Il rilancio del Comune «No al carbone dal 2025? Anticipiamolo al 2021»
Cisint e l’assessore Cauci critiche dopo l’annuncio della Regione «Pronti a battere i pugni per uno stop anticipato ad A2A»
Bonaventura Monfalcone-05.01.2017 Conferenza stampa-Sindaco Cisint-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Il Piano energetico nazionale carbon free 2025-2030 ha sollevato rabbia, quando non l’amara indifferenza all’insegna del «niente di nuovo sotto il sole» . Dall’amministrazione comunale partono i “siluri” per ciò che viene ritenuta una «beffa», se non una vera e propria «presa in giro». Insomma, è il tenore generale, di che cosa stiamo parlando? «Lo sapevano tutti, da due anni si parlava della chiusura della centrale nel periodo 2025-2030, era già nei piani del governo Renzi», dicono il sindaco Anna Maria Cisint e l’assessore all’Ambiente Sabina Cauci. «Al Tavolo con la stessa A2A era ormai noto e risaputo. Da qui ad allora peraltro può cambiare tutto, vista la fluidità del mercato elettrico». Con Cisint a rincarare: «Intanto oggi ci troviamo a sorvegliare i fumi della centrale, provvedendo ad inviare le segnalazioni alle sedi preposte, centrale che ha aumentato la produzione di fronte alla crisi del mercato del gas».
Toni forti in particolare nei confronti dell’assessore regionale all’Ambiente Sara Vito. E la convinzione, quella del sindaco e dell’assessore, che «siamo semplicemente in campagna elettorale». È come un cerino acceso gettato tra i rami secchi. Tanto che Cisint rilancia dicendosi «pronta a battere i pugni con la Regione e il governo, per chiedere l’uscita dal carbone nel 2021, seguendo le orme della Francia».
Chiamate in causa sono le Bat europee (le Best available techniques, ovvero le migliori tecniche disponibili, impiantistiche e di gestione per garantire bassi livelli di emissione di inquinanti,
ndr
), ai fini della revisione Aia della centrale. «Ispra aveva assicurato che le direttive europee sarebbero state applicate alle centrali a carbone attraverso la verifica delle Autorizzazioni ambientali lo scorso agosto, come c’era stato confermato in occasione del convegno tenutosi a giugno a Monfalcone – spiega Cauci –. Stiamo ancora aspettando. La risposta alle nostre costanti richieste al ministero è sempre quella: “è imminente”. Se tanto mi da tanto, c’è da pensare che tutto slitterà al prossimo Governo nazionale». E Cisint: «Siamo di fronte all’incapacità di ridurre i tempi sull’Aia, anzi, oggi apprendiamo che non si rivedono».
Un passaggio, le Bat, considerato utile a «procedere con la revisione Aia – aggiunge Cisint – che non era avvenuta ai fini della scadenza del 2017 con l’intervenuta proroga. È un ritardo inaccettabile. È grave come grave è l’approccio della Regione che ora fa passare il decreto di chiusura delle centrali come un risultato trionfale. Ma di cosa stiamo parlando? Questa è piuttosto la conferma dell’inettitudine ad agire sul problema del carbone. Perseguiremo la nostra linea e chiederemo l’anticipazione al 2021, come ha fatto la Francia. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità, compresa l’assessore Vito, che nel piano in questione non è mai stata chiara».
Cisint e Cauci ricordano un ulteriore aspetto: «È da sei anni – affermano le due esponenti della giunta comunale di Monfalcone – che attendiamo l’applicazione della direttiva europea Euratom (la Comunità europea dell’energia atomica,
ndr
), in ordine alle rilevazioni della radioattività della centrale, fissata prima del 2018. Altri paesi hanno già provveduto». Cisint quindi incalza: «Dove sono i piani di riconversione, delle alternative occupazionali e dello smantellamento e bonifica del sito della centrale? Abbiamo chiesto accordi in tal senso. Noi siamo pronti per concludere tutto entro il 2021».
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