Il prefetto di Trieste Garufi: l’esodo ci sfiorerà Gorizia il fronte più esposto

Vertice al Viminale domani con i dirigenti delle polizie di frontiera. Sarà fatta un’analisi degli scenari di criticità. In allerta le forze dell’ordine sul confine con la Slovenia. Aumentato il numero di agenti
Migranti al confine tra Croazia e Slovenia
Migranti al confine tra Croazia e Slovenia

TRIESTE. «I flussi di profughi che stiamo vedendo in queste ore in Croazia e Slovenia lambiranno soltanto il Friuli Venezia Giulia: le vie del loro esodo non passeranno per l'Italia. Comunque ci stiamo ancora attrezzando per un possibile incremento di rifugiati nelle nostre terre». Francesca Adelaide Garufi, prefetto di Trieste, smorza, almeno a parole, l'allerta di queste ultimissime ore sull'ondata di profughi che dalla rotta balcanica stanno affluendo velocemente dalla Croazia verso la Slovenia. Le immagini e le notizie che arrivano dall'Ungheria, per la Garufi, non mutano lo scenario. «Il flusso ora si è arrestato in Croazia e se non si passa verso l'Ungheria, una volta in Slovenia, la strada presa è quella direttamente verso l'Austria, una delle mete preferenziali dei profughi assieme alla Germania e ai paesi del Nord Europa. L'Italia? Noi siamo molto a ovest rispetto alle loro rotte. Almeno, sino a oggi, questa è la situazione che ci si sta presentando. Poi, certo è che le cose potrebbero cambiare, ma noi siamo pronti».

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L'assessore Gianni Torrenti

Infatti alla Polizia di Frontiera qualcosa si sta muovendo. Negli scorsi giorni era già arrivata la notizia che le forze dell'ordine sull'ex confine con la Repubblica di Slovenia erano stati messi in allerta. «Nelle ultime settimane il numero di poliziotti è stato sensibilmente aumentato – spiega Garufi -. Ad ogni modo i dirigenti delle Forze di Polizia di Frontiera sono state convocate a Roma per una messa a punto tecnico-operativa. Vedremo quali misure verranno adottate. Da lì forse potrebbero esserci degli sviluppi sul presidio dei confini».

Il vertice si svolgerà nella mattinata di domani al Viminale: convocati dal Ministero dell'Interno sia i questori che i dirigenti della Polizia di Frontiera, dalla Stradale alla Polfer, delle aree di confine del Friuli Venezia Giulia (Trieste, Gorizia e Tarvisio). L'incontro verterà sulle analisi dei possibili scenari di criticità dovuti al forte e ferreo respingimento degli immigrati da parte dell'Ungheria che di fatto potrebbe creare una nuova rotta dei profughi che potrebbero non solo lambire i confini italiani come ritenuto sino a ieri.

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Il capannone di via Rio Primario adibito a dormitorio (foto Lasorte)

Ad ogni modo più che Trieste pare che il fronte più esposto al percorso dei migranti possa essere Gorizia, una via d'accesso più strategica con l'ottica di proseguire poi verso la Germania e il nord Europa. Ma sino a ieri la situazione era ancora sostanzialmente di stallo. Solo ipotesi, dunque.

Per quanto riguarda la situazione attuale nella provincia di Trieste il sistema di accoglienza è attivato su dei numeri che si aggirano attorno ai 700 profughi. «Trieste non è satura, ma le strutture messe in piedi per ospitare i profughi sono al limite della capienza. Motivo per cui abbiamo deciso di ampliare la rete di accoglienza con la decisione di ripristinare l'ex caserma della Polizia di Frontiera in località Lazzaretto, a Muggia. Ma potrebbe non bastare», puntualizza il prefetto. Ecco quindi che dalla Prefettura è stato chiesto esplicitamente al sindaco di San Dorligo della Valle Sandy Klun di attivarsi per trovare spazi pubblici o privati per ospitare altri profughi.

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Profughi nei pressi di Zagabria

«Mi ha promesso che lo farà – assicura Garufi – anche perché a Trieste e in provincia tutti stanno offrendo il loro contributo. Sgonico era già pronta con la ex stazione di Prosecco, ora abbiamo interpellato San Dorligo». Ma oltre alle strutture pubbliche pare proprio che la soluzione dei privati sia il prossimo step da seguire per incrementare la rete di accoglienza. «Alberghi, camping o appartamenti privati, che durante i mesi più freddi lavorano di meno, potranno essere la soluzione alternativa alle strutture pubbliche – ribadisce Garufi –. Anche qui auspico che vi sia un'attiva collaborazione e che chi è interessato si faccia avanti». Insomma, in regione, come sottolineato anche dall'assessore regionale alla Solidarietà Gianni Torrenti, la situazione pare sotto controllo, ma allo stesso non vuole essere sottovalutata. Sicuramente, risposte maggiori sul futuro dei profughi e quindi sul ruolo che potrà occupare il Friuli Venezia Giulia in questa partita arriveranno dal vertice straordinario dei capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea in programma il 23 settembre.

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