Il ritorno nel golfo del tonno rosso

Un ricercatore di Miramare fotografa un esemplare di un quintale. Nel 1954 l’ultima mattanza
Di Silvio Maranzana

Riappare il tonno rosso a Trieste. Saul Ciriaco, ricercatore della Riserva di Miramare, ne ha fotografato uno giovedì un paio di centinaia di metri al largo. «Stavo rientrando da un’uscita per campionamenti in mare - racconta - ed è stato estremamente interessante vedere un esemplare di dimensioni notevoli, credo un metro e 70 circa di lunghezza e sicuramente oltre il quintale di peso, fare un balzo e guizzare dall’acqua con quella agilità. Non è stato agevole scattargli una foto, sebbene la sua presenza fosse stata segnalata nella zona già il giorno prima da alcuni pescatori». «I tonni solitamente risalgono l’Adriatico lungo la costa orientale e ridiscendono lungo quella occidentale - spiega Diego Borme, esperto dell’Istituto di oceanografia e geofisica sperimentale (Ogs) - la loro presenza a Trieste non è certo eccezionale, ma negli ultimi anni si è fatta rara. Ora evidentemente riappaiono perché i fermo pesca decretati dall’Iccat, organismo internazionale che assegna le quote concesse a ogni singola nazione, funzionano».

Sebbene il tonno sia preda appetita dai pescecani, Marco Costantini, il maggior esperto locale di squali afferma che «è assolutamente escluso che una loro presenza possa attirare qualche squalo nel golfo di Trieste». Secondo alcuni esperti a causa dei modi più disparati in cui per anni gli è stata data la caccia oltre alla mattanza che avviene nelle tonnare, tra il 2005 e il 2011 la popolazione adulta dei tonni in Mediterraneo e Atlantico si sarebbe ridotta del 75%. Il tonno rosso è in realtà la qualità più pregiata e la sua carne è ricercata in modo particolare dai giapponesi per il sushi. «Si chiama tonno rosso o tonno pinna blu - specifica Borme - e non è quello che troviamo in scatola che è invece il tonno pinna gialla». Dalle nostre parti la specie più comune era il tonno alletterato detto “tonina” seguito dal tonno rosso definito “ton”. Il Conte Agapito nella sua Descrizione della città di Trieste pubblicata nel 1824 raccontava: «Nelle pesche di Barcola e di Grignano si prendono tonni dei quali vengono fatte annualmente delle salagioni che spediti vengono per gli Stati austriaci, per la Germania e anche per la Sicilia». Tomaso Fortibuoni riporta lo stralcio di una relazione del congresso della Società di pesca tenutosi a Trieste nel 1922 in cui si rileva che «Oggi soltanto le tonnarelle di Santa Croce pescano e le qualità prese sono molto scarse. Ciò vuol dire che la linea migratoria del tonno si è sviata e che il pesce accede alla nostra costa in minor quantità». L’ultima pescata spettacolare risale al 1954 allorché in una sola volta vennero catturati 800 tonni. Poi le tonnare triestine chiusero.

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