Il Pronto soccorso di Trieste lancia l'appello: «Non intasateci»
TRIESTE «La situazione è drammatica. Chiediamo ai cittadini di fare uno sforzo, come nel 2020, e di utilizzare il Pronto soccorso in maniera responsabile rivolgendosi ai Medici di medicina generale e alle Guardie mediche per le patologie minori». Franco Cominotto, che in Asugi è il direttore della Struttura complessa Pronto soccorso e Medicina d’Urgenza degli ospedali di Cattinara e Maggiore (quest’ultimo solo in orario diurno), parla così dopo che in questi giorni al Pronto soccorso (Ps) sono aumentati in maniera esponenziale gli accessi dei pazienti con gravi complicazioni da Covid; accessi che vanno ad aggiungersi ai consueti arrivi di persone causati da patologie di entità non importante, i cosiddetti codici bianchi e verdi. Criticità simili si erano verificate a Udine nelle scorse settimane. Adesso l’emergenza è arrivata anche a Trieste, nonostante le limitazioni imposte dalla zona rossa.
Un operatore annota che «molti pazienti solo una volta entrati in ospedale percepiscono la gravità della situazione, e ce lo dicono chiaramente: all’esterno non si capisce quanto siate sotto pressione». Cominotto conferma, e lo fa numeri alla mano: «Attualmente abbiamo una media di 150 accessi al giorno, delle quali 30/40 persone circa presentano sintomi da Covid: si tratta di pazienti con età compresa tra i 50 e i 70 anni con complicazioni respiratorie gravi. Il reparto di Pronto soccorso e Medicina d’urgenza ha una capacità di 20 posti: arriviamo anche a 25 pazienti, ma 6/7 di questi necessitano di ventilazione assistita e non riusciamo a ricoverarli nelle terapie intensive e semi-intensive perché già piene. La direzione - aggiunge Cominotto - sta facendo i salti mortali per riuscire a reperire i posti letto e il personale del mio reparto ci sta mettendo l’anima: stanno facendo i miracoli». Ma «oggi più che mai - ribadisce - abbiamo la necessità di un aiuto da parte della popolazione».
Nel Pronto soccorso sono operativi 70 infermieri e 30 medici, tre sono stati assegnati al reparto Pneumocovid che da diverse settimane è arrivato a saturazione. Nelle terapie intensive la situazione è analoga, al punto che il direttore di Asugi, Antonio Poggiana, ha sospeso tutte le attività chirurgiche non urgenti e ha avviato una riorganizzazione dei reparti in tutta l’area Giuliano Isontina per trovare posti letto per i casi gravi.
La situazione si è dunque invertita rispetto all’inizio della seconda ondata, quando in autunno la necessità erano i letti a bassa e media intensità. Resta poi uno dei temi da sempre di grande criticità nei Pronto soccorso: quello degli accessi impropri, e in particolare dei codici bianchi e verdi. Lo scorso anno, in questo stesso periodo, il calo di arrivi era stato del 60% a causa dei timori delle persone e del lockdown totale con conseguente azzeramento di incidenti e infortuni sul lavoro. «Oggi non è più così. Purtroppo - prosegue Cominotto - gli accessi restano molto alti e circa l’80% sono codici verdi e bianchi, che in queste condizioni pesano il triplo rispetto al periodo pre pandemico. Il personale deve infatti seguire delle procedure rigide per ridurre al massimo i rischi di contagio tra pazienti». I sindacati con Fabio Pototschnig, segretario regionale della Fials confsal, conferma come «in pochi comprendono l’impatto devastante della pandemia sul personale in servizio. Medici e operatori sanitari, sempre molto apprezzati dalla cittadinanza per impegno e professionalità, per garantire l’assistenza ai pazienti sono costretti a continui sacrifici. Dopo un anno di pandemia sono però stremati causa carichi di lavoro ai limiti della sopportazione e dalla Direzione aziendale non stanno arrivando le risposte sperate. Chiediamo uno sforzo ulteriore a livello di assunzioni di tutte le figure professionali necessarie». —
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