Il Piccolo martedì lavora fuori sede. Riunione di redazione al Caffè degli Specchi

Le giornaliste e i giornalisti del Piccolo si riuniscono ogni giorno, anche sei-sette volte: dal mini gruppo di lavoro al confronto continuo e fecondo con le altre testate del gruppo editoriale Nem.
Lo fanno per confrontare le idee, per comunicare e coordinare le scelte e per fare il punto sui progetti speciali. Dal vivo, di persona, o in video. Le riunioni di redazione sono la nostra liturgia quotidiana, il rintocco che scandisce il ritmo della giornata da mattina a notte.
Martedì, tra le 11 e le 13, una di queste riunioni di redazione, probabilmente la più importante, si svolgerà fuori dalla nostra sede. La faremo in una delle ammiraglie della storia, del costume e dell’identità triestina: il Caffè degli Specchi.
Le novità e i servizi possibili di primo piano, cronaca, regione, cultura, sport, web, economia, territorio, Nord Est: lavoreremo come ogni mattina (ma in uno scenario più bello”!) impostando il lavoro alla presenza del direttore responsabile Luca Ubaldeschi e in collegamento con le redazioni di Monfalcone e Gorizia e con le altre testate del gruppo (il Messaggero Veneto, il Mattino di Padova, la Tribuna di Treviso, la Nuova Venezia, il Corriere delle Alpi e Nord Est Economia).
Non siamo il primo giornale a riunirsi in pubblico: lo hanno fatto altri in Italia e nel mondo, con motivazioni simili e differenti. Davanti a questa idea di “mostrarsi” mentre si fa il proprio lavoro, qualcuno ha tirato in ballo altri paragoni e uno di questi, un classico nello studio dei mass media, appartiene al settore culinario: è come quando i ristoranti hanno deciso di esporre i loro fornelli alla vista della clientela, per trasmettere un senso di trasparenza. Vi facciamo vedere che cosa mangerete, non dovete temere. La metafora può reggere. Non a caso, ancora oggi, per il concetto di “fare il giornale”, cioè impaginarlo, dargli misura esatta e titolazione, è ancora valida l’espressione “cucina”.
Per noi però l’intenzione è diversa. Per un quotidiano come il Piccolo, intimamente e solennemente vincolato alla sua comunità e al suo territorio, non si tratta di “cucinare” le notizie sotto gli occhi di tutti; si tratta di uscire dai nostri uffici e di impegnarci, sempre più convintamente, nella vita della città, nel dibattito sulle sue priorità, su risorse e talenti, su disagi e sofferenze.
Il giornalismo quotidiano negli ultimi decenni ha vissuto trasformazioni vistose e traumatiche: una di queste metamorfosi sta nel fatto che le redazioni sono diventate sempre più degli uffici di pensiero e produzione, e sempre meno dei luoghi d’incontro tra lettori e giornalisti.
La mail e il messaggio social hanno sostituito quella che un tempo era la visita fisica di un lettore che si presentava davanti alle nostre scrivanie per portare un’informazione, rilasciare una dichiarazione, chiedere una pubblicazione; per protestare o proporre, per spifferare un fatto indiscreto o per entrare in un dibattito.
Oggi “noi” e “voi” (che poi siamo tutti un “noi”, ne siamo convinti) ci vediamo per temi specifici; individualmente; per il resto, più che altro, ci scrivete. Accade perché le dinamiche sociali sono cambiate? D’accordo, è così. Ma ora il Piccolo si affaccerà anche altrove. Chiedere ospitalità agli Specchi (ringraziamo in particolare Riccardo Faggiotto e Lena Lekić) è stato quasi dovuto, visto il legame tra questo luogo e la città.
Volevamo iniziare da qui. Ma in futuro andremo in sedi diverse, alla ricerca del “respiro” di Trieste, dei simboli, delle passioni, delle eccellenze e dei problemi.
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