Il ritorno della Croazia alla “naja”
ZAGABRIA. La Croazia si appresta a reintrodurre il servizio militare obbligatorio. La proposta, che prevede una fase pilota nel 2018 e il ritorno della leva vera e propria nel 2019, è stata avanzata dal ministro della Difesa Damir Krsticevic e dovrà ora essere approvata dal parlamento. Anche se i dettagli saranno noti soltanto in primavera, come fa sapere il ministro, le principali novità della rediviva naia croata sono già state svelate. Non si tratterà di un servizio militare di diversi mesi (com’era quello abolito nel 2008), ma di un “corso” di appena tre o quattro settimane da svolgersi principalmente durante l’estate. Obbligatorio per gli uomini e facoltativo per le donne, interesserà circa 30mila giovani ogni anno, che riceveranno così un breve addestramento alle tattiche militari di base. Per chi non vorrà sarà possibile optare per il servizio civile della durata però di due mesi (il doppio rispetto a quello militare).
«Dobbiamo vedere quali sono le nuove competenze di cui abbiamo bisogno nel sistema di sicurezza» ha spiegato il ministro Krsticevic al quotidiano Vecernji List, confermando che è «molto probabile» che la leva obbligatoria venga reintrodotta date «le nuove minacce geopolitiche e regionali».
L’idea non è nuova in Croazia. Nel paese, la presidente Kolinda Grabar Kitarovic aveva già proposto il ritorno del servizio militare durante la sua campagna presidenziale a fine 2014. Questa volta, però, siamo ben oltre la boutade elettorale: il progetto rivelato alla stampa croata è infatti molto dettagliato ed il ministero della Difesa si è già attivato nell'acquisto di nuovi materiali. Da un lato, il ministro Krsticevic ha ad esempio confidato a Vecernji List di aver già pensato a come venire incontro agli studenti universitari.
L’addestramento - ha detto - sarà probabilmente organizzato in due sessioni, dal 15 luglio al 15 agosto e dal 15 agosto al 15 settembre, permettendo di partecipare alle sessioni d’esame d’inizio anno accademico a quei coscritti alle prese con gli studi. Dall’altro, lo stesso ministero della Difesa ha firmato lunedì dei contratti d’acquisto di materiale militare (armi, abbigliamento ed altro equipaggio) con 34 aziende nazionali e per un totale di 230 milioni di kune, circa 30 milioni di euro.
Il risveglio del militarismo croato non si limita alla retorica. Ieri, infine, è intervenuto sull’argomento anche il primo ministro Andrej Plenkovic, in occasione di una visita alla caserma “Colonnello Marko Živkovic” di Pleso, poco a sud di Zagabria. Il premier ha spiegato che la reintroduzione della leva servirà ad aumentare la popolarità dell’esercito, in particolare tra i giovani e le nuove generazioni che non ricordano la guerra d’indipendenza.
Budget per la difesa in ascesa. «Il ministro della Difesa Damir Krsticevic ha riflettuto a lungo su questa proposta», ha proseguito Plenkovic, assicurando che non si tratta di una decisione presa improvvisamente, in risposta al recente riarmo serbo. Fatto sta che il nuovo governo di Zagabria ha approvato per la prima volta dopo sei anni un aumento del budget della Difesa del +9% ed è sul punto di ampliare il proprio esercito, oggi formato solo da professionisti e forte di circa 16mila unità.
Con il nuovo servizio militare obbligatorio (benché breve) e con l’incremento dello stipendio dei coscritti - che passerà quest’anno da 1.200 kune (160 euro) a 2.000 kune al mese (270 euro) - la stampa croata stima che si arriverà in pochi anni ad un’armata di almeno 20mila effettivi. L’annunciato disimpegno americano in Europa e nella Nato (di cui la Croazia è membro dal 2009), i recenti acquisti di Belgrado a Mosca e a Minsk (caccia, carri armati e altri veicoli corazzati), così come la costante minaccia del terrorismo internazionale sono certamente tra le ragioni che hanno spinto Zagabria ad interessarsi maggiormente al proprio sistema difensivo. Tuttavia, la reintroduzione della leva obbligatoria rimane una controtendenza nell’Unione europea, dove la quasi totalità degli stati ha progressivamente abbandonato questa pratica.
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