Il promotore scomparso: Menicali assassinato dai suoi finti clienti
Il corpo trovato in un bosco vicino a Nova Gorica La morte risalirebbe al giorno stesso della scomparsa L’uomo si sarebbe fidato dei due che aveva sentito più volte al telefono per la vendita della vecchia Mercedes
TRIESTE. Un bosco nella zona di Opacchiasella, piccolo comune nel territorio di Nova Gorica, vicino al valico di Devetachi. Lì, ai bordi di una stradina con il fondo ghiaioso percorsa in genere solo dagli amanti del trekking e delle passeggiate in bicicletta, è stato individuato ieri mattina il corpo senza vita di Roberto Menicali, il promotore finanziario di 58 anni di cui si erano perse le tracce il 19 giugno scorso.
Un ritrovamento che spazza via definitivamente le tante ipotesi circolate subito dopo la sua sparizione e, purtroppo, risolve il giallo nella maniera più drammatica. Menicali, cioè, non si è allontanato da casa con l’intenzione di rifarsi una vita chissà dove, ma ha pagato a caro prezzo l’incontro con le persone sbagliate: i due cittadini bosniaci interessati all’acquisto della sua auto che, secondo l’interpretazione data ormai per assodata dalla Mobile e dalla Procura, l’hanno ucciso al termine di un tentativo di rapina finito male e sfociato in tragedia.
L’incontro. Per capire dove e quando sia avvenuto l’omicidio, bisogna seguire le tracce lasciate dal consulente e dalla coppia di stranieri nelle ore centrali di quella domenica di tre settimane fa. Punto di partenza è piazza Libertà, dove l’uomo e la donna provenienti da oltreconfine hanno appuntamento per visionare la Mercedes station wagon messa in vendita con un annuncio sul mercatino da Menicali. Lui - ed è un dato importante per ricostruire la vicenda - si fida dei potenziali clienti. È vero, non li ha mai visti prima, ma li ha sentiti più volte al telefono. Durante quelle conversazioni, evidentemente, gli interlocutori sono sembrati credibili e Menicali, che ha forte bisogno di vendere l’auto vista la non rosea situazione finanziaria, non ha remore a incontrarli fisicamente. E non ne ha nemmeno quando i potenziali acquirenti esprimono il desiderio di fare un giro di prova a bordo della macchina. Il consulente acconsente e si mette in viaggio con i due estranei, apparentemente senza temere nulla.
Tappa a Sesana. Il test dell’auto conduce i tre fino al distributore Petrol di Sesana dove Menicali, come testimoniano le immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso, riempie il serbatoio per poi passare alla cassa e pagare con la carta di credito. Operazioni svolte apparentemente nella massima regolarità, segno che, con tutta probabilità, il piano dei due bosniaci non è ancora entrato in azione. Durante la sosta alla pompa di benzina avvenuta attorno alle 11.45, cioè, Menicali non si sente ancora in pericolo. Motivo per cui, probabilmente, accetta di proseguire il giro e di spostarsi verso l’Isontino.
Trasferimento a Gorizia. Che il promotore finanziario scelga liberamente di allungare un po’ il tragitto, sarebbe tra l’altro confermato da un altro dettaglio fondamentale: una telefonata fatta a casa per avvisare di un cambio di programma che l’avrebbe tenuto fuori città per un tempo più lungo del previsto. La voce sembra tranquilla e non denota alcun segno evidente di preoccupazione. Nella richiesta fatta dalla coppia di stranieri di proseguire ulteriormente la corsa, insomma, Menicali non trova nulla di strano.
Tentativo di rapina. Le cose, secondo gli inquirenti, cambiano radicalmente tra le 12.30 e le 13.40, lasso di tempo in cui viene indicativamente collocato il tentativo di rapina poi sfociato in aggressione e, successivamente, in omicidio. A mezzogiorno e mezzo il telefonino del consulente finanziario viene agganciato dalla cella di Gorizia, segno che la Mercedes a bordo della quale viaggia insieme alla coppia bosniaca si sposta in quella zona. Nell’ora successiva, invece, il cellulare risulta poco distante, ma oltreconfine, nel territorio di Nova Gorica. Lo stesso in cui, attorno alle 15 del giorno della scomparsa, viene effettuato un primo, fallito tentativo di prelievo al bancomat. E lo stesso territorio in cui, alle 7.30 di ieri, è stato trovato sotto una catasta di legna il cadavere, già chiaramente in avanzato stato di decomposizione visto che la morte risalirebbe a venti giorni fa.
Sul fatto che quel corpo appartenga davvero al consulente San Paolo Invest, comunque, gli investigatori non hanno dubbi: la conferma è arrivata dagli abiti identici a quelli indossati secondo la moglie il giorno della scomparsa e da uno scontrino ritrovato nel portafoglio scoperto vicino al cadavere. Ritrovato rapidamente, appunto, grazie alle ultime indicazioni fornite dagli investigatori triestini che, “leggendo” i tabulati telefonici, hanno orientato le ricerche dei colleghi della polizia slovena.
Aggressione finale. Sapere dove e quando è avvenuto l’omicidio, tuttavia, non è sufficiente a ricostruirne con precisione la dinamica. L’ipotesi è che, poco dopo aver lasciato il territorio di Gorizia, la coppia abbia svelato le carte e chiarito le reali intenzioni: rapinare Menicali sottraendogli l’auto, il denaro, il cellulare (che dalle 14 in poi risulterà muto) e la carta di credito.
Di fronte alle minacce dei due, forse accompagnate anche dall’esibizione di qualche arma, il promotore però avrebbe reagito con decisione. Una reazione inattesa che potrebbe aver costretto i due aggressori a passare dalle intimidazioni, prima solo verbali, ai fatti, aggravando così la loro posizione e trasformandosi da rapinatori a omicidi.
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