Il prefetto vieta lo sfollagente per i vigili

Lettera di Alberti a Cisint che voleva acquistare i “tonfa”. Ammesse armi lunghe e sciabole. Agenti dotati di spray anti-aggressione
Bonaventura Monfalcone-20.02.2017 Lettera per Fincantieri-Sindaco Cisint-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-20.02.2017 Lettera per Fincantieri-Sindaco Cisint-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Si aspettava l’altolà, ma in assenza di comunicazioni dai piani alti era pronta all’immediato acquisto in stock, «a costo di rischiare l’irregolarità amministrativa». Invece lunedì la mossa di Anna Cisint, sindaco di Monfalcone, è stata stoppata via missiva dal prefetto Isabella Alberti, che nero su bianco ha sentenziato che il tonfa non s’ha d’acquistare. E non per una questione d’azzeccagarbugli, bensì perché la legge – nella fattispecie il decreto ministeriale datato 4 marzo 1987, numero 145 – esprime limpidamente quali sono le tipologie di armamento utilizzabili dalla Polizia municipale e tra queste il bastone con impugnatura non figura. Ci sono invece la pistola, l’arma lunga per i servizi di polizia rurale e perfino la sciabola per le prestazioni di rappresentanza. Ma niente “manganello”.


Pur essendo ritenuto comunemente uno strumento d’offesa “soft”, per la principale funzione di distanziatore, che consente di frapporre uno spazio tra utilizzatore ed aggressore, «il tonfa – scrive Alberti –, in quanto assimilabile allo sfollagente, costituisce di fatto un’arma propria, il cui utilizzo è riservato alle sole forze e corpi armati dello Stato». Ergo, conclude il prefetto, «si deve escludere che il predetto strumento possa essere fornito in dotazione alla Polizia locale». Pietra tombale, dunque, sulla richiesta con nota formulata dall’amministrazione lo scorso 1° giugno di dotare i vigili del Comune di Monfalcone del bastone-distanziatore, peraltro sollecitato da una parte dei rappresentanti dei lavoratori. Tonfa che, ricordiamo, a un’abbondante ventina di chilometri dalla città dei cantieri è normalmente utilizzato dagli agenti della Municipale di Trieste. Paradossalmente (dal punto di vista del sindaco) i vigili potrebbero andare a spasso con una canna, lunga o corta, ma non col nero bastone.


Così, la scorsa settimana, all’uscita dal periodico tavolo del Comitato per la sicurezza e ordine pubblico convocato a Gorizia, Cisint commentava: «Abbiamo chiesto di poter acquistare i tonfa per i nostri agenti e se la risposta sarà che non è di competenza dell’organismo dirimere la materia procederò con l’acquisto in stock dell’armamento». «Meglio tutelare i nostri uomini su strada che esser matematicamente certi di aver adottato procedure amministrative regolari al 100%».


Lunedì, invece, la doccia fredda sugli intenti dell’amministrazione, con la comunicazione siglata dal prefetto Alberti. E una Cisint non troppo allineata e costretta a correggere l’indirizzo (non comprerà più lo stock), ma non a mollare la battaglia per il tonfa: «Prendo atto della nota, tuttavia trovo paradossale che un vigile possa andare a spasso con un’arma da fuoco e non con un bastone distanziatore». «Ritengo importante – prosegue il sindaco – garantire ai nostri agenti che vi siano strumenti di tutela dell’incolumità o a deterrenza della violenza. Ringrazio dunque il prefetto per la tempestiva risposta, ma adesso intraprenderò tutte le verifiche ministeriali». «Ho già parlato – aggiunge – con Massimiliano Fedriga affinché svolga un’interrogazione parlamentare sul punto. È chiaro che deve essere data disponibilità ai vigili di strumenti meno pericolosi della pistola».


Attualmente l’organico di 28 agenti può contare, in caso di intervento particolarmente complesso, solo sullo spray anti-aggressione. In quattro anni, a Monfalcone, il dispositivo è stato concretamente usato in una sola occasione. Più spesso risulta sufficiente esibirlo a scopo dissuasivo. «Io – conclude Cisint – questa posizione legislativa proprio non la capisco: pare assurdo che si possa consegnare una pistola a un vigile e non un tonfa. Reputo importante che la Municipale abbia un armamento adeguato al servizio, notturno e diurno. Se formato, un agente dovrebbe poter usare l’arma più soft». Non è la prima volta, comunque, che Cisint e prefetto, nei rispettivi ruoli, si trovano a non convergere. A marzo, dopo la morte del capocantiere Šinisa Brankovic a Panzano, il sindaco in testa a un corteo di operai, aveva invocato subito un tavolo con Alberti per varare il protocollo di legalità 2.0. Ma la risposta dell’istituzione, in verità colta di sorpresa dalle parole, non avendo fino a quel momento ricevuto lo straccio di una richiesta, era stata fulminea: certo che il tavolo si farà, purché arrivi un sollecito in tal senso.


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