Il rifiuto di Riccardi fa saltare gli incastri, Fedriga rinvia il verdetto sulla giunta

Braccio di ferro sulla Sanità. Forza Italia pronta a sacrificare Romoli presidente dell’aula in cambio di tre assessorati

TRIESTE. Non sono bastati due giorni di consultazioni per chiudere la partita. Attorno alle dieci di sera, quando le forze del centrodestra si sono nuovamente sedute attorno a un tavolo nel palazzo della Regione, Massimiliano Fedriga doveva rispondere alle pressioni dei partiti, gestire i malumori degli scontenti, incrociare deleghe e persone. Ma, soprattutto, convincere Riccardo Riccardi a caricarsi dell’assessorato più difficile, quello alla Sanità. Alcune caselle restavano ancora scoperte. Pure quella del Bilancio, pure quella dell'Ambiente. Il neo presidente ha così fissato la presentazione della giunta alle 15 di oggi, dandosi una mattinata di tempo per le ultime trattative. La parola finale sarà sua. Ma evidentemente l’obiettivo è di completare il quadro con meno feriti possibili per iniziare il lavoro di giunta senza attriti.

Come era emerso mercoledì, non avendo trovato un profilo che lo convincesse, o che fosse disponibile, tra i professionisti del settore, Fedriga ha dunque individuato in Riccardi l’uomo giusto per mettere mano al sistema sanitario uscito dalla riforma del centrosinistra. Niente da fare, però. Il forzista ha ribadito per tutto il giorno di non volerne sapere. Si è ritornati così alle settimane convulse che, dopo il voto politico del 4 marzo, hanno visto i due protagonisti del centrodestra regionale battersi per la presidenza.

Quello di ieri è stato un altro braccio di ferro con Fedriga che insisteva e Riccardi che resisteva. Chiedendo le deleghe a lui più congeniali: Infrastrutture e Protezione civile. Il confronto, inevitabilmente, si è allargato ai partiti. Forza Italia sin dal mattino si è ritrovata con Sandra Savino, la coordinatrice regionale, gli altri parlamentari, Riccardi e gli eletti in aula.

Non sono mancati momenti di tensione tra il senatore Franco Dal Mas e Ettore Romoli, l’ex sindaco di Gorizia che punta a carte scoperte alla presidenza del Consiglio, ma che rischia di essere tagliato fuori nel caso in cui Fi accetti la Sanità per Riccardi in cambio di un assessore in più rispetto ai patti dei giorni scorsi.

Nei ripetuti incontri di giornata, senza preoccuparsi di Romoli (che potrebbe salutare il gruppo), gli azzurri hanno infatti controproposto a Fedriga la rinuncia alla presidenza dell'aula e la soluzione dei tre assessori nel caso in cui si concretizzasse davvero per loro la “grana” della Sanità. I nomi oltre a Riccardi? Una donna (sono riemerse le triestine Angela Brandi e Marina Monassi e l’assessore comunale a Pordenone Guglielmina Cucci) e l’ex sindaco di Sacile Roberto Ceraolo. Quando però, dopo i vertici del governatore con le singole forze politiche, ci si è ritrovati all’ora di cena per la riunione tra tutti gli alleati, Fi non si è presentata, preferendo un nuovo punto della situazione interno, a conferma di una tensione mai rientrata nei rapporti con la Lega, dopo il netto scarto di voti il 4 marzo e il 29 aprile, con i berlusconiani non più pilastro della coalizione.

Tra gli assenti anche Renzo Tondo, con Autonomia responsabile rappresentata dalla segretaria Giulia Manzan. Il leader della civica si era visto con Fedriga nel pomeriggio senza portare a casa la certezza di un assessorato. Anzi, l’impressione è che Ar, con Giuseppe Sibau sempre più vicino a Progetto Fvg, possa restare a bocca asciutta. «Mi pare manchi la volontà di mantenere gli impegni assunti», diceva Tondo a tarda ora non dimenticando di essere stato per un paio di giorni il candidato presidente: «Il mio ritiro è stato un atto di grande lealtà nei confronti della Lega e dell’intero centrodestra. A Fedriga ho presentato una lista di sette-otto nomi, c’erano pure donne, eppure nessuno andava bene. È un atteggiamento che non ci piace, ma c’è ancora tempo per rimediare. Altrimenti, vedremo come rispondere».

In un clima diventato pesante, e nell’assenza di certezze sulle deleghe più importanti, l’incastro è diventato complicato anche su caselle che venivano date per coperte. Fabio Scoccimarro di Fratelli d’Italia entrerà senz’altro in giunta, ma non è detto che lo faccia per gestire Cultura e Sport. E così pure Sergio Bini di Progetto Fvg, sicuro assessore ma, forse, non alle Attività produttive.

Gli altri nomi sono quelli circolati in settimana, con sicurezze per i leghisti Pierpaolo Roberti, Barbara Zilli, Stefano Zannier e Graziano Pizzimenti, cui si aggiunge Attilio Vuga, l’ex sindaco di Cividale vicino a Progetto Fvg, le cui quotazioni sarebbero però in discesa. In extremis Fedriga dovrà aggiungere a Zilli altre due donne e trovare una rappresentanza per Gorizia (si è riparlato ieri dell’urologo Sebastiano Callari).

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