Il piano Fs-Delta per Alitalia classifica Trieste come scalo da tagliare
RONCHI DEI LEGIONARI È solo un’ipotesi, non c’è nulla di concreto, non in una fase in cui il futuro di Alitalia è denso di incertezze. Ma è comunque uno scenario che può preoccupare un aeroporto, Trieste Airport, che si è detto «a caccia di nuovi collegamenti» dopo la svolta della partnership con il fondo F2i. Il rischio infatti, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, è di perdere i voli direzione Milano e, chissà, pure Roma. Le informazioni del quotidiano economico riguardano il piano industriale della nuova Alitalia, quello targato Ferrovie dello Stato-Delta Air Lines. Un documento con previsioni molto dettagliate, anche se «soggetto a modifiche da parte di altro partner industriale», il quarto socio che ieri le Fs hanno individuato in Atlantia. Il passaggio che può riguardare in prospettiva Trieste è quello delle «rotte non profittevoli e non strategiche».
Con la premessa di un’Alitalia concentrata «su mercati con minore concorrenza delle compagnie low cost», Fiumicino si conferma l’«hub» per i voli a lungo raggio, con chiusura dei voli Malaga, Casablanca, Dusseldorf, Kiev, Marsiglia, Tolosa, Valencia, Teheran e nuove rotte per Bergamo, Dubrovnik, Bucarest, Spalato, Vienna, Zagabria. Milano Linate verrebbe invece orientato su «clientela prevalentemente business ad alto valore». Da Linate sono inoltre previste nuove rotte per Stoccolma, Copenaghen, Helsinki, Lisbona, Vienna e la «razionalizzazione» delle «rotte altamente non profittevoli». Una formula che prevede la cancellazione di Ginevra, Lussemburgo, Pescara, Reggio Calabria e proprio Trieste, esplicitamente citata. Un intoppo non di poco conto, se mai il taglio si dovesse concretizzare, proprio nel momento in cui lo scalo regionale sta cercando il passo avanti, forte dell’ingresso nella compagine societaria di un network, F2i, che include gli aeroporti di Napoli, Torino, Alghero, Milano (Linate e Malpensa), Bologna e Bergamo e somma 71 milioni di passeggeri per un volume di affari di 1,2 miliardi. Proprio la scorsa settimana il nuovo socio (55%) ha annunciato un piano di sviluppo dello scalo con investimenti per 30 milioni nei prossimi 4 anni, di cui 15 per potenziare le infrastrutture di volo e 11 per quelle di passaggio passeggeri e di terra.
Tenuto conto che il mercato naturale è quello tedesco e andranno incrementati i collegamenti con l’Europa dell’Est, tra gli obiettivi realistici entrerebbero pure due aeroporti di rilievo internazionale come Madrid e Parigi. La capitale spagnola, in particolare, interessa anche per l’arrivo dei crocieristi. Tornando al piano industriale Alitalia, si punta più in generale a un utile operativo (Ebit 53,9 milioni) da raggiungere nel 2022, con una flotta più piccola ma che volerebbe di più e a costi inferiori. In previsione anche un aumento di capitale dal prossimo 1 gennaio da 700 milioni. Sempre all’inizio del prossimo anno la compagnia conterebbe 102 aeromobili, 15 in meno rispetto agli attuali 117; parco macchine che successivamente salirebbe a 109 nel 2023, di cui 25 velivoli destinati al lungo raggio. Sono inoltre previsti esuberi nel personale di terra in sede, staff e commerciale pari a 740 dipendenti a tempo pieno. Numeri che potrebbe aumentare se i tagli includessero anche contratti part time. Il risparmio stimato? 14 milioni, -19% rispetto al 2018. —
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