Il segreto della donna che appare in Salita Contovello
di CHIARA BERNARDONI
All’una di notte, Carlo ha ormai setacciato mezza Trieste. Ha girovagato qua e là, entrando nei locali più frequentati, attaccando bottone a baristi, camerieri, clienti, mostrando una foto di Aurora, chiedendo se l’avessero vista. Incurante delle occhiate di compatimento e delle risposte brusche, condiscendenti o ironiche. Sempre più stanco, più disperato e più ubriaco, capita in un locale di Cittavecchia. Nel gruppetto di giovani che, bicchiere e sigaretta in mano, staziona rumorosamente davanti all’ingresso, nota Furio e Giacomo, i ragazzi conosciuti a Sistiana. Anche loro lo vedono e, scambiatisi una rapida occhiata, si allontanano velocemente in direzioni diverse.
«Eh, no!» grida Carlo, e, con uno scatto impensabile per la sua età, agguanta il braccio del più vicino, Giacomo, con una presa degna di Rambo.
«Ahi, mi fai male, mollami!»
«Neanche ci penso» risponde Carlo «mia moglie è sparita davanti a voi, quel giorno a Sistiana, e tu e il tuo amico qualcosa avrete visto.»
Giacomo lo guarda con un’espressione tra il serio e il costernato: «Noi non eravamo in acqua», tenta.
«Dopo, eravate in acqua! Prima avrete visto dove si era diretta e, magari, anche se…» esita «se qualcuno l’abbia, che so…» conclude faticosamente, la voce sempre più impastata, «chiamata.»
«Senti nonno», e a Carlo quel “nonno” fa l’effetto di un pugno nello stomaco. Ma non replica, non è il momento, «Mi dispiace…» cotinua Giacomo «noi non volevamo entrarci, per questo abbiamo levato di corsa. Vuoi un consiglio? Lascia perdere. Meglio se non la cerchi.»
«Perché?»
«Perché è lei che ti ha preso per… fatto fesso».
«Fatto fesso…in che senso?»
«Al primo momento ci è sembrato uno scherzo…un tizio è arrivato alle tue spalle e ti ha spruzzato qualcosa sul viso e sul collo. Ha fatto un cenno a tua moglie. Lei si è alzata e l' ha seguito. Sembrava agitata. Allora abbiamo pensato che forse non fosse uno scherzo e ci siamo tolti velocemente di mezzo. Tornati a riva, abbiamo visto che tu la stavi ancora cercando e ci siamo convinti che fosse meglio starne fuori. Tutto qui. Comunque una cosa è certa: quei due erano d’accordo.»
«Ma, anche ammettendo che questo tipo volesse farla scappare con lui, non vedo perché aggredirmi in quel modo e in pubblico poi…Aurora era spesso a casa da sola: poteva andarsene in qualunque momento.»
«Questo non lo so. Certo che spruzzare uno spray in spiaggia non è che dia nell’occhio. Noi ce ne siamo accorti perché stavamo parlando con te, ma altrimenti…Comunque il gesto sembra non avere un senso. Salvo che quel tizio non volesse deliberatamente spaventarti».
«In effetti, non capivo cosa mi stava succedendo. Deve aver usato quel ghiaccio spray che si usa per i traumi. La sensazione è stata quella di un’improvvisa folata gelida».
«Come quando si viene attraversati da un fantasma…» commenta Giacomo «almeno così dicono.»
«Cioè, l’amichetto di mia moglie voleva farmi credere che fosse stata rapita da un fantasma? Ma, per favore!»
«Guarda che a me è capitata davvero, anni fa, un’esperienza paranormale. E nella casa che avete affittato, si dice che di fantasmi ce ne siano. L’agenzia non ve l'ha detto, immagino. Gli ultimi due inquilini…oddio, non può essere!»
Giacomo s’interrompe, cambiando espressione. Sembra spaventato. Guarda oltre le spalle di Carlo, si libera il braccio con uno strattone e fugge come se avesse visto il diavolo. Carlo si gira e incontra il tranquillo sguardo violetto di una sorridente signora Margaret.
«Buonasera, chi non muore si rivede.»
«B…buonasera. Sembra che il mio amico abbia avuto paura di lei.»
«Di me? Lei crede? E perché avere paura di una povera signora anziana e invalida?» Nel silenzio, calato improvvisamente, risuona la risata argentina di Margaret. I ragazzi sono spariti. Tutti.
«Sarebbe così gentile da darmi un passaggio fino a casa?» continua Margaret «Abitiamo vicini, ed è ora che lei rientri, non lasci i ragazzi troppo soli. Tanto è inutile che cerchi sua moglie in questo modo. Aspetti e vedrà che le farà avere sue notizie.»
«E lei come sa che mia moglie è sparita?» dice Carlo.
«Trieste è piccola e Barcola è un paese. Ormai lo sanno anche i sassi.»
«Ma lei perché dice che mi farà avere notizie? Che cosa sa? Cosa mi nasconde?» Carlo alza la voce, sempre più alterato.
«Mi sembra ovvio che sua moglie dovrà farsi viva prima o poi…ci sono anche i ragazzi. Andiamo, torni a casa».
Raggiunta la macchina posteggiata in Sacchetta Carlo riparte all’attacco.
«Quel ragazzo, Giacomo, si è spaventato a morte quando l’ha vista. Come mai?»
«A morte…be’, non esageriamo. Un furterello in casa…non l’ho mai denunciato, ha restituito tutto, ma, quando m'incontra, scappa. Senso di colpa, paura che gli faccia fare una brutta figura, chissà?»
«Per lei tutto è sempre semplice e logico.»
«Logico sempre, semplice non sempre.»
Arrivati ai piedi della Salita a Contovello Margaret chiede di scendere. «Abito un po’ più su, ma non si disturbi, mi lasci pure qui. E vada a dormire, vedrà che tutto si sistemerà presto.»
«Buonanotte, allora, ma io voglio capire. Non sopporto di starmene qui, impotente, in una situazione che non solo non posso controllare, ma neanche incominciare a comprendere. Una bella famiglia, un matrimonio riuscito…»
«Non dica sciocchezze. Che cosa pretende di capire se non capisce nemmeno sua moglie. A presto, buonanotte.» Margaret scende rapidamente e rapidamente sparisce nel buio.
A Carlo non rimane che tornarsene a casa, constatare che i ragazzi dormono come ghiri e farsi una doccia. Con la luce, finalmente. L’interruzione serale della corrente è scomparsa. «Qualcosa va e qualcosa torna.» e con questo pensiero idiota cerca di addormentarsi. Mentre sta per scivolare nel sonno suona il campanello. Nuotando nelle nebbie del suo cervello, Carlo raggiunge la porta d’ingresso, la apre e si trova davanti Giacomo.
«Che cosa ci fai qui a quest’ora?»
«Non dovevo scappare così, poco fa, ma ero sconvolto. Tu, ancora, non puoi capire.»
«Sono stufo di sentirmi dire da tutti che non posso capire. Anche la signora stanotte…»
«Margaret?»
«Si, quando l’ho accompagnata a casa, cioè quasi a casa… Ha detto che vive più su, in Salita…»
«Vive?»
«Vive…abita, cosa cambia?»
«Parecchio: è morta tre mesi fa.»
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