Il presidente della Croazia “scivola” sul busto di Tito

L’Hdz denuncia Josipovic perché ospita nel suo ufficio l’effige del Maresciallo. Scoppia la polemica. Il capo dello Stato: «Ma io non lo sposto»
Il busto di Tito presente nell'ufficio del presidente della Repubblica di Croazia (Delo.si)
Il busto di Tito presente nell'ufficio del presidente della Repubblica di Croazia (Delo.si)

TRIESTE. Amato, odiato, comunque ingombrante. Josip Broz Tito continua ad agitare le coscienze dei popoli dell’ex Jugoslavia. Al punto tale da diventare una sorta di quinto incomodo (sono quattro i candidati) nella lotta per le elezioni presidenziali in Croazia che si terranno il prossimo 28 dicembre. Ma come ha fatto il defunto Maresciallo a invischiarsi nella contesa presidenziale croata? Galeotto, questa volta, fu il busto e chi lo portò nell’ufficio del presidente della Repubblica a Pantov›ak. Sì, perché il capo dello Stato uscente e candidato alla riconferma, Ivo Josipovi„ si è beccato una bella denuncia proprio perché vicino alla sua scrivania dove firma gli atti ufficiali dello Stato fa bella mostra di sè un busto in marmo di Josip Broz Tito.

Orbene il famoso avvocato croato Vladimir Gredelj, già legale dell’Hdz, il partito di centrodestra fondato dal defunto e primo presidente della Croazia indipendente Franjo Tudjman, ha sporto denuncia contro Ivo Josipovi„ perché, così nella denuncia riportata dal quotidiano lubianese Delo, il presidente croato in carica «si scambia occhiate e civetta con la personalità di Tito e con i suoi crimini e così facendo annuncia la sua riabilitazione».

E l’avvocato Gredelj va giù duro in quanto chiede che il Tribunale punisca Josipovi„ con il carcere e conclude la sua denuncia sostenendo che «avere il busto di Tito nell’ufficio presidenziale è anticostituzionale mentre lui (Josipovi„ ndr.) prende anche la paga di capo dello Stato». Insomma a Josipovi„ viene imputata una sorta di apologia di reato mista a una specie di culto della personalità di brežnjeviana memoria. Per dovere di cronaca precisiamo che la “famigerata” statua di Tito è stata portata negli uffici presidenziali del Pantov›ak già dal primo presidente croato, Franjo Tudjman e che ha resistito al suo posto anche durante la presidenza Mesi„ e adesso durante quella di Josipovi„.

È chiaro che la vicenda sta diventando un argomento della campagna elettorale per le presidenziali che sta imboccando oramai la dirittura finale. Ma ben si incanala in quel filone di “lustracija”, ossia di epurazione, del passato comunista della Croazia ripreso ultimamente dalla destra dell’Hdz contro la presunta volontà della sinistra di, come sostiene il leader Hdz Karamarko, «trasformare il criminale Tito in un antifascista alla Charles De Gaulle». Il candidato di estrema destra Milan Kujundži„ ha liquidato il tutto con poche ma emblematiche parole: «In forno con il busto di Tito e gli ultimi simboli del totalitarismo». Più “politically correct” la candidata del centrodestra, la fiumana Kolinda Grabar Kitarovi„ la quale ha affermato che se sarà eletta presidente della Repubblica sicuramente farà togliere dall’ufficio il busto del Maresciallo. E Josipovi„? Un po’ ha sorriso, un po’ ha meditato su quanto stava accadendo per quel busto di Tito che nella quotidianità quasi non sapeva di averlo in ufficio. Poi l’orgoglio del presidente: «Il busto rimane lì dov’è - ha dichiarato - a meno che le istituzioni non decidano diversamente».

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