Il sigillo trecentesco ad Antonino Cuffaro

Alle 12 nel Salotto azzurro la cerimonia ufficiale. Già deputato e senatore, passò da Pci a Prc e al Pdci
Silvano Trieste 21/04/2012 Borgo San Sergio, Casa del Popolo, Antonino Cuffaro, Roberto Cosolini
Silvano Trieste 21/04/2012 Borgo San Sergio, Casa del Popolo, Antonino Cuffaro, Roberto Cosolini

Aderente e iscritto al Pci da giovanissimo. Consigliere comunale a Trieste dal 1964 al 1972, dal 1967 consigliere regionale per poi arrivare al grande salto in chiave nazionale nel 1976, con l’elezione alla Camera (dove resterà sino al 1987). In seguito alla fine del Pci, il rifiuto di aderire al Pds e la nascita di Rifondazione comunista. Del 1994, quando la contrapposizione con Fausto Bertinotti in Prc è già realtà, è il suo ingresso da senatore a Palazzo Madama. Il contrasto con Bertinotti esplode nel 1997: l’epilogo è la decisione - assieme a Cossutta e Diliberto - di lasciare Rifondazione nel 1998 e di costituire il Partito dei comunisti italiani (Pdci). Cenni del percorso politico di Antonino Cuffaro che oggi, tagliato da poco il traguardo delle 80 primavere (è nato il 21 aprile del 1932 a Sambuca di Sicilia in provincia di Agrigento), si vedrà conferire dal sindaco Roberto Cosolini il sigillo trecentesco del Comune di Trieste. La cerimonia è in programma alle 12 nel Salotto azzurro del Municipio.

Proprio a Trieste Cuffaro risiede dalla metà degli anni Cinquanta. Suo padre Domenico era stato uno dei fondatori del Partito comunista d’Italia. E proprio al Pci Antonino Cuffaro si iscrive da ragazzo, esordendo nei comizi durante la campagna elettorale del 1948. Attivo politicamente anche negli anni dell’Università (si è laureato in Ingegneria navale e meccanica), nel 1964 inizia la propria ascesa negli organi elettivi entrando in Consiglio comunale. E proseguendo successivamente con l’approdo in Regione e infine in Parlamento. Parallelamente continua il percorso di partito. Sempre nel 1967 diventa infatti segretario della Federazione autonoma triestina del Pci. Nel 1969 entra nel Comitato centrale e nel 1972 è segretario regionale. Nei vent’anni abbondanti che lo vedono protagonista alla Camera va a rivestire importanti incarichi nelle commissioni trasporti e cultura. Negli stessi anni assume la guida del dipartimento ricerca scientifica del Pci.

Dopo la nascita di Rifondazione comunista, ne diviene coordinatore della segreteria nazionale contestualmente all’elezione a senatore. Nel 1998 l’addio a Prc e la fondazione del Pdci. Nel primo governo D’Alema è nominato sottosegretario alla ricerca scientifica, incarico che manterrà nel successivo esecutivo Amato. Grazie all’apporto di Cuffaro viene varato il primo programma nazionale della ricerca. Fino all’aprile del 2007 segretario del Comitato regionale del Pdci e responsabile nazionale del dipartimento università e ricerca scientifica, al quarto congresso nazionale del partito viene eletto presidente.

Intanto, informato dell’onorificenza attribuita a Cuffaro, il consigliere regionale del Pdl Bruno Marini propone «al sindaco un suggerimento. C’è infatti - spiega - un altro parlamentare triestino della Democrazia cristiana che, a mio avviso, meriterebbe un riconoscimento da parte della città: Giorgio Tombesi». Deputato dal 1976 al 1983, negli anni Ottanta e Novanta per dieci anni presidente della Camera di Commercio di Trieste, impegnato nella vita culturale cittadina, Tombesi si fece anche interprete della contrarietà di gran parte dei triestini - in particolare degli esuli istriani, fiumani e dalmati - al Trattato di Osimo. «Si tratta - conclude Marini -, sia nel caso di Cuffaro che di Tombesi, di uomini politici che, pur schierati su posizioni diverse in periodi di grande contrapposizione politica, hanno saputo collaborare per il bene di Trieste con passione politica, etica personale e rispetto reciproco».

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