Il premier sloveno Šarec: no Croazia in Schengen e stop alle squadre paramilitari

Rispondendo al question time il premier ha definito la legislazione del Paese troppo permissiva, mentre Zagabria non riesce a gestire il flusso degli immigrati

LUBIANA La Slovenia dice di no alla nascita di gruppi paramilitari, e lo conferma al suo più alto livello. Ieri, infatti, durante il question time il primo ministro Marjan Šarec ha chiaramente espresso il divieto da parte del governo nei confronti del proliferare di gruppi che vogliono pattugliare i confini con la Croazia per bloccare il flusso degli immigrati clandestini. Croazia che per il premier non è ancora matura per l’ingresso in Schengen.

Ricordiamo che è di qualche giorno fa la nascita della autoproclamata Guardia del Litorale che si affianca così allo storico gruppo della Guardia della Stiria il cui capo è già stato condannato per comportamenti contro la Costituzione della Slovenia.

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L’interrogazione sulle guardie paramilitari è stata posta dal deputato dei socialdemocratici (coalizione di governo) Predrag Bakovič. Ferma la risposta di Šarec. Tali strutture stanno danneggiando la reputazione del Paese, ha sostenuto il premier precisando che «la polizia controlla i membri di queste formazioni quando la legge lo consente». «Sappiamo dove sono queste persone - ha detto - e dove si stanno muovendo, ma non possono essere multati fino a quando non hanno fatto qualcosa di incompatibile con la legge in vigore».

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Pertanto, Šarec ha chiesto al ministero della Giustizia di preparare quanto prima modifiche al codice penale e alla legislazione sui reati proprio per rendere la nascita di questi gruppi vietata dal punto di vista normativo. Secondo Šarec, la domanda da porsi è: «Cosa vogliamo in Slovenia? Quando avevamo nel nostro codice l’identificazione delle targhe, cosa che tutti i paesi hanno - ha proseguito il premier - il Commissario per l'informazione ha ricusato tale norma». «Molte altre norme sono state cancellate, alcune anche relative alle perquisizioni domiciliari, quindi non dovremmo sorprenderci nel constatare che la nostra legislazione è alquanto benigna».

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Šarec ha anche precisato che, durante l’ultima riunione del Consiglio di sicurezza nazionale , il ministero della Giustizia e quello degli Interni sono stati incaricati di modificare la legislazione in modo tale che «in quanto a formazione di gruppi paramilitari, detto alla casalinga, non ce ne sia per nessuno».

Per quanto riguarda i migranti clandestini, tuttavia, Šarec ha sottolineato che «il problema va individuato nel cattivo controllo del confine tra Croazia e Bosnia-Erzegovina e coloro che ci incolpano per aver difeso i loro confini oggi accoglierebbero immediatamente la Croazia a Schengen».

Anche il ministro per la Sicurezza della Bosnia-Erzegovina, Dragan Mektić ha ritenuto Zagabria ancora immatura per l’ingresso nell’Area senza confini dell’Ue non fosse altro per il modo violento in cui respinge gli immigrati. —


 

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