Il “processo dei cappuccini” è da rifare
Boccata d’ossigeno per il sindaco di Capodistria, Boris Popovic in relazione al suo “pacchetto” di guai giudiziari. La Corte costituzionale della Slovenia ha infatti annullato la sentenza esecutiva relativa al cosiddetto “processo dei cappuccini” che aveva visto la condanna del primo cittadino del capoluogo del Litorale a otto mesi di reclusione per dissimulazione di debiti (pari a 11mila euro) e contraffazione di scontrini fiscali.
L’Alta corte ha così rinviato gli atti al Tribunale circondariale di Capodistria che dovrà celebrare nuovamente il processo a carico di Popovic perché ha ritenuto che siano stati lesi i diritti alla difesa dell’imputato.
I fatti in questione si riferiscono al 2001 quando l’imputato non era ancora sindaco di Capodistria, bensì gestiva i locali “Snack bar” e “Carpaccio pub”. Dopo che la sentenza di secondo grado divenne esecutiva il legale del non ancora primo cittadino, Marko Bošnjak fece ricorso in Cassazione la quale però rigetto l’atto del difensore che, nel 2012, si rivolse allora alla Corte costituzionale. Corte costituzionale che ora ha riconosciuto che a Popovi„ era stato negato il diritto alla difesa attiva.
Durante il procedimento giudiziario, infatti, l’imputato aveva chiesto che al processo, come esperto, venisse sentito anche l’economista Rado Pezdir e questo per controbilanciare e confutare quanto sostenuto in tribunale da un altro esperto economista, Darko Koncan. La corte respinse la richiesta di Popovic e lo stesso fece il tribunale durante il secondo grado di giudizio e venne confermato dalla Cassazione.
La Corte costituzionale, invece, ha stabilito che tali pareri aggiuntivi di esperti diciamo così “di parte” sono parte costitutiva della fase dibattimentale del processo e costituiscono una forma di difesa attiva per l’imputato. «In questa decisione - spiega Marko Bošnjak, il legale di Popovic alle Primorske novice - si è tenuto conto del principio di presunzione di innocenza e alla prassi sostenuta dal Tribunale europeo per i diritti dell’uomo».
«Certamente questa sentenza è molto importante per Popovic - continua - ma nello stesso tempo diventa fondamentale per tutta la prassi giudiziaria del Paese». Fino ad oggi, infatti, l’atteggiamento dei tribunali sloveni nei confronti di esperti di parte nel dibattimento sono stati i più vari, ma la Corte costituzionale con la sentenza su Popovic adesso fa giurisprudenza.
L’avvocato Bošnjak spiega inoltre che nel suo ricorso all’Alta corte ha enumerato altre violazioni dei diritti dell’uomo che Popovic avrebbe subito nel corso del procedimento a suo carico, ma la Corte non li ha esaminati perché ha ritenuto sufficiente la mancata garanzia alla difesa attiva. Violazioni che il legale è pronto a far valere nel nuovo processo sempre che il Tribunale decida di istruirlo.
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