Il Piccolo porta la città di Trieste dentro le case di riposo
TRIESTE Il Piccolo entra nelle case di riposo triestine: 360 abbonamenti per 65 strutture cittadine, pubbliche e private, dove porta le notizie, le voci, le storie del territorio. Anche e soprattutto in questo anno difficile, flagellato dal Covid, contribuendo a mantenere in vita il sottile filo che unisce dentro e fuori, quasi completamente spezzato dal virus.
Per gran parte degli ultimi 12 mesi, infatti, la pandemia ha cancellato quanto di più prezioso possa esistere per un ospite in una casa di riposo: il contatto con le persone care. Ma non solo. È anche stato sospeso ovunque tutto quel mondo fatto di piccoli spettacoli, cabaret, concerti, con i quali da molto tempo a questa parte artisti e animatori provano a strappare un sorriso agli anziani. La stampa, intesa come carta da sfogliare e stringere tra le mani, da soli o in piccoli gruppi di lettura, oggi rimane quindi uno dei pochi strumenti utili a mantenere vivo il rapporto con l’esterno.
Ne sono ben consapevoli alla Fondazione CRTrieste, che anche quest’anno ha rinnovato il “Progetto socializzazione anziani”, attivo dal 2008. L’iniziativa, sulla quale la fondazione investe 120 mila euro l’anno, su un ammontare complessivo di 3 milioni di euro volti a dare supporto al territorio sul fronte dell’assistenza, del disagio e della povertà, si compone di due filoni. Il primo (per 40 mila euro) consiste in una serie di spettacoli, anche in dialetto triestino, portati in scena dalla compagnia teatrale L’Armonia, e nei concerti dei musicisti del Conservatorio Tartini e del centro musicale sloveno Glasbena matica. Con il secondo, invece, si portano ogni giorno centinaia di copie del Piccolo nelle case di riposo.
«È un progetto cui teniamo molto - spiega Tiziana Benussi, presidente della Fondazione CRTrieste -. Nel 2020, per la prima volta, abbiamo dovuto interrompere la parte relativa all’animazione e alla musica, ma fortunatamente possiamo portare avanti, rilanciandola, la distribuzione del quotidiano. Non si tratta solo di consegnare un giornale, ma di far arrivare all’interno delle strutture uno strumento utile alla socializzazione degli ospiti, che negli anni si sono abituati a leggerlo, tra di loro in gruppo o con il supporto degli operatori, condividendo l’esperienza della lettura. Una volta, per motivi tecnici, abbiamo ritardato l’avvio del protocollo causando qualche piccolo ritardo nella consegna - continua - e siamo stati subito contattati dalle strutture perché gli anziani sentivano la mancanza della lettura del giornale. Ancora di più oggi - sottolinea - si tratta di un’iniziativa importante, che contribuisce a mantenere acceso il legame con territorio e mondo esterno, scosso da una pandemia che ha spezzato molti legami».
«Con questa operazione la Fondazione, cui va il ringraziamento del Piccolo, rinnova la sua vicinanza ai triestini e in particolare alle fasce più deboli, garantendo loro un collegamento col territorio specie in questo momento di pandemia, durante la quale i rapporti con l’esterno sono resi più difficili», è il commento del direttore del Piccolo Omar Monestier. —
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