«Il Prosekar rischia la colonizzazione»
DUINO AURISINA «Il Prosekar non deve passare sotto la gestione diretta del Consorzio Prosecco Doc. Il nome di questo vino e il particolare metodo di vinificazione devono rimanere esclusivamente nelle mani del territorio dove nasce e si produce storicamente». È una presa di posizione molto decisa e netta quella assunta in questi giorni dall’Associazione dei viticoltori del Carso, espressa peraltro in una lettera in calce alla quale ci sono le firme dei principali rappresentanti della categoria sull’altipiano. Si tratta di nomi molto noti nel settore e non solo: Matej Skerlj, Sandi Škerk, Benjamin Zidarich, Rado Kocjancic, Lucija Milic, Bruno Lenardon, Martin Merlak, Stanko Milic, Igor Grgic, Cristina Urizio, Peter Radovic, Dimitri Cacovich, Gregor Budin, Sharon Ostrouska, Andrej Skerlj, Damijan Milic, Tania e Mitja Zahar, Roberto Šavron. Una scelta forte, dunque, anche perché espressione di quella che è l’associazione di riferimento dei viticoltori e che rischia di scavare un profondo solco nei confronti della Kmecka zveza, l’Associazione degli agricoltori, che sembra orientata in un’altra direzione.
«Abbiamo la netta sensazione – spiegano infatti nel testogli esponenti dell’Associazione viticoltori – che, in questa specifica occasione, qualcuno non voglia considerare l’identità e la specificità del territorio come un elemento essenziale per lo sviluppo della viticoltura locale e che, per qualche piccolo aiuto promesso dal vicino Veneto, cederebbe in cambio il Prosekar. A nostro parere, il sostegno promesso rappresenta uno specchietto per le allodole, e di questo abbiamo già avuto purtroppo tristi esperienze nel passato, perciò non vogliamo ripetere l’errore. Come firmatari, siamo molto preoccupati del fatto che, se il Prosekar dovesse passare come gestione al Consorzio Prosecco Doc, quest’ultimo soggetto lo potrebbe poi usare a proprio piacimento, prendendo decisioni unilaterali utili solo per i propri scopi. I vignaioli locali e i soci della nostra associazione – ribadiscono i viticoltori – investono sul territorio con l’obiettivo di produrre un buon vino, presentarlo adeguatamene ai consumatori, posizionarlo sul mercato e venderlo al meglio, rispetto alla naturale capacità produttiva. Proponiamo perciò un’azione comune, che coinvolga tutte le associazioni e i rappresentanti istituzionali, per prevenire la svalutazione del Prosekar e del nostro territorio e per mantenere il controllo diretto su di essi. Ci opponiamo perciò fermamente all’inclusione del Prosekar nel disciplinare del Consorzio Prosecco Doc – concludono i firmatari – perché non vogliamo lavorare sulla quantità, ma sulla qualità, producendo vini che rispecchiano il carattere del territorio».
Per l’Associazione dei viticoltori del Carso, questa lettera rappresenta un’inversione di rotta rispetto al recente passato. A luglio infatti, assieme alla Kmecka zveza, all’Associazione Prosekar e al Gal Carso, anche l’Associazione dei viticoltori aveva firmato una convenzione con il Consorzio per la tutela della denominazione Prosecco Doc, per la valorizzazione e lo sviluppo della viticoltura locale. Evidentemente devono essere maturate nuove riflessioni. Che peraltro non possono essere messe a confronto con quelle della Kmecka zveza. Che, per il momento, non commenta.—
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