Il primario Zingone: «Contro ogni logica». Camerini: «È assurdo»
Il medico Lupieri (Pd): «Impensabile trasferire tutto in una sola sede»
La politica è una cosa e la medicina un’altra. Il cardiochirurgo Bartolo Zingone, eventuale parte in causa se i progetti della Regione di unificare i reparti triestini e udinesi entrassero davvero in campo, s’interroga con molti dubbi sulla proposta di un unico reparto «volante» per tutto il Friuli Venezia Giulia.
«Va contro ogni aspetto logistico, prefigura nuovi disagi e costi per cittadini e famiglie, non si capisce l’obiettivo della proposta: va bene anche il parametro di un centro di eccellenza ogni milione e mezzo di cittadini, ma bisogna sapere che cosa ci si aspetta dal mancato riconoscimento dell’esistente. Obiettivo economico? Per operare ci vuole sempre lo stesso personale, se raddoppiano i pazienti raddoppiano anche le équipe. Una équipe che si sposta? Fantasioso, dobbiamo pensare a 90 persone. Obiettivi di qualità? È dimostrato che sotto un certo numero di interventi non c’è sicurezza per il paziente, ma sopra i 200 nemmeno, la qualità non è data dai grandi numeri e basta. Mi sembrano slogan - avverte - che non tengono conto della realtà, perché la Regione non s’impegna piuttosto per farci calare le liste d’attesa, angoscioso problema senza soluzione?».
Il cardiologo Fulvio Camerini, maestro di questa nuova generazione, obietta in termini tecnici: «È dimostrato che un infarto si risolve quando c’è estrema rapidità d’intervento, servono casomai trasporti efficienti verso Trieste e verso Udine, ma non allungare i tempi per tutti, e servono équipe sempre pronte all’immediato intervento, come si può pensare che ’’saltino’’ da una parte e dall’altra di fronte alle urgenze? Questo capitolo del ’’Libro verde’’, benché preveda di escludere chi ha una casistica troppo bassa (e occorre dunque una valutazione assai rigorosa), mi sembra una elucubrazione con basi molto deboli. Se invece di nuovo non si chiudessero gli ospedali troppo piccoli che si dimostrano inadeguati sarebbe cosa opinabile, il risultato di una debolezza politica».
Medico, ma anche consigliere regionale del Pd, Sergio Lupieri ragiona in entrambi i termini: «Impensabile credere che l’alta specializzazione regionale possa svolgersi in una unica sede con circa 1200 interventi all’anno per la sola Cardiochirurgia, prefigurare questi tagli rischia di portarci solo indietro».
Se l’attenzione spontaneamente è attirata dalla Cardiochirurgia, già anni fa indicata come «doppione» assieme peraltro a Neurochirurgia e alla medicina d’emergenza oltre che ai centri specializzati nei grandi traumi, Lupieri punta la matita anche alla voce trapianti. La Regione indica un solo centro regionale, e in effetti Udine già lo è: «Ma significa forse che il Burlo non potrà più farli, mentre è un punto di altissima specializzazione per i bambini?».
Altrettanti dubbi per il cosiddetto «trauma center» già pochi anni fa indicato (dalla giunta Illy) come unico in regione, a Udine. Ci fu un vero putiferio di reazioni. Con un retroscena allora rimasto dietro le quinte: «Andai dal presidente Illy con una lettera in mano - racconta il direttore degli ospedali, Franco Zigrino - e gli dissi: se lei fa questa cosa io le consegno le mie dimissioni». Illy restò sorpreso e perplesso, rinnovò la fiducia e non fece alcun «center».
Zigrino minaccia di ripescare dall’archivio quella lettera e di portarla ora a Tondo, e Lupieri rincara: «Si sono appena costruite sale operatorie nuove, altre 13 sono in lavoro, come si può andare in senso opposto con la programmazione? Non vorrei - conclude - che a pensare male si facesse bene, e cioé che si voglia spingere per portare l’alta specialità a Udine mirando sul nuovo ospedale in costruzione e ripetendo di nuovo che Udine ha più abitanti, sono discorsi già sentiti: è preoccupante sentirli di nuovo».
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