Il pressing sul governo per rivedere i patti fiscali incassa in Consiglio Fvg il sostegno bipartisan
TRIESTE Chiede unità, Massimiliano Fedriga. E la ottiene con un dibattito non troppo polemico in aula e la condivisione di un ordine del giorno sulla richiesta a Roma di rivedere i patti finanziari alla luce dell’emergenza Covid-19. Una questione cruciale visto che il dettato dell’ultima intesa, il Fedriga-Tria del febbraio 2019, impone al Friuli Venezia Giulilaa di versare allo Stato nel biennio 2020-21 ben 1.267 milioni. Troppi di fronte al crollo delle entrate che, rende noto il governatore, è stimato in 700 milioni per quest’anno.
«Dobbiamo essere uniti su queste battaglie - le parole di Fedriga in apertura di seduta a Trieste, 70 giorni dopo la positività di Igor Gabrovec -: senza la revisione dei patti, non saremo in grado di affrontare le criticità provocate dall'emergenza prima sanitaria e ora anche economica».
Il presidente insiste quindi su una difesa dell’autonomia da portare avanti trasversalmente: «Mettiamoci tutti dalla stessa parte della barricata». E, al di là di qualche punzecchiatura e dell’astensione dei due consiglieri dei Cittadini sull’odg, incassa la risposta auspicata. Frutto di una mediazione cercata negli ultimi giorni e raggiunta in particolare con il capogruppo del Pd Sergio Bolzonello che, al termine della riunione dei capigruppo, porta all’accordo su un mandato al governatore «a proseguire ogni più opportuna interlocuzione con il governo e che le ragioni della specialità possano essere difese raggiungendo intese che, sotto il profilo finanziario e di bilancio, garantiscano la possibilità di svolgere il mandato che, costituzionalmente e ai sensi dello Statuto le è proprio».
Nessun riferimento all’importo dell’auspicato “sconto” da concordare con Roma. L’importante, per adesso, è trasmettere unità. «Oggi sono ancora più orgoglioso di essere alla guida di questa grande comunità – afferma Fedriga dopo il voto –. Voglio ringraziare l'intero Consiglio regionale che, nella diversità delle sensibilità politiche, ha trovato una soluzione in grado di unire in Fvg. Noi non chiediamo a Roma risorse aggiuntive per affrontare l'emergenza economica, ma di bloccare il trasferimento delle nostre compartecipazioni per garantire l'attività ordinaria. Solo in questo modo potremo avere la certezza di compensare le minori entrate causate dall'epidemia».
Nel commento di Bolzonello, la sottolineatura della «responsabilità» del gruppo Pd, ma anche la convinzione di un obiettivo centrato: «Il dato politico è che da un iniziale aut aut sulla firma di un documento, su nostra richiesta il presidente Fedriga è venuto in aula per confrontarsi e costruire un'azione condivisa: il risultato è una Regione unita, non sul presupposto di un ultimatum, ma su una base comune». Dopo di che, prosegue il capogruppo dem, «il Fvg si deve preparare a ridisegnare il proprio futuro per rispondere alle necessità di ripartenza post emergenza». «I risultati che potranno venire a vantaggio di famiglie e lavoratori da un nuovo patto finanziario con lo Stato – aggiunge il segretario Cristiano Shaurli – saranno anche merito del Pd. In un momento di estrema emergenza abbiamo scelto di stare dalla parte dei cittadini e delle istituzioni, non della visibilità dei partiti».
Approva anche l’autonomista Massimo Moretuzzo, ma già avvertendo che «va avviata una trattativa serrata con lo Stato e dunque è fondamentale che si istituisca subito un gruppo di lavoro interno alla Commissione bilancio per affrontare la partita con tutte le forze consiliari». Di unità di intenti parla anche il leghista Mauro Bordin: «Dobbiamo pensare a come tutelare famiglie, imprese, lavoratori e fasce più deboli della popolazione». E il gruppo forzista: «Bene che si instauri un clima collaborativo che porti a una posizione comune sulla quale instaurare una trattativa con il governo».
In mattinata, prima delle strette di mano, anche il M5s con Ilaria Dal Zovo aveva raccomandato la via del «confronto reale e non degli annunci», mentre Fratelli d’Italia, in serata, attacca i Cittadini, unici ad astenersi sull’odg: «È inaccettabile mercanteggiare il proprio voto per introdurre nel testo condiviso la richiesta di attivazione del Mes». —
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