Il relitto del piroscafo ritrovato dopo 73 anni nel canale del Velebit
FIUME Per 73 anni il mare quarnerino ha custodito il relitto del piroscafo Adria, già Jakljan, adagiato sui fondali del canale del Velebit o della Morlacca, poco al largo dell'isola di Veglia. Nei giorni scorsi per la prima volta sei subacquei sono scesi a esplorare ciò che resta dell’imbarcazione, che era stata individuata casualmente lo scorso anno dal sub sloveno Grega Verc.
L’ex Jakljan affondò il 25 aprile del 1944 con a bordo un numero imprecisato di militari tedeschi e cinque componenti dell'equipaggio, tutti marittimi di Fiume e dintorni, al comando del fiumano Giovanni Ahel. Per decenni nulla si è saputo sul luogo in cui il piroscafo era colato a picco a causa di una bora fortissima che non aveva dato scampo ad alcuna delle persone a bordo. Si sa che l'unità era salpata da Segna per trasportare i soldati tedeschi in una località non meglio precisata dell'Adriatico settentrionale. Il vento aveva spinto il piroscafo verso le coste di Veglia, fino a che l'Adria era stato inghiottito dal mare, a una cinquantina di metri dall'isola, con gli uomini a bordo. Le famiglie delle vittime chiesero all'epoca alle autorità militari teutoniche, invano, il permesso per poter cercare da sole i propri cari.
«Mi ero immerso lo scorso anno per accertare con precisione la posizione del relitto di un altro piroscafo, il Regolo, affondato durante gli anni ’50 del secolo scorso – racconta Verc - e mentre tornavo indietro, avendo il sonar casualmente ancora acceso, mi sono accorto di qualcosa che stava adagiato sul fondale, a 39 metri di profondità».
Il sub si è messo subito in contatto con il fiumano Danijel Frka, grande esperto di relitti adriatici. Nei giorni scorsi, come si diceva, l’ultimo capitolo: la motovedetta Vid della Capitaneria portuale di Fiume ha raggiunto l’area del ritrovamento, dove sei sub - fra cui Frka e Verc - si sono immersi per l’esplorazione del relitto. L’imbarcazione non presenta alcun segno visibile di danneggiamento, a conferma che non affondò per un'azione bellica ma perché sconfitto dalla bora. Sulla poppa e sulla prua si trovano ancora due cannoni antiaerei con le munizioni. Inoltre i sub hanno rinvenuto due elmetti tedeschi della Seconda guerra mondiale.
«Posso confermare che il relitto è ottimamente conservato – ha detto Frka – e non abbiamo rilevato nessuno sversamento di idrocarburi in mare, cosicché non ci sono pericoli per l'ambiente. Sono contento del fatto che finalmente i parenti delle vittime sappiano dove accadde la tragedia».
Il capitano portuale di Fiume e comandante del Centro operativo regionale, Darko Glažar, ha sottolineato che nel Quarnero si stanno monitorando una trentina di relitti per controllare che non vi siano tracce di carburante. «Il nostro compito è quello di prevenire simili sversamenti o di ridurre le eventuali conseguenze. Abbiamo realizzato una mappatura dei relitti - ha aggiunto Glažar - e la situazione di maggiore rischio riguarda la nave Elhawi Star, colata a picco a poca distanza dal porto di Fiume».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo