Il procuratore generale della Corte d'appello: "Friuli Venezia Giulia senza mafia"

Dario Grohmann ha inaugurato l'anno giudiziario. Reati in calo per la crisi economica e per i maggiori controlli
L'inaugurazione dell'anno giudiziario a Trieste (foto Silvano)
L'inaugurazione dell'anno giudiziario a Trieste (foto Silvano)

TRIESTE Nel distretto del Friuli Venezia Giulia «si è verificato un generalizzato calo di reati, salvo rare eccezioni, che trova la sua giustificazione sia nella grave crisi economica che ha attanagliato il paese negli ultimi cinque anni, sia nel rafforzato controllo del territorio». Lo ha detto nella sua relazione, all’Inaugurazione dell’anno giudiziario 2016, il procuratore generale della Corte d’appello di Trieste Dario Grohmann.

«Il notevole aumento dei flussi migratori e i pericoli connessi al terrorismo internazionale - ha poi precisato - hanno comportato un innalzamento delle misure di controllo del territorio e dei numerosi obiettivi sensibili da parte delle forze dell’ordine che ha inciso, indirettamente ma pesantemente, sulle attività della criminalità comune».

Grohmann ha poi tenuto a sottolineare che nel distretto «non si registrano infiltrazione criminali di stampo associativo mafioso, sebbene non manchino segnali di preoccupazione che inducono a tenere alta la vigilanza sul territorio».

«Destano costante attenzione - ha aggiunto - i reati tipici delle zone di confine quali il traffico internazionale di stupefacenti, il contrabbando, il riciclaggio e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Stabile per Grohmann il numero degli omicidi volontari «sebbene - ha precisato - all’interno del dato sia in crescita costante il numero dei femminicidi». «Grande sconcerto ha poi destato anche l’episodio di ’tentamen’ posto in essere a Pordenone, da una giovanissima vittima di bullismo» un episodio ha affermato che «dimostra che c’è ancora
tanto da fare».

Sulla depenalizzazione dei reati minori tra i quali l’immigrazione clandestina Grohmann spiega che ciò sarebbe un reato «unanimemente ritenuto inutile e dannoso, che intasa gli uffici giudiziari ed ostacola la normale attività
investigativa».

Infine un accenno al Tribunale di Gorizia dove il numero esiguo di magistrati, solo dieci «non consente una situazione stabile nel tempo, ma crea un imbuto che si rovescia continuamente». Punto dolente del Distretto per Grohmann il tema delle risorse «oramai ridotte al minino», mentre dal «settembre 2015 i  comuni non hanno più la gestione delle sedi giudiziarie, ma sono a carico delle Corti d’appello e sulle Procure». «Un onere estremamente gravoso - conclude Grohmann - non avendo questi uffici strutture sufficienti».

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