Il perito: «Nessuno scempio in Val Rosandra»
TRIESTE Un intervento «idoneo e congruo», messo in atto «in vista di una condizione di rischio di emergenza». Non una manutenzione ordinaria, ma straordinaria, posto che nella zona non erano state effettuate operazioni del genere nel corso almeno dei dieci anni precedenti. Un’azione sì portata a compimento non di fronte a «un’urgenza», fattispecie che avrebbe comportato «pericolo per gli operatori», ma «adeguata a scongiurare il rischio idrogeologico paventato», in particolare in caso di piena del torrente e di compresenza di raffiche di vento. Un rischio che avrebbe potuto avere un riverbero anche a valle, sino all’abitato di Bagnoli della Rosandra. Sono queste le conclusioni alle quali è giunto il geologo Cristiano Mastella, il professionista cui il giudice Marco Casavecchia aveva affidato la perizia per fare chiarezza su quanto accaduto il 24 e il 25 marzo del 2012 in Val Rosandra, con il contestato intervento di deforestazione da parte della Protezione civile regionale, da molti ribattezzato come lo “scempio” della valle.
Il perito ha riferito gli esiti del suo lavoro ieri in aula, nella nuova udienza del processo che per quell’operazione di tre anni e otto mesi fa vede imputati l’ex vicepresidente della Regione Luca Ciriani, e poi Guglielmo Berlasso, Cristina Trocca e Adriano Morettin, rispettivamente allora capo, funzionaria e dipendente della Protezione civile regionale. Il pm titolare del fascicolo, Antonio Miggiani, li accusa di presunto disastro ambientale in concorso. Ieri erano presenti tutti e quattro in Tribunale, assieme ai difensori, gli avvocati Luca Ponti (Ciriani, Berlasso e Trocca), Caterina Belletti (Ciriani) e Paolo Pacileo (Morettin). All’udienza anche i legali di parte civile: Alessandro Giadrossi per il Wwf Italia e Beatrice Favero per il Ministero dell’Ambiente.
Mastella ha messo in evidenza come decisivo fu, per la decisione poi presa, il «sopralluogo dell’8 febbraio 2012» compiuto dall’«occhio esperto» di operatori e delegati degli enti (Comune di San Dorligo della Valle e Regione Friuli Venezia Giulia) e che portò ad accelerare l’intervento nella cornice del progetto “Alvei puliti”, e ha inoltre rilevato che «se fosse stata fatta una manutenzione regolare in Val Rosandra, tutto questo immagino non sarebbe successo».
L’intervento è stato giudicato appunto «idoneo» dal geologo, nonostante i calcoli compiuti nella perizia abbiano portato a un totale di 27 alberi e piante instabili nell’alveo del torrente Rosandra in caso di piena e vento contestuali, a fronte dei 41 tagliati. Sebbene non vi fosse una situazione di urgenza, cioè uno stato di allerta innescato da determinate condizioni anche meteo, il potenziale rischio idrogeologico sussistente - ha spiegato ancora il perito - aveva generato la necessità e quindi la decisione di intervenire prima possibile.
Respinte tutte le istanze finali delle parti, inclusa quella dell’avvocato Giadrossi per sentire nuovamente Mastella considerato che alcuni documenti sono stati depositati solo ieri mattina, il giudice Casavecchia ha dichiarato al termine esaurita l’istruttoria dibattimentale, bollando come non necessaria un’eventuale integrazione. Prossima udienza l’11 gennaio alle 15.
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