Il presidente croato critica l’Ue: «Fuori da Schengen, è ingiusto»

Dura presa di posizione di Milanović. Il premier Plenković aggiusta il tiro: forse entriamo nella prima metà del 2022
Mauro Manzin
Zoran Milanović
Zoran Milanović

ZAGABRIA È da tempo che brontola come una vaporiera lanciata a forte velocità verso il nulla e stavolta la rabbiosa esternazione il capo dello Stato della Croazia, Zoran Milanović l’ha riservata al processo (lungo) di adesione di Zagabri a all’Area Schengen.

«Non è giusto che alla Croazia venga chiesto di difendere i confini dell'Europa quando allo stesso tempo non la si vuole ammettere nelle zonaSchengen», ha tuonato Milanović, accusando l'Unione europea di essere «disonesta» e di «procrastinare e rimandare» la decisione sull'ingresso del suo Paese nell'area di libera circolazione delle persone. «Si continua a prorogare il via libera, mentre alla Croazia si chiede di comportarsi ai confini come se fosse tra le prime quattro squadre della Serie A», ha dichiarato il presidente croato, affermando che per questo il Paese è stato messo in una posizione svantaggiata. «Se la polizia croata - ha spiegato - non tiene sotto stretto controllo i propri confini, che sono anche i confini esterni dell'Ue, la si biasima di essere pigra e inaffidabile, se invece svolge bene il proprio compito e a volte nel farlo ci sono degli eccessi, allora le si punta il dito contro». Milanović si è indirettamente voluto riferire alle molte accuse contro la polizia croata per abusi e violenze contro i migranti, che negli ultimi anni le vengono mossi dalla stampa internazionale e dalle associazioni che si battono per la difesa dei diritti umani.

E fin qui sta l’ira dello stromboliano Milanović forse dettata anche dalla volontà di assicurarsi con una buona manciata di populismo il consenso dei croati. Ma dove stanno la politica e la diplomazia? Il punto nave lo ha fatto pochi giorni fa a Bruxelles il premier Andrej Plenković. «Innanzi tutto segnaliamo che siamo pronti per Schengen, che vogliamo che l'Ue sia protetta dalla migliore protezione alle frontiere esterne dell'Unione - ha affermato in calce al penultimo Consiglio europeo - e in questo caso alle frontiere greco-turche e bulgaro-turche. In questo modo, ci sarebbero meno problemi con l'immigrazione illegale sulle rotte del Mediterraneo orientale e dei Balcani occidentali».

Il primo ministro ha sottolineato che la Croazia ha notevolmente migliorato la protezione tecnica del confine, ha investito in modo significativo, a cui hanno contribuito anche fondi dell'Unione europea, e che 6.500 agenti di polizia croati sono stati alla frontiera giorno e notte per diversi anni. «Penso che si stia lentamente guadagnando lo slancio per raggiungere una decisione a livello di Consiglio - ha sostenuto il premier - la Commissione europea e il commissario Johansson (Ylva Johansson, commissario agli Affari interni ndr.) hanno ripetutamente sottolineato che la Croazia ha soddisfatto tutti i criteri tecnici per Schengen». «Non c'è nessun nuovo atto che la Commissione dovrebbe preparare o presentare al Consiglio - ha precisato Plenković - ma ora è una questione di consenso politico in seno al Consiglio che la questione si muova verso una decisione e la Slovenia, che detiene la Presidenza, ci dà un forte sostegno». « Secondo me - ha azzardato Plenković - i colloqui durante la presidenza slovena, e poi quella francese, dovrebbero essere fondamentali per raggiungere l'obiettivo strategico della Croazia, che è l'adesione all'area Schengen». Quindi nel primo semestre del 2022.

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