Il Pronto soccorso di Trieste torna ai livelli pre-Covid: tra gli accessi troppi casi non gravi
TRIESTE Dai 2.458 accessi di metà aprile, il dato più basso, ai 5.378 che certificano un ritorno quasi alla normalità. Il Pronto soccorso degli ospedali di Trieste, conteggiando quindi gli accessi sia a Cattinara che al Maggiore (aperto però solo in orario diurno), dopo l’emergenza Covid, ha visto una ripresa del numero di pazienti in entrata.
L’appello dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina ai cittadini è di rivolgersi al numero unico per i servizi sanitari in caso di dubbi invece di andare in ospedale. A fornire i dati è Franco Cominotto, direttore della Struttura complessa che comprende anche il reparto della Medicina d’urgenza: «Non abbiamo ancora raggiunto i picchi dello scorso anno, ma se il trend si conferma entro breve torneremo alla “normalità”. Resta il problema degli arrivi “impropri”, in sostanza i codici bianchi che potrebbero/dovrebbero essere seguiti in altre realtà al fine di ridurre al massimo i rischi, legati anche agli asintomatici e nonostante il pretriage all’ingresso, di portare il virus, ovviamente in maniera involontaria, nelle sedi ospedaliere».
Tornando ai dati, nel mese di gennaio del 2020 gli accessi avevano raggiunto quota 6.395, nello stesso mese del 2019 erano stati 6.093, a febbraio 2020 un calo con 5.784. La riduzione impressionante a marzo e aprile, complice il lockdown, quando si sono recati al Pronto soccorso tra Cattinara e il Maggiore rispettivamente 3.176 e 2.458 pazienti. Lo scorso anno negli stessi mesi gli accessi erano stati 6.284 e 6.118, una diminuzione quindi di oltre il 60%. Da maggio la progressiva ripresa con 3.761 accessi contro i 6.309 dell’anno precedente, 4.623 a giugno contro 6.705 e 5.378 a luglio rispetto ai 6.816 del 2019.
Il problema, in realtà storico, sono i casi impropri rappresentati solitamente dai codici bianchi, che nel mese di luglio 2020 sono stati 1.615. I verdi sono stati 2.717, i gialli 997 e i rossi (livello massimo nella scala di gravità delle condizioni di salute) 87.
«Nonostante la Rau (percorso di valutazione rapida dedicato ai codici minori non sospetti per Covid, ndr) sia stata rinforzata dal 3 agosto e resa operativa nelle 12 ore diurne – aggiunge Cominotto – l’incremento, non sempre giustificato, di codici di bassa priorità tra bianchi e verdi, rischia di rendere meno “sicura” la degenza nei locali del Pronto soccorso». A tutt’oggi sono mantenuti i tre percorsi distinti attivati all’inizio della pandemia: quello Covid free, quello dedicato al Covid e uno “grigio” per i pazienti con tampone negativo ma elementi che fanno trasparire un rischio elevato. «Tramite questo sistema – specifica il direttore – abbiamo ridotto al minimo i rischi per sanitari e pazienti. A questo si aggiunge anche una maggior rapidità negli esiti dei tamponi grazie alla quale siamo riusciti a tenere per pochissimo tempo i pazienti in Pronto soccorso, riducendo anche in questo caso il rischio di contagio. Grazie alla direzione di Asugi abbiamo ottenuto anche la conferma del personale extra già in servizio».
I numeri pre e post pandemia certificano come spesso le persone si rivolgano all’ospedale in maniera impropria: «L’auspicio – spiega Cominotto – è legato al senso di responsabilità dimostrato dall’utenza durante il periodo più difficile della pandemia, quando è stato mantenuto un livello di attenzione molto alto prima di andare al Pronto soccorso». Il punto di riferimento per le emergenze è chiaramente il 112, per i casi invece non gravi nella provincia di Trieste è possibile contattare il numero verde 800.614.302 attivo 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno, attraverso il quale i professionisti della sanità possono consigliare le soluzioni migliori. In alcuni casi può essere inviato il Medico di continuità assistenziale, l’ex guardia medica, o attivato un canale diretto con i servizi territoriali competenti. –
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