Il prefetto di Gorizia Vittorio Zappalorto: «Fincantieri apra i cancelli alle forze dell’ordine»
MONFALCONE. Si riparte per forza da lì, dal protocollo di legalità. Che nella sua versione 2.0, per il prefetto di Gorizia destinato a Udine, non può prescindere dalla «trasparenza». Vittorio Zappalorto, figura istituzionale che ha lavorato e ancora lavora per arrivare a un aggiornamento del patto tra Fincantieri e territorio, lo dice apertamente.
Prefetto Zappalorto, cosa le sono sembrate le parole di Rosy Bindi dell’Antimafia su Fincantieri?
Sull’azienda preferisco non dire nulla. Non mi esprimo perché si tratta di una questione ancora aperta e non voglio influenzare le cose.
E della puntata dell’Antimafia in FVG?
È una visita che la commissione parlamentare sta facendo in tutte le regioni del Nord, compresa la nostra. Abbiamo fatto presente, tutti quanti, che non ci sono infiltrazioni che riguardano aziende pubbliche o enti locali, risultate completamente immuni. Diciamo che il fenomeno da noi non è grave così come in Emilia, in Veneto o Lombardia. Ma ci sono dei segnali, che noi abbiamo, che ci inducono a drizzare le antenne.
Per esempio?
Per esempio segnali di comunità, tipo quella che si è stabilita a Monfalcone, di napoletani che portano qui certamente le loro virtù, come la simpatia e la cordialità, però a volte denotano anche degli usi che sono estranei alla nostra mentalità. Ci sono delle sentenze sul caporalato o sull’esercizio dell’usura. Insomma si sono accese delle spie, verso le quali noi dobbiamo continuare a vigilare.
A Monfalcone si hanno questi fenomeni?
Esclusivamente a Monfalcone.
Si è trattato a suo dire di fatti sporadici o continui?
Di questi fatti avete scritto anche voi sul giornale con le condanne in ordine al processo sul caporalato. In riferimento invece all’usura, abbiamo riscontrato qualche situazione.
Avete riscontrato anche casi di “pizzo”?
C’è anche qualche cosa di racket... Sono comunque tutte situazioni connesse al mondo del lavoro e agli appalti. Tutti fenomeni che derivano dalla presenza del cantiere. Uno dei più grandi d’Europa, e anche per questo è impossibile che lì non si verifichi proprio nulla. Perché si tratta di attività, tra virgolette, abbastanza normali, ovverosia compatibili con la presenza di un grande cantiere.
Un aggiornamento del patto di legalità quali aspetti dovrebbe focalizzare?
Ci dovrebbe essere una qualche clausola sull’accesso al cantiere, per agevolarlo. E andrebbe reso più trasparente il ciclo produttivo, cioè l’orario osservato dai lavoratori.
Quello sull’accesso è un tasto su cui ha premuto Bindi, ma come si traduce alla Fincantieri?
Col fatto che si possa entrare senza preavviso.
Cioè senza mandato di perquisizione?
Non c’è bisogno del mandato di perquisizione: l’accesso ai cancelli deve essere libero. Perché vi sono delle autorità che sono preposte al controllo e lo svolgono come normale attività, dunque non ci deve essere l’autorità giudiziaria ad autorizzare o meno. I carabinieri vanno a fare un’attività di routine dentro il cantiere.
E attualmente ciò non avviene?
Avviene, avviene. Ma non sulla base di un protocollo, cioè di una sequenza di azioni organizzate e predecise o preaccordate. Faccio un esempio: se i carabinieri arrivano alla Fincantieri e trovano il cancello chiuso, devono suonare il campanello per entrare.
Dunque si tratterebbe di rimuovere questi ostacoli?
E anche di dire dove sono le lavorazioni, di modo che i carabinieri vadano direttamente sul luogo, invece di girare mezza giornata dentro al cantiere. Cioè si tratta di agevolare il controllo.
Pensa che si otterranno queste cose?
Non lo so, ma spero di sì. Io lavorerò affinché si possano attuare.
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