Il secondo atto degli ex big tra vitalizi, nipoti e trattori

Zvech è tornato a insegnare storia. Collino lavora in azienda. Moretton fa il nonno e Saro cura la campagna. Raffica di «no comment» sull’operato di Serracchiani
L'ex consigliere regionale Gianfranco Moretton con la governatrice Debora Serracchiani
L'ex consigliere regionale Gianfranco Moretton con la governatrice Debora Serracchiani

Qualcuno ha recuperato il mestiere di prima, qualcun altro fa il nonno. I più attenti a ciò che succede a Palazzo, non è una sorpresa, sono Gianfranco Moretton e Ferruccio Saro. Ma nessuno parla di nostalgia. Forse perché non c’è. O, più probabilmente, perché non la si vuole ammettere. Di sicuro i grandi ex della politica regionale non se la passano male. Non solo per liquidazioni e vitalizi, cuscinetti, si sa, non di poco conto. Ma anche, raccontano, per la possibilità di guardare dall’esterno, senza pressioni, il lavoro, per niente facile, della politica di oggi. Dopo aver recuperato tempo libero e passioni di un tempo.

«Pur essendo diversamente giovane - scherza Bruno Zvech -, mi difendo ancora». Lo chiamavano il professore, Zvech, quand’era in aula. E lui, messa alla spalle l’attività di partito e di consigliere regionale (tre legislature), il professore, di letteratura e storia alle superiori, è tornato a farlo davvero. Con una sorpresa: «I giovani non sono quelli che ci raccontano. Molto spesso accade che i problemi li abbiamo noi e pensiamo bene di scaricarli su di loro». Manca un po’ il Palazzo? «A differenza di altri, ho sempre considerato l’impegno da sindacalista prima e da politico poi una parentesi destinata a un certo punti a chiudersi. E oggi mi limito a seguire le vicende Fvg sulla stampa». Un anno di giunta Serracchiani? «I problemi da risolvere sono notevolissimi - rileva l’ex segretario e capogruppo del Pd -. Il dato certo, in attesa dei risultati in una situazione non semplice, è l’impegno sicuramente massimale». A fare il professore, alla Sissa, è ritornato anche Sergio Cecotti. Sempre più silenzioso, l’ex presidente della Regione e sindaco di Udine ha portato a termine l’ultimo incarico, quello di presidente del Consorzio Friuli Innovazione, nel maggio 2013, ma già da tempo aveva smesso di occuparsi dei fatti della politica regionale. L’ultima dichiarazione alla stampa? Un commento cecottiano sul bosone di Higgs: «Ha lasciato una traccia perenne nella storia della fisica ma, fosse accaduto l’inverso, sarebbe stato meglio: si sarebbe dimostrato che la fisica così come l’avevamo pensata sinora era sbagliata».

Roberto Antonaz, da «militante» come si è sempre definito, pochi giorni fa è ritornato a fare il segretario di Rifondazione comunista. Ma ce ne sono tanti altri, di vecchi leoni più o meno prestati alla politica, che preferiscono starsene fuori. Non dicono nemmeno una parola sul presente politico in regione, tanto meno danno un giudizio sulla giunta Serracchiani. Non lo fa Roberto Antonione, che si limita a un secco: «Niente da dichiarare». Né dice molto di più Riccardo Illy: «Essendo solo un ex, preferisco non commentare». Desaparecida, più di tutti, risulta Alessandra Guerra. Come lo è stato a lungo un altro leghista, Beppino Zoppolato, riemerso pochi mesi fa per l’assalto, fallito, alla poltrona di sindaco di Sesto al Reghena. E pure Giovanni Collino, europarlamentare che si è visto togliere il posto, a metà 2011, dal ricorso presentato dal parlamentare siciliano del Pdl Giuseppe Gargani, si è eclissato dalla politica ed è al lavoro a Udine in una azienda privata.

Chi invece legge, telefona, incontra, punzecchia è Moretton. L’ex capogruppo del Pd non ne fa passare una all’asse Renzi-Serracchiani. I titoli dei post del suo blog, costantemente aggiornato, sono molto espliciti: «Se ci sei batti un colpo», «Nubi dense all’orizzonte», «Una stasi pericolosa», «Il Pd dei due pesi e due misure». «Faccio il nonno – racconta –, e non è certo un mestiere facile. E poi mi diverto come sempre in mountain-bike». La governatrice? «L’avevo definita un prodotto mediatico. E tale è rimasta». Nessun giudizio, invece, da parte di Saro. Non ancora, almeno. Il senatore di Martignacco, famoso per mettersi alla guida di un trattore, racconta di dedicarsi all’agricoltura. Ma, ammette, «vedo tanta gente, do qualche consiglio di politica. E’ una situazione molto confusa, vediamo quello che succede dopo la pausa estiva».

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