Il saluto di Jovanotti a Francesco: la mia musica riparte da Trieste

Celebrati i funerali di Francesco Pinna, il ragazzo triestino di 20 anni morto per il crollo di un’impalcatura prima del concerto di Jovanotti, lunedì scorso 12 dicembre al PalaTrieste. Il padre del ragazzo: «Siamo orgogliosi della nostra città e soprattutto della dignità che ha dimostrato»
Lasorte Trieste 22/12/11 - Via del Ronco, Chiesa Sacro Cuore, Funerale Francesco Pinna
Lasorte Trieste 22/12/11 - Via del Ronco, Chiesa Sacro Cuore, Funerale Francesco Pinna

TRIESTE. «Io non so... non so se riuscirò a parlare...». Padre Pino Amigoni, ex parroco della Chiesa del Sacro Cuore del Gesù, si blocca. E solo l’inizio, ma vorrebbe che la messa fosse già finita. La voce si spezza. La commozione si strozza in gola. E gli altoparlanti non possono che amplificare il tutto. «È un dolore troppo grande». Non serve, in questi casi, essere un gesuita di lungo corso. Francesco Pinna, il ragazzo di vent’anni morto lunedì 12 dicembre nel crollo dell’impalcatura montata al PalaTrieste per il concerto di Jovanotti, padre Amigoni lo conosce da sempre, come la famiglia del resto. La comunione, la cresima, le Acli, i campi estivi, il volontariato. «L’ho visto l’ultima volta sabato 10 dicembre sulle scalinate di via Marconi (sede dell’ufficio parrocchiale, ndr). Ci siamo salutati e abbiamo scherzato. Due giorni dopo mi hanno telefonato per dirmi che era morto».

Non ci vuole credere padre Amigoni. Il vescovo Giampaolo Crepaldi è seduto a lato. È arrivato nella chiesa dei gesuiti di via del Ronco alle 11 e qualche minuto. Dentro la chiesa, piena zeppa di ragazzi, ci sono già il sindaco Roberto Cosolini e la vice Fabiana Martini. Non sarà, come annunciato, Crepaldi a celebrare la messa e neppure padre Roberto Boroni, parroco attuale del Sacro Cuore di Gesù. La famiglia ha chiesto fosse l’ex parroco a officiare il funerale. E lui non ha potuto sottrarsi. Neppure alla commozione che ritorna inesorabile anche all’omelia. «Un’omelia problematica» ammette. «La vita non sono questi quattro giorni che passiamo sulla terra, ma quella che viene dopo». Ma perché così presto? «Questa è la domanda che non dobbiamo fare, perché non c’è risposta». Serve aver fede. «Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine», risuona dal Libro dell’Apocalisse. Facile. Il problema è quando tra l’alfa e l’omega ci sono solo vent’anni. Come nel caso di Francesco. «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» interroga Gesù nel Vangelo secondo Marco.

Nessun accenno alla morte sul lavoro di Francesco finito schiacciato sotto l’impalcatura. Non è morto per caso. Ci sono otto indagati per il crollo al PalaTrieste. Lorenzo Jovanotti Cherubini è venuto ieri fino a Trieste per questo. Non era presente in chiesa, per espressa richiesta della famiglia, ma ieri mattina ha reso omaggio a Francesco in via Costalunga. Solo la sorella Caterina, in chiesa, accenna all’incidente. Un messaggio di perdono. «Non siate arrabbiati per la morte di Francesco, lui non l’avrebbe voluto. Mandate giù quella rabbia che fa male agli altri. Non è colpa di Dio. Si è ripreso un angelo che aveva mandato tra di noi». A fine messa prendono la parola anche i genitori. «Un giovane testardo, ma il cuore pieno di sogni» ricorda la madre Valentina. Il padre Claudio ringrazia tutti, vescovo e sindaco, ma soprattutto Trieste: «Siamo orgogliosi della nostra città, soprattutto della dignità che ha dimostrato».

«Trieste. La mia musica ricomincerà da questa città. Quello che è accaduto non sarà mai dimenticato», è il Twitter che Lorenzo Jovanotti regala alle 8 di sera dopo giorni di silenzio. «Fermo in un ingorgo sull’appennino ascoltando “Baby i’m gonna leave you” degli Zeppellin. Verso casa». Con «Francesco nel cuore».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo