Il prefetto di Trieste: «Non c’è più posto per i profughi in Fvg»

Parla Francesca Adelaide Garuffi: «I dati del Viminale vanno aggiornati. Per ora non ci saranno richieste»
Un gruppo di profughi
Un gruppo di profughi

TRIESTE. Il linguaggio è diplomatico ma, in sostanza, il concetto è questo: il Friuli Venezia Giulia al momento non ha più posto per accogliere altri profughi. Un messaggio che Prefettura e Regione stanno cercando di indirizzare in tutti i modi al ministero dell’Interno ora che, in previsione dei prossimi flussi migratori, servono nuovi spazi. E anche il Fvg è chiamato a fare la sua parte. A conti fatti, ripercorre il Prefetto Francesca Adelaide Garufi, alla regione spetterebbero 132 persone. Ma a Roma hanno calcolato la disponibilità su dati sottodimensionati. «Ho parlato con gli uffici del ministero – spiega Garufi – affinché venga corretto il dato che ci riguarda. Credo che non abbiano tenuto conto di tutti gli arrivi di agosto. Quindi per ora non ci domanderanno un’altra quota, ma in seguito sì. Si tratta di 132 persone in più per il Friuli Venezia Giulia, da quanto leggo».

La decisione del Viminale sulle ripartizioni territoriali talvolta si scontra con un problema di comunicazione: alla capitale risulta un determinato numero di rifugiati già accolti, mentre in realtà ce ne sono ben di più. Molto semplicemente perché gli arrivi non si arrestano e quindi il report di una settimana non vale più per quella dopo. Tanto più per una regione di frontiera. Il sistema funziona così: la percentuale che spetta al Friuli Venezia Giulia è il 2,19% del totale, stando a quanto stabilito nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni. In termini assoluti si tratta di 2.500 persone grosso modo, mentre fino a circa otto mesi fa, sui complessivi 64 mila profughi in Italia, la regione si era trovata a gestire tre le 1.700 e 1.800 unità. Ad oggi, tra Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone, siamo già a quota 2.900. Quindi 400 in più sui 2.500 che erano stati accertati alla data dell’11 agosto. Ma nel frattempo la regione ha dovuto fare i conti con nuovi arrivi, mentre a Roma erano rimasti al dato precendente. Di qui il pressing romano sul Friuli Venezia Giulia.

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«Il Dipartimento ministeriale ha esortato il Paese a prepararsi per altri 22 mila, provenienti sia dagli sbarchi al Sud che attraverso le frontiere. A noi toccherebbero altri 500 (ma alla Prefettura ieri risultavano 132, ndr) anche se siamo oltre di 400 proprio perché il ministero era fermo a un numero ormai vecchio. Adesso la prefettura di Trieste – conferma Torrenti – sta cerando di far considerare al ministero dell’Interno i numeri degli arrivi in tempo reale. Posso dire che al momento non ci attendiamo altri rifugiati e se il ministero torna a chiederci altra disponibilità, diciamo che siamo sopra di 400. Lo farà presente proprio il prefetto – ribadisce l’assessore – perché concretamente siamo già pieni. Riteniamo – diceva Torrenti già qualche giorno fa in Consiglio regionale rispondendo a un’interrogazione di Forza Italia – di non dover essere soggetti a obblighi di solidarietà nazionale».

La Regione, oltre alle strutture di Caritas e di altre associazioni e onlus che operano nel settore, potrà avvalersi anche del contributo delle singole diocesi. L’appello di Papa Francesco dello scorso fine settimana ad aprire le parrocchie è stato infatti subito raccolto dai quattro vescovi del Friuli Venezia Giulia che, a loro volta, si sono rivolti ai parroci. Nelle singole chiese è in corso una mobilitazione che coinvolge anche e soprattutto le famiglie pronte a mettere a disposizione alloggi e appartamenti sfitti.

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