Il pneumologo Confalonieri: «Ai pazienti dico “fidatevi di noi”. Stress e fatica non ci fermeranno»

TRIESTE. «Non abbiamo neanche il tempo per pensare, è una corsa continua. Io devo elogiare la lucidità e la professionalità delle persone che lavorano con me: nessuno si tira indietro nonostante la fatica e lo stress». Marco Confalonieri, direttore della Struttura complessa di Pneumologia dell’Azienda sanitaria universitaria integrata Giuliano Isontina, ha visto il suo reparto “sdoppiarsi” con l’attività ordinaria rimasta all’ospedale di Cattinara e quella dedicata al Covid-19 al Maggiore nella palazzina degli Infettivi.
«La problematica principale di questa infezione è che può dare polmoniti gravi che pongono a rischio la vita del paziente. Abbiamo avuto il compito dall’Azienda di seguirle in un ambito protetto al quarto piano della palazzina degli Infettivi che prima era occupata dalla Dermatologia. Da questo virus - spiega Confalonieri - si può guarire e lo dimostrano i pazienti che sono arrivati da noi anche in condizioni molto precarie e che siamo riusciti a curare senza ricorrere all’intubazione».
Quello della Pneumologia è il reparto che sta a metà strada tra gli Infettivi, dove le persone affette da coronavirus vengono ricoverate, e la Terapia intensiva, dove vengono trasferiti se non riescono più a respirare e quindi hanno bisogno di essere intubati e aiutati dalle macchine. «Tutta l’attività - spiega Confalonieri - è stata programmata da Asugi con molto anticipo. Le scorse settimane abbiamo avuto numerose riunioni con i vertici e con altri reparti per programmare dei piani su diversi livelli in base a come poteva evolvere la situazione».
Nella Pneumologia il rapporto con i cittadini è sempre stato buono. «Ho sempre notato un livello di educazione e rispetto nei confronti dei medici che probabilmente è migliore rispetto ad altre parti d’Italia. In questo periodo mi sembra però che i generale ci sia una comprensione anche maggiore della complessità del momento. In molti hanno dovuto cambiare il loro stile di vita, e capiscono quanto noi medici, infermieri e Oss ci troviamo sotto pressione. È un periodo in cui mancano anche medici specialisti in Pneumologia: abbiamo fatto anche un concorso con 10 persone in graduatoria e, oltre a tre interni che sono stati stabilizzati, tutti gli altri hanno scelto le zone di origine. Diciamo che saremmo ben lieti di prendere personale se ci fossero delle disponibilità».
L’emergenza per il coronavirus rappresenta, nella sua drammaticità, anche un’occasione per tutto il sistema Trieste: «Stiamo lavorando tantissimo sulla ricerca - spiega il direttore - e lo stiamo facendo insieme a Icgeb, Sincrotrone e Area Science Park, per cercare degli antidoti anche per le polmoniti perché solamente facendo ricerca possiamo trovare le risposte giuste. In questa città ci sono le occasioni e, unendole, possiamo creare una vera e propria operatività nella ricerca che deve essere il punto di arrivo di una città universitaria dove si può creare un campus biomedico dedicato alla cure dei problemi respiratori». Il futuro vede a Cattinara anche la creazione di un nuovo reparto.
«Oggi per i pazienti la situazione è più difficile perché alla gestione dei problemi respiratori si aggiunge quella dell’isolamento visto che sono ospitati in stanze singole a pressione negativa (una situazione paragonabile a quella dei palloni dei campi da tennis, ndr) che inevitabilmente generano un senso di reclusione da cui deriva ulteriore stress. Un piano di Cattinara prevede una Terapia intensiva e sub intensiva respiratoria in un open space per curare adeguatamente i malati senza dare loro un eccessivo isolamento».
La sfida contro il Covid-19 è una novità assoluta anche per i medici. «Non era mai successo - spiega Confalonieri -. Cerchiamo di essere uniti tra di noi lavorando anche più ore dell’orologio visto che mancano specializzati in Pneumologia. In reparto abbiamo anche un nuovo coordinatore infermieristico ambulatoriale, Andrea Velenti, che è arrivato dalla Terapia intensiva e sta avendo un battesimo di fuoco al quale sta rispondendo alla grande, così come tutto il personale a cui devo un grande ringraziamento.
Quando il paziente vede medici, infermieri e Oss che lavorano con serenità si sente incoraggiato. Le malattie non sono belle per nessuno e quando sono gravi, come questa, ci possono essere momenti di sconforto e noi cerchiamo di fare il massimo per supportarli anche dal punto di vista mentale ».
Infine un accenno al periodo precedente allo scoppio dell’epidemia: «Nessuno in Italia poteva prevedere esattamente quello che è successo - conclude Confalonieri -, nessuno però potrà dire che l’Italia non era pronta, questo perché già alle prime notizie che arrivano dalla Cina abbiamo iniziato a confrontarci, non pubblicamente, per capire come affrontare ogni situazione».
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