Il popolo dei dj Fvg contesta Fedriga: "Se ne andranno tutti in Veneto"
TRIESTE «Ci ritroveremo con eventi e discoteche aperte in Veneto e magari anche in Slovenia, mentre qui sarà ancora tutto fermo. La gente andrà in massa dove si potrà ballare e ci si potrà divertire. Un brutto colpo per il nostro mondo». Lo sfogo arriva da Sergio Fari, presidente di SRS Servizio Ricreativo di Sistiana Srl. Ma è tutto il mondo della musica a Trieste, e nel resto del Friuli Venezia Giulia, ad essere sul piede di guerra contro la chiusura dell’universo delle discoteche e del divertimento in generale, uno degli ultimi ancora costretto allo stop.
Una protesta, va detto, che nelle ultime ore pare aver fatto breccia. La Regione infatti inizia a valutare la riapertura delle discoteche, che tuttavia non sarà prevista nell’ordinanza “apri tutto” che la giunta conta di firmare il 3 giugno. In Friuli Venezia Giulia non c’è la volontà di accodarsi al Veneto e ripartire già da questa settimana, ma l’intenzione di considerare una ripartenza nella seconda metà di giugno, qualora l’andamento della curva dei contagi continui a essere quello attuale. La decisione del governatore veneto Luca Zaia (ex pr nelle discoteche) mette tuttavia pressione al collega Massimiliano Fedriga, che si è dato un paio di settimane per pesare gli effetti dell’allentamento del lockdown prima del via libera ai locali.
Piena sintonia con Venezia c’è invece sul nuovo utilizzo delle mascherine: nell’ordinanza di mercoledì la Regione si limiterà probabilmente a richiamare l’ultimo dpcm, che non ne prevede l’uso all’aperto. La giunta specificherà che la mascherina sarà obbligatoria solo al chiuso e nei casi in cui non sia possibile garantire il distanziamento: sì alla mascherina al supermercato, insomma, ma nessun obbligo in un bar vuoto.
Tornando al mondo della notte, nell’attesa della decisione di Fedriga gli addetti ai lavori non nascondo l’insofferenza e chiedono di poter ripartire con i dj e le serate musicali nei locali. «Se il Veneto si rimetterà in moto su questo fronte, organizzando eventi, magari con ospiti importanti, e una movida interessante - prosegue Fari - tutti andranno lì. In massa. Se ci fosse un nuovo rischio di contagi, non sarebbe una mossa astuta. In più è qualcosa che si ripercuote negativamente non solo su Trieste, penso anche, ad esempio, a Lignano». Sulla stessa linea anche il dj Simon Adams.
«Vedo in città tanta gente stipata fuori da tanti locali, non capisco come mai non ci siano problemi, ma per l’intrattenimento musicale sì. Un’assurdità. Tra professionisti del settore ci sentiamo continuamente. Attendiamo fiduciosi e siamo pronti a ripartire, con tutta l’attenzione e il rispetto delle regole. E aspettano di avere novità anche le località balneari della regione. La stagione estiva per noi inizia già ad aprile e finora siamo rimasti bloccati. Voglio sperare che Fedriga - sottolinea - alla fine prenda la stessa decisione di Zaia. C’è tanto fermento, c’è voglia di ballare. È giusto far ripartire anche noi. Siamo 400mila in Italia in questa categoria, finora dimenticata».
«Non ci sono solo le discoteche - commenta Stefano Rebek, organizzatore di serate nei locali cittadini -. Ad attendere di ripartire c’è un movimento ancora più grande che lavora soprattutto d’estate. Ad esempio i chioschi sul mare o tutti i locali dove c’è uno spazio all’ aperto. Cosa cambia rispetto a quello che stiamo vendendo in questi giorni? La città è piena alla sera, ci sono tante persone in giro tra i bar, tutti ormai escono e si sta tornando alla normalità. Riavviare il settore, vorrebbe dire anche far tornare al lavoro dj, organizzatori, security, promoter, tutte persone che da tre mesi non hanno introiti. E se si teme possano creare assembramenti, ben venga qualcuno che controlli. Ci sta anche la presenza di personale a monitorare la situazione, basta che ci sia la possibilità - ribadisce - di ricominciare». —
M.B.. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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