Il popolo degli uscenti che “snobba” il bis
TRIESTE A volte non ritornano. Strano ma vero, qualcuno tra i consiglieri comunali in carica non si ricandiderà. Le motivazioni sono le più varie: regole di partito, altre avventure politiche o professionali, la stanchezza. Oggi rivendicano i risultati ottenuti, si tolgono qualche sassolino dalle scarpe, si abbandonano all’amarcord. Non ci sarà ad esempio Roberto Antonione, ex candidato sindaco del centrodestra, oggi in Trieste popolare: «Chiusa anche questa - dice -. C’è chi parla di rinnovamento e poi non lo fa, io lo metto in pratica». Dice ancora: «Ho conosciuto persone perbene. Si va d’accordo più o meno con i singoli al di là delle appartenenze. Con Franco Bandelli e Iztok Furlanic siamo perfino andati a vedere la Juve a Torino».
Politicamente Antonione è stato «da subito un battitore libero»: «La scelta di rompere con Berlusconi tanti non la capirono allora. Forse è più chiara adesso». Non ci sarà nemmeno il pentastellato Stefano Patuanelli che di questi cinque anni rivendica la «sfida della credibilità»: «Dopo molta diffidenza iniziale, io e Paolo (Menis, ndr) ci siamo guadagnati il riconoscimento dei colleghi e degli uffici». Ma un grillino doc ha cambiato la sua idea dei politici dopo cinque anni a palazzo? «Spesso tempi e temi sono dettati da questioni che poco hanno a che fare con le esigenze dei cittadini. Non ho avuto sorprese positive, ma nemmeno negative: mi aspettavo esattamente questo». Patuanelli lascia «perché non posso sovrapporre per un altro lustro esigenze politiche e professionali. Non perché abbia altre ambizioni».
Saluta poi il capogruppo di Fds Marino Andolina, candidato sindaco a Muggia e faccia storica del consiglio: «Abbiamo sostenuto Cosolini lealmente, non fedelmente. Con il tempo la fiducia si è incrinata, soprattutto sul passaggio ad Hera e sulla vendita delle azioni: una mossa che ha trasformato in piazze di arenaria fondi destinati ai poveracci». Umanamente «l’amicizia si è incrinata quando Furlanic, miglior presidente di sempre, è stato messo in croce sulla questione del Primo maggio».
Se ne andrà anche Patrick Karlsen dei Cittadini per Trieste. Da ricercatore precario tenterà la fortuna in qualche concorso nazionale: «Lascio un’esperienza bella e utile. Ho capito la macchina amministrativa, spesso così opaca se vista dal di fuori». E dal punto di vista umano?
«Dei colleghi di destra ho imparato ad apprezzare il senso dell’umorismo. Le differenze di vedute rimangono tali ma è più facile discuterne». Fa un passo indietro Mario Reali, lo psichiatra ex Sel ora Trieste Adesso: «Ho 75 anni e mi sembra elegante continuare a lottare per i miei ideali in un altro modo». Lo scopo era «difendere il sistema sanitario», aggiunge: «Ora nella lista di Sel si presenta Alfio Stefanic che potrà farlo meglio di me».
Reali porta nel cuore «tanti colleghi con cui abbiamo lavorato su questi temi, penso a Roberto Decarli di Trieste Cambia e a Tiziana Cimolino del Pd». Se ne va anche il medico Daniela Gerin (Sel): «Non posso conciliare ancora lavoro e istituzioni. E poi c’è la spaccatura a sinistra: io auspico che nasca una forza alternativa al Pd, ma nel panorama odierno trovo difficile una collocazione».
Rivendicazioni? «Assieme al battagliero Marino Sossi abbiamo tirato a sinistra il Pd sul sociale e sull’ambiente, come nel caso del piano regolatore». Escluso per questioni di regolamento Paolo Bassi, l’ex Idv avvicinatosi al M5S: «Le regole del Movimento non consentono la mia ricandidatura. Lo so da gennaio, non è il massimo ma lo accetto - dice -. Ora lavoro per la vittoria di Paolo Menis».
Nel passaggio da maggioranza a opposizione ha cambiato idea su alcune persone, dice: «Ho scoperto che appartenenti a certe parti politiche non erano poi così negativi, mentre di altri più vicini a me ho visto la totale inconsistenza politica». Qual è il risultato a cui tiene di più? «Quand’ero in maggioranza riuscii a far abbattere gli emolumenti della dirigenza Acegas, facendo risparmiare mezzo milione annuo al Comune. Facessero tutti così». Noi non ci saremo, cantavano i Nomadi.
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