Il pieno di benzina adesso costa meno che in Slovenia

Alcuni produttori hanno deciso di contribuire con uno sconto di 6 centesimi Ma c’è anche chi pratica il “last minute”: dalle 16 alle 19 prezzo d’oltreconfine
Di Gabriella Ziani
Un distributore di benzina a Roma in un'immagine d'archivio. Carburanti ancora più cari nei distributori italiani, con l'ondata di aumenti decisi da Esso, Ip, Q8, Tamoil e TotalErg, portando nel Mezzogiorno la benzina a punte massime di 1,611 euro al litro. ANSA
Un distributore di benzina a Roma in un'immagine d'archivio. Carburanti ancora più cari nei distributori italiani, con l'ondata di aumenti decisi da Esso, Ip, Q8, Tamoil e TotalErg, portando nel Mezzogiorno la benzina a punte massime di 1,611 euro al litro. ANSA

È la guerra dei centesimi. Mentre il mondo strattona migliaia di miliardi, qui all’estremo lembo una manciata di soldini mignon fa una enorme differenza e può salvare dal fallimento una intera categoria. Poiché i triestini si dimostrano assai tignosi sul pieno di benzina, e per un paio di euro di risparmio trovano gusto e pazienza di fare il pieno in Slovenia, finalmente anche le compagnie petrolifere hanno capito l’antifona. Al contributo regionale di 6 centesimi si è aggiunto adesso il contributo dei produttori, con altri 6 centesimi, stavolta di sconto, «perciò - dice un benzinaio felice - noi oggi vendiamo la benzina a 7 millesimi in meno rispetto alla Slovenia».

I cartelli di richiamo subito appesi alle stazioni di servizio dovrebbero essere attrattivi come il miele. Prezzo ufficiale 1,675 euro al litro. Prezzo attuale 1,405. Prezzo sloveno 1,412 (con variazioni da compagnia a compagnia). E chi ci prende più? Si sono mossi in questo senso Eni, Esso, Shell, Q8 lo farà, Tamoil pure, e nessuno li accuserà di “fare cartello”, perché avanti di questo passo Trieste (così come Gorizia dove altrettanto è scattata questa operazione) sarebbe presto diventata una città a secco, non per mancanza di materia prima, ma per emigrazione massiccia di tutti i clienti.

Lì dove la manovra non è ancora scattata e si attende il via libera, come alla Tamoil, i due benzinai attivi in città si sono messi d’accordo. Dalle 16 alle 19 praticano il “prezzo sloveno”. E lo sconto su chi ricade? Sulla compagnia o sulla stazione di servizio? Non si dovrebbe dire, ma torna in voga l’arte di arrangiarsi. I prezzi praticati al mattino ripagano ampiamente lo sconto del pomeriggio. Il “last minute” alla pompa lo pagano i clienti antimeridiani. Confessa Riccardo Furlan, titolare in via Fabio Severo: «Misure prese per disperazione».

Del resto la situazione è veramente drammatica. Dice Roberto Zol, stazione di servizio Eni di via Valerio: «La differenza mese su mese tra gennaio 2011 e gennaio 2012 è stata per noi del 68% in meno, e il calo complessivo annuo tra 2010 e 2011 ha tccato il 50%. A metà gennaio ho dovuto licenziare uno dei miei due dipendenti, prima delle crisi eravamo in otto, ho mandato via dei giovani, ma purtroppo anche dei padri di famiglia». Guido Soppani dell’H6 di via Flavia ha licenziato 4 persone in 3 anni. Furlan, su due dipendenti residui, ne ha licenziato uno e mezzo: uno via, l’altro a part time. Il pomeriggio per chi fa benzina a qualunque ora c’è solo il “fai da te”.

Secondo Roberto Ambrosetti, presidente provinciale della Figisc (Federazione italiana gestori impianti stradali di carburante) «in due mesi, dopo gli aumenti del governo Monti, in regione, a causa delle “fughe” sul confine, si sono persi in accise e Iva 500 milioni di euro, tutti soldi - dice - che alla fine il governo non incassa, mentre qui a farne le spese per primi sono i dipendenti. In quattro anni, dalla fine della benzina agevolata, hanno perso il posto 110-120 persone».

E come mai le compagnie petrolifere hanno ceduto sul prezzo, e come mai solo adesso? «Senza l’intervento della Regione non sarebbero state in grado di agire utilmente - prosegue Ambrosetti -, adesso tutti aspettiamo l’esito del “Milleproroghe”, prima di tutto per il gasolio che non gode di alcuna agevolazione (in Slovenia costa 11-14 centesimi di meno) e poi anche per la benzina serve un intervento più strutturale. Bisogna capirlo che i triestini, con la scusa della benzina, poi vanno oltreconfine a comprare anche ogni altra cosa».

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