Il sindaco blinda il Gioco del rispetto
A volte è il topolino a partorire l’elefante. In parlamento spuntano interrogazioni che accusano il Comune di Trieste di voler pervertire la famiglia tradizionale. La stampa anglosassone lo elegge a baluardo di equità e progresso nell’Italia pontificia.
Dopo qualche giorno in disparte e un po’ di maretta in giunta, ieri il sindaco Roberto Cosolini prende una posizione forte sulla questione del “Gioco del rispetto”. Lo fa, in una lettera, rivendicando con forza la scelta dell’amministrazione: «Sono francamente stupito dalle polemiche e schifato da certe strumentali falsificazioni e quindi sarò chiaro: siamo convinti di quanto ha fatto Trieste introducendo il “Gioco del rispetto”. Perché crediamo nel rispetto, innanzitutto». Il sindaco ricorda la tradizione di «cultura civica» della città, «da Maria Teresa a Franco Basaglia». Sprona quindi a proseguire su questo cammino, a «non aver paura di costruire nuove strade per educare gli adulti di domani».
«Abbiamo piena fiducia nel lavoro che hanno fatto gli esperti con questo gioco, di valore scientifico e documentato, che educa al rispetto di genere superando gli stereotipi» prosegue Cosolini. Rigettando le interpretazioni tendenziose del progetto: «Qualcuno ha definito scandaloso il programma per altro facoltativo, ergendosi a difensore della morale. “Il Gioco del Rispetto” non affronta né il tema della sessualità né quello della composizione della famiglia, ma insegna il concetto di uguaglianza». Per il sindaco «mostrare che un padre possa stirare e una madre possa riparare un’automobile non ha nulla di scandaloso. Così come far sentire ai bambini e alle bambine che dopo una corsa i loro cuori battono nello stesso modo e che uguale è il loro respiro». Il primo cittadino chiude sottolineando le tante «testimonianze di supporto», «non urlate con toni inaccettabili e offensive mistificazioni come quella di “Libero” o di alcuni parlamentari, che evidentemente non hanno modo migliore di guadagnarsi il loro elevato stipendio: non si può fare a meno di pensare che alcuni di questi avrebbero più bisogno del “Gioco del rispetto” di quanto ne abbiano i nostri bambini».
Sempre ieri l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, a margine di una conferenza assieme al vescovo ausiliario di Baghdad Shlemon Warduni, dichiara: «Taccia la Chiesa, taccia la politica».
In Consiglio regionale, nel frattempo, il centrodestra nega che il progetto sia nato ai tempi di Tondo. «Registro che il centrosinistra non perde l’abitudine di scaricare le proprie responsabilità sugli altri», scrive la coordinatrice regionale di Forza Italia Sandra Savino. E aggiunge: «Il 22 aprile 2013 si è insediata la presidente Serracchiani, ed è proprio dopo il maggio dello stesso anno che lo specifico progetto, poi calato negli asili triestini, viene scelto dall’amministrazione regionale». Le dà man forte il consigliere Fi Bruno Marini: «Mentre il povero Tondo si leccava le ferite, la nuova presidente dava via al nuovo corso ideologico culturale della sinistra di cui oggi stiamo registrando gli imbarazzanti risultati».
La consigliera leghista in consiglio Barbara Zilli invoca le dimissioni dell’assessore e segretario Pd Antonella Grim: «Chiedo alla giunta regionale, con un’interrogazione, di mettere una pietra tombale su un progetto che distorce l’attività didattica». Nel frattempo continuano ad arrivare le prese di posizione. Il deputato friulano di Per l’Italia-Cd Gian Luigi Gigli: «Mi auguro che le famiglie si mobilitino contro questo assurdo progetto: il rispetto tra i sessi non ha nulla a che fare con la confusione di genere». Il segretario del Psi triestino Gianfranco Orel invita a «lasciare in pace i bambini» e a dedicare i fondi ai problemi degli adolescenti. La deputata del Pd Tamara Blažina dichiara: «La strumentalizzazione politica che ne fanno i partiti della destra dimostra grande ipocrisia e superficialità e ha come unico obiettivo quello di attaccare e gettare discredito sulla giunta».
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