Il ritorno in aula dopo 46 giorni tra priorità e nodo legge elettorale
TRIESTE L’ultima volta in aula è datata 13 dicembre, giorno di santa Lucia e dell’approvazione degli strumenti di bilancio 2020-22. La prossima, verosimilmente martedì 28 gennaio, san Tommaso D’Aquino, 46 giorni dopo, la deciderà oggi la riunione dei capigruppo, alle 13 in piazza Oberdan. All’ordine del giorno il calendario dei lavori consiliari da gennaio a marzo, con indicazione delle priorità. Due i ddl considerati più urgenti, quelli proposti dall’assessore alla Funzione pubblica Sebastiano Callari, il Semplifica Fvg, e dal collega alle Attività produttive, Sergio Bini, il dopo Rilancimpresa dell’era Serracchiani. Ma, sullo sfondo, il centrodestra si prepara anche a mettere mano alla legge elettorale, come da annuncio di Massimiliano Fedriga.
Il presidente della Regione si è affrettato a precisare il suo «rispetto» per l’autonomia consiliare in materia, ma ha comunque indicato l’obiettivo di giugno per mettere a punto un nuovo sistema di elezione dell’assemblea legislativa. «Nulla è arrivato al tavolo della maggioranza», assicurano i capigruppo. Tanto meno c’è ancora una bozza. Ma il ragionamento, seppure solo a livello verbale, è avviato. E riguarda in particolare il capitolo delle preferenze. Preferenze che, al momento della conta, sono di gran lunga inferiori ai voti assegnati solo ai partiti. Per fare un esempio, alle regionali 2018, la Lega, la lista più votata con il 34,9%, ha visto l’elettore scegliere anche un candidato in poco più di un caso su quattro. A fronte di 147.464 voti al movimento, le preferenze personali sono state 39.869, il 27%. Si è andati dal 20,9% di Gorizia al 55,1% della piccola Tolmezzo, dove i candidati sono evidentemente più riconoscibili, passando per il 21,9% di Pordenone, il 24,6% di Udine e il 27,6% di Trieste.
Nelle intenzioni del presidente e della stessa Lega pare esserci una modifica che in qualche modo riequilibri il quadro complessivo, affidando ai partiti la responsabilità di valutare le migliori competenze, quelle che spesso non sono “macchine da voti” sul territorio. L’ipotesi più praticabile è che si vada non alle liste bloccate, che comporterebbero il pericolo, già emerso, dell’incostituzionalità, ma comunque verso un meccanismo che consenta appunto alle segreterie di portare in Consiglio eletti di provata esperienza e capacità e di non vedere disperso l’attestato di fiducia all’insegna di partito. Facile prevedere che saranno proprio le “macchine da voti” a far valere tuttavia il ragionamento opposto: non si penalizzi chi, sul territorio, si impegna costantemente e, di conseguenza, raccoglie più facilmente preferenze al momento del voto.
Prematuro parlare adesso di fibrillazioni in maggioranza sul tema, ma la questione può comunque essere considerata già all’ordine del giorno visto che, a introdurla, è stato il governatore. A più stretto giro la ripresa dell’attività, con un calendario che metterà con ogni probabilità in fila a cavallo tra fine gennaio e inizio febbraio i due disegni di legge della giunta: la semplificazione nel rapporto tra cittadini e burocrazia e l’articolato che punta a dare un impulso all’economia regionale.
Mauro Bordin, capogruppo della Lega, non dimentica poi le pdl sul gelato artigianale e l’agricoltura sociale, mentre il capogruppo forzista Giuseppe Nicoli pensa anche alla partita della pianificazione urbanistica e già prepara una richiesta per l’assessore Bini: «La sua legge dovrà rinforzare i consorzi di sviluppo economico». Il Pd, in risposta, sollecita «tempistiche adeguate» con Sergio Bolzonello: «Meglio restare un po’ di più in commissione che arrivare in aula e fare il solito caos». —
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