Il Riesame: «Castellani ritorni in cella»

I giudici accolgono il ricorso del pm Bacer sull’ex venditore di aspirapolveri imputato per l’assassinio di Nerina Molinari



Svolta sul delitto di via Puccini. Tiziano Castellani, l’ex venditore di aspirapolveri sotto processo per l’omicidio dell’ottantasettenne Nerina Zennaro Molinari, potrebbe ritornare in cella. L’imputato era stato scarcerato a inizio aprile dalla Corte d’Assise ma il pm Cristina Bacer, che ha condotto le indagini, si è appellata al Tribunale del Riesame. E la sua impugnazione è stata accolta ribaltando, così, la decisione della scorsa primavera. Un altro colpo di scena, dunque, sul caso.

L’incarcerazione non è però immediatamente eseguibile: lo diventerà, eventualmente, non appena si sarà espressa la Cassazione a cui si rivolgerà con ogni probabilità l’avvocato di Castellani, Maurizio Paniz.

Ci sono però alcuni passaggi e alcune tempistiche da rispettare: innanzitutto si attendono le motivazioni dell’ordinanza (il Riesame ha un mese di tempo); il legale dell’imputato, poi, può farsi avanti per il ricorso nell’arco di dieci giorni. Probabilmente la Cassazione si pronuncerà in autunno inoltrato (forse a novembre), nel frattempo l’ex venditore di aspirapolveri resta libero.

Il processo, comunque, riprenderà già a fine settembre con l’esame della perizia sulla «percettibilità» dell’odore di gas all’interno e all’esterno del condominio di via Puccini, il palazzo in cui l’anziana era stata uccisa e che l’assassino aveva cercato di far saltare in aria per cancellare gli indizi. L’accertamento è stato chiesto proprio in occasione dell’ordinanza di scarcerazione di Castellani, stabilita nell’ultima udienza di aprile dalla Corte presieduta dal giudice Filippo Gulotta (Massimo Tomassini a latere, presenti i giudici popolari). Quella del gas è una delle prove chiave che dovrebbero attestare o meno la presenza dell’imputato sul luogo del crimine. Si ritiene infatti che l’orario in cui l’assassino ha fatto diffondere il gas nell’abitazione, in modo da far scoppiare tutto il palazzo, non coincida con la localizzazione dell’utenza telefonica di Castellani. È necessario quindi valutare quanto tempo impiega il metano fuoriuscito dalla stufa, quella manomessa dal killer all’interno dell’appartamento, per essere percepito dagli inquilini. In attesa delle misurazioni, secondo la Corte sono venuti a mancare i presupposti per tenere in cella l’imputato. La perizia è decisiva per la sentenza.

L’avvocato Paolo Codiglia, che rappresenta la famiglia della vittima (i parenti si sono costituiti parte civile), è soddisfatto: «La scelta del Riesame conferma evidentemente quanto pensavamo noi, cioè che i gravi indizi di colpevolezza su Castellani sussistano».

«Aspettiamo la motivazione - commenta l’avvocato Paniz, che tutela l’imputato - e poi faremo i passi che la legge ci permette. Io ho grande rispetto per la Corte d’Assise che ha fatto un’istruttoria molto approfondita». —





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