Il progetto bis dell'impresa Clea non supera l’esame: caos lavori a Cattinara
TRIESTE La speranza di veder ripartire in tempi brevi i lavori all’ospedale di Cattinara è ormai appesa a un ultimo tenue filo. Da quanto filtra dagli ambienti sanitari, infatti, il supplemento di istruttoria richiesto dall’Azienda sanitaria di Trieste al consorzio di imprese capitanato dalla veneta Clea non ha avuto l’esito auspicato dalle parti.
I tecnici dell’AsuiTs hanno impiegato quindici giorni per analizzare la consistente documentazione ricevuta il 5 aprile dai vincitori dell’appalto in bilico. E il lavoro pare essere avviato verso la conclusione. A occuparsene sono stati in particolare gli ingegneri Elena Clio Pavan e Salvatore Noè, la prima responsabile dell’ufficio tecnico dell’Azienda sanitaria, il secondo professore universitario incaricato dalla stazione appaltante quale collaudatore addetto alle verifiche strutturali.
Le bocche dei vertici della sanità triestina e regionale restano sigillate, ma pare che le nuove informazioni non siano destinate a superare l’esame. Predomina insomma un fitto pessimismo sulla possibilità di rimettere l’opera sul binario giusto: il che significherebbe da un lato rottura del contratto da parte dell’Asuits con scontato seguito di cause civili e dall’altra il tentativo dell’Azienda di rivolgersi all’impresa Rizzani de Eccher, classificatasi dietro Clea e ora ultima spiaggia per trovare un costruttore senza bandire una nuova gara, con tutte le lungaggini che ciò comporterebbe.
Quel che è certo, comunque, è che nel contenzioso con i veneti non è in discussione la tenuta del terreno ma solo gli espedienti tecnici per la costruzione e la conseguente capacità dell’impresa di garantire il rispetto delle stringenti normative vigenti e del tetto di spesa previsto. Forse potrebbe essere superata la questione delle garanzie fideiussorie offerte da Clea ma ritenute insufficienti dall’Azienda. Il punto però è ormai quello di trovare la soluzione dal punto di vista strutturale e della tenuta statica. E proprio da qui passa il possibile coinvolgimento della Commissione sismica della Regione, che fornirà a sua volta il proprio parere e che garantirà così al commissario dell’Asuits Antonio Poggiana e all’assessore alla Salute Riccardo Riccardi di muoversi coperti dal parere espresso dal massimo organo tecnico a disposizione in Friuli Venezia Giulia su queste delicate materie. La Commissione entrerà tuttavia in gioco solo se il collaudatore approverà il progetto di Clea. Il che sarà deciso a giorni.
Dal canto suo, l’Associazione temporanea di imprese costituita da Clea, Apeona Hag e Appalti e servizi, incaricata della progettazione e dell’esecuzione dei lavori di riqualificazione, comunica con una laconica nota «di avere dato riscontro, entro i termini assegnati, ai temi evidenziati nell’atto di diffida della stazione appaltante, con un approccio di piena e leale collaborazione.
L’Ati auspica che gli approfondimenti prodotti forniscano le rassicurazioni richieste e permettano di dare avvio nel più breve tempo possibile al cantiere, che riguarda un intervento di primaria rilevanza per l’interesse pubblico. L’Ati si rende pienamente disponibile per tutti gli ulteriori chiarimenti e/o approfondimenti tecnici che venissero richiesti». Nessuno dei vertici di Clea si è messo a disposizione per approfondire i termini della questione.
Com’è noto il restauro della struttura è stato deciso nel 2004, quando l’Agenzia regionale della Sanità stabilì di realizzare un unico comprensorio che affiancasse il Burlo a Cattinara, ospitando pronto soccorso, chirurgia e alta specialità medica. Al Maggiore, il cui restauro è stato ultimato da tempo, sono stati invece lasciati chirurgia ambulatoriale, diagnostica e spazi per l’offerta sanitaria territoriale. Nel caso di Cattinara si tratta di ristrutturare le due torri esistenti, creare la terza dove insediare il Burlo, costruire un padiglione servizi e un posteggio coperto da mille posti auto: costo complessivo 140 milioni, di cui 109 per i lavori. —
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