Il rilancio delle imprese parte con 80 milioni
«Un disegno di legge, che puntiamo ad approvare alla vigilia di Natale, per attirare nuovi investimenti in regione anche dall’estero, reagire a una crisi strutturale, rilanciare il settore manifatturiero in connessione con enti di ricerca e parchi tecnologici come quello triestino»: il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia, Sergio Bolzonello, mostra un plico di 56 pagine pieno di slide che non solo ridisegna il complesso sistema dei consorzi di sviluppo industriale e dei distretti industriali della regione «in una logica di filiera intersettoriale», ma per la prima volta mette nero su bianco una riforma destinata a cambiare il modello di crescita dell’economia Made in Fvg: «L’industria manifatturiera è una parte significativa ma non la sola della regione. Questa legge di riforma deve saper interpretare un percorso di rilancio nel breve e medio termine». Carattere quasi d’urgenza di fronte a una crisi endemica, quindi. Bolzonello disegna i punti cardinali della riforma che affida alla Regione un ruolo di regia nel coordinare gli strumenti comunitari, nazionali e regionali «senza ricchi premi e cotillon». La riforma dispone, già in partenza, di ottanta di milioni di risorse: 20 milioni finanziati in partenza (10 già stanziati per la crisi degli elettrodomestici e altri 10 per la crisi della Ferriera di Servola). Il resto del budget sarà coperto dalle Finanziarie 2015 (incluso l’assestamento), 2016 e 2017. La Regione prevede anche un pacchetto di misure inserite nel negoziato per i fondi strutturali europei (in ballo ci sono circa 260 milioni) per attività di ricerca, sviluppo e innovazione, lancio di imprese start-up innovative e investimenti in information technology.
I nuovi investimenti
Le crisi industriali degli ultimi anni impongono una strategia per attrarre nuovi investimenti anche dall’estero per l’insediamento di nuove iniziative imprenditoriali: «La Regione - chiarisce Bolzonello - avrà la regia della promozione sul territorio. Non sarà un’iniziativa fotocopia di quella creata dalla regione Carinzia (che controlla una propria Agenzia per gli investimenti, ndr) ma un gruppo regionale ad hoc, con la collaborazione di vari soggetti economici come le Camere di commercio e i Parchi scientifici e tecnologici, in coordinamento con lo sportello unico per le attività produttive. Abbiamo previsto un piano di marketing territoriale con la creazione di un portale online per la logistica, la valorizzazione dell’ambiente, e la formazione professionale».
I contratti di insediamento
Bolzonello introduce poi una novità assoluta, i contratti di insediamento: «Sono accordi di programma fra Regione, impresa ed enti locali per dare certezza su tempi e procedure per la creazione di nuovi insediamenti». Qui sono previsti incentivi alle imprese che Bolzonello definisce «premialità» tra cui uno sconto sull’Irap e servizi gratuiti nei primi due anni di insediamento di una azienda. La riforma prevede misure «di semplificazione e sostegno» per lo sviluppo di aziende con un progetto pilota che prevede fra l’altro «aree a burocrazia zero nei consorzi industriali». Fra le misure sono previste aree ecologicamente attrezzate (Apea) che «coniugano qualità ambientale e competitività del sistema produttivo»: «In Italia ne esistono solo una decina. È una sorta di bollino di qualità per le aziende che vengono a insediarsi in Friuli Venezia Giulia, peraltro richiesto da molte imprese estere per certificare i loro prodotti».
I distretti industriali
I fondi regionali sosterranno l’area di sviluppo triestina e le filiere produttive inserite nella riforma dei sette distretti industriali del Friuli Venezia Giulia, dalla sedia al mobile fino a quello triestino del caffè. I distretti industriali regionali sono disciplinati da una legge del 1999 che fissa un equilibrio nella composizione societaria fra i soggetti partecipanti all’Asdi. Ma qualcosa è destinato a cambiare: «Non mettiamo in discussione il modello dei distretti ma la presenza pubblica nelle Asdi (Agenzie per lo sviluppo dei distretti industriali) che devono operare come soggetto privato» chiarisce Bolzonello. E aggiunge: «Le imprese per resistere sul mercato hanno bisogno di una politica regionale che individui e sostenga formule di aggregazione, capaci di creare quella massa critica necessaria a superare la crisi». La riforma considera un limite la delimitazione territoriale dei distretti «che devono potersi sviluppare anche al di fuori della propria specializzazione produttiva anche per esportare la conoscenza. Il biomedicale triestino può svilupparsi anche nel Pordenonese, e l’agroalimentare sbarcare a Trieste in un’ottica di creazione di nuove filiere produttive», spiega ancora Bolzonello.
Gli incentivi alla filiera E proprio le filiere, riforma alla mano, godono di una priorità nei finanziamenti: la Regione intende sostenerle attraverso l’adozione di bandi di finanziamento ad hoc a patto che raggruppino un minimo di cinque imprese.
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