Il presidente D’Agostino rompe il silenzio dopo le proteste al porto di Trieste. E sul futuro: «Fondi Pnrr a bilancio: si parte»

La prima intervista dopo le minacciate dimissioni: «I lavoratori hanno risposto, ma col Clpt non dialogo»
Diego D'Amelio

TRIESTE «Sono tre mesi che non apro bocca». Il silenzio di Zeno D’Agostino dura dai giorni della protesta no Green pass, ma il presidente dell’Autorità portuale rompe il riserbo, perché «c’è una nuova normalità da gestire». È la normalità che segue il disconoscimento del Clpt e la conferma dei fondi del Pnrr, che da ieri l’Autorità portuale può cominciare a spendere. D’Agostino parla di questo e dell’attualità più stringente, definendo non prioritaria la galleria ferroviaria in Carso e confermando la ricerca di alternative alle Noghere per il nuovo laminatoio.

Intervistato su Telequattro da Ferdinando Avarino e Omar Monestier, D’Agostino annoda il filo dove si era interrotto: «Abbiamo perso sei mesi – dice – e siamo finalmente tornati ad una diversa normalità in cui vanno affrontate tutte le situazioni che erano in ballo a settembre. Non mi sono dimesso – spiega – perché ho avuto la legittimazione dal basso che chiedevo, a prescindere da quei quattro signori che ce l’avevano con me». In quei giorni D’Agostino è andato sott’acqua: «Non si parlava più del porto. Mi sono gestito le emergenze in silenzio».

Silvano Trieste 2022-01-27 Telequattro, Monestier e Avarino intervistano D’Agostino
Silvano Trieste 2022-01-27 Telequattro, Monestier e Avarino intervistano D’Agostino

Ora c’è «la diversa normalità: non ho rapporti col Clpt, in questo momento parlo con i lavoratori. Ora si fa quello che si deve fare e auguri».

L’Autorità ha appena diffuso i dati del 2021: «I container hanno sofferto più di tutti – dice il presidente – tra proteste, false malattie e poi i veri malati di Covid. Ma i container torneranno a crescere, i ro-ro vanno benissimo e i treni crescono anche senza i 1.700 convogli che faceva la Ferriera fino al 2019, perché è cresciuto tutto il resto».

Quanto alle sfide per il 2022, D’Agostino racconta che «il Comitato di gestione del porto ha appena fatto la modifica di bilancio necessaria a introitare i 416 milioni del Pnrr». Fuori dal tecnicismo, significa che da adesso l’Authority potrà cominciare a spendere i fondi del Recovery: «Sono partiti i primi bandi per la progettazione di alcune opere e abbiamo affidato la realizzazione del cold ironing a Monfalcone». Gli assi sono quelli ormai ampiamente annunciati: «Allungamento del Molo VII con la possibilità di ospitare navi fino a 18 mila Teu, sviluppo della Piattaforma logistica per attrarre entrambe le grandi alleanze globali dei container e realizzazione del terminal ungherese».

Il laminatoio delle Noghere intanto è saltato: «Non si fa più lì e credo non sarà più fatto dalle parti di Trieste, ma non esiste solo Trieste in regione». Sull’industria D’Agostino ha le idee chiare: «Abbiamo costruito un territorio con porto, ferrovia, zone logistiche e industriali. Nel mondo si sta rilocalizzando la produzione per l’accorciarsi delle catene logistiche. Abbiamo gli esempi di Bat e Mitsubishi. C’è tanto interesse e possiamo scegliere».

Allo stesso tempo, il manager evidenzia come per lui «bucare il Carso al momento non è prioritario». Il riferimento è alla galleria per la velocizzazione del binario Trieste-Mestre: «A me non viene spontaneo – chiosa D’Agostino – non pensare a grandi infrastrutture ma recuperare ciò che c’è. Rfi sta lavorando in modo egregio sulla parte tecnologica e c’è grande possibilità di crescere investendo su quello che esiste». —

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