle orate sulla statua dell’eroe dei due mondi ed esclusi dalla manifestazione, prima del “perdono” e della riammissione all’interno della quattro giorni della festa udinese.
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