“Il secolo lungo”, la mostra proibita sul ’900 goriziano
Da anni il curatore Dario Stasi attende un segnale dalle istituzioni: «Serve coraggio, mettiamola in galleria Bombi»
Più semplice allestire una mostra su Gorizia nella biblioteca del Senato o a Nova Gorica che a Gorizia. È proprio vero: nemo propheta in patria est. Alla locuzione latina non sfugge l’esposizione “Il secolo lungo”, l’efficace rassegna fotografica curata dal direttore di Isonzo-Soca, Dario Stasi. Mostra che racconta in modo immediato, equilibrato e semplice le traversie del Goriziano patite durante il Novecento. Iniziativa che ha raccolto il profondo interesse, tra gli altri, del presidente del Senato Grasso e del senatore Zavoli.
E non va meglio neppure con l’altra creatura di Stasi, la gigantografia di Gorizia e Nova Gorica in cui le due città sono appaiate.
“Il secolo lungo” è ospitata in questi giorni al KB center di corso Verdi. «Una sua degna collocazione definitiva sarebbe galleria Bombi. Ci sono esempi di altre città in cui i tunnel chiusi al traffico sono stati riconvertiti in musei. Certo – sollecita Stasi – servirebbe un atto di coraggio. Se il Comune di Gorizia ha avuto il coraggio di fare l’ascensore, dovrebbe averne anche per galleria Bombi».
Sono almeno due anni che Stasi attende una fumata bianca dal camino delle istituzioni, ma per adesso il fumo è grigio. Il direttore di Isonzo-Soca esclude che a monte ci siano problemi ideologici. «Il sindaco Ziberna mi ha assicurato il suo appoggio. Oltre non è andato. Aspetto fiducioso».
Molto si è detto sulla carenza in città di un museo che racconti il capitolo più spinoso della millenaria storia della città. A dieci anni dalla caduta del confine con la Slovenia i tempi sono maturi per rimuovere il tabù del “confine in testa”. «Non so cosa pensare – dice Stasi – se non promettere a me stesso che non mollerò l’osso fino a quando verrà trovata una sede stabile per la mostra».
E le gigantografie? Altra storia avvilente. I due cartelloni, tre metri di base e alti un metro e mezzo, sono una fotografia con le indicazioni dei luoghi più significativi delle due città. In passato sono già stati oggetto di attente analisi geopolitiche. Una volta trovata la quadra ed aver eliminato i punti “sensibili” si pensava che potessero essere collocati. Uno davanti al Palazzo dell’ex Provincia (detto dei tre portoni), l’altro davanti all’ingresso dei Musei provinciali in Borgo Castello. Ma, ottenuto il permesso della Soprintendenza «ecco spuntare la Regione, subentrata alla Provincia, che ci chiede di rifare tutto l’iter burocratico. È assurdo», sbotta Stasi.
Il quale sulle colonne del suo giornale si abbandona all’ottimismo e ritiene che il sogno della collocazione delle due gigantografie possa avverarsi «fra un paio di settimane».
Morale: sembra non essere un momento propizio per le mostre a Gorizia. Ma il secolo è lungo e aspetteremo.
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