Il Pd “orfano” del 30 per cento di iscritti

Se il Pd fosse un brodo, a questo punto potremmo dire che per un terzo è evaporato. Al di là della metafora culinaria, che ai militanti farà storcere il naso, ma resta pur vividamente esplicativa dell’emorragia di tessere cittadine, i dati appaiono incontrovertibili: in un biennio, al quartier generale di viale Verdi, si contano 60 iscritti in meno. Erano 175, di cui il 37% donne, nel 2013 e sono dunque 115, di cui 35% appartenenti al gentil sesso, all’ultima campagna di adesioni, iniziate a luglio e concluse lo scorso gennaio. Una disaffezione che percentualmente parlando si attesta sul 34,2. Come a dire che un dem su tre è diventato un ex piddino. Più contenuta la trasmigrazione nel 2015, con 15 tessere in meno. Ma a prendere la via d’uscita, l’anno prima, erano in 45.
C’è da dire che nel 2014 le “quote rosa” avevano recuperato terreno, tornando a quel rispettabile 38% registrato nel 2012, quando di militanti se ne erano annoverati però 162. Comunque tre punti percentuali in più rispetto al 2015, che tuttavia registra anche un significativo distacco giovanile, con il 7% a levare le ancore nel triennio. Gli under 45, che erano il 22 e 20% rispettivamente nel 2013 e nel 2014, rappresentano ora il 15% degli iscritti. In crescita, invece, i militanti canuti: erano il 35%, gli over 65 nel 2013, e sono diventati il 43% nel 2015, con un più 6% rispetto all’anno precedente. Il Partito democratico, insomma, si è messo in linea con la tendenza anagrafica che registra, a Monfalcone, una crescita di anziani, oggi dati al 25,8% della popolazione. Tiene infine la cosiddetta “fascia di mezzo”, di età compresa tra i 45 e i 65 anni, in lievissima flessione: 43% sia nel 2013 sia nel 2014, 42% nel 2015.
Fin qui i dati. Ma a cosa si deve una base se non ridotta all’osso, sicuramente sforbiciata? Per la segretaria cittadina Lucia Giurissa a influire sono soprattutto le dinamiche del govero Renzi. Il leader di Rignano, niente da fare, non scalda il cuore in una Monfalcone storicamente diessina e bersaniana. Se ci aggiungiamo poi le considerazioni sullo stralcio delle garanzie un tempo dettate dall’articolo 18 ante riforma e oggi dimezzate da un contratto a tempo indeterminato rimasto tale solo per definizione, la patata bollente di Banca Etruria oppure il tortuoso cammino per assicurare pari diritti alle coppie lgbt la frittata è fatta. «Dalla chiusura del congresso 2013 - sottolinea Giurissa - molti iscritti hanno rinunciato al tesseramento per ragioni legate alle scelte del partito nazionale. Mentre alcuni under 45, liberi professionisti, hanno temuto di essere ingabbiati in una comunità politica riconosciuta. Altri ancora, lavorando in altre città, hanno preferito frequentare il partito solo come simpatizzanti». Tre o quattro giovani, al di sotto dei 30 anni, hanno inteso poi prendere solo la tessera di Giovane Democratico, organo che gode di una propria autonomia, con segreteria scissa rispetto a quella del Pd nazionale. Ma anche un altro aspetto incide sul “disamoramento” democratico: «Con l’istituto, previsto dal nostro regolamento, delle primarie aperte a tutta la cittadinanza - spiega infatti la segretaria - molti iscritti sentono svilito il loro ruolo decisorio, soprattutto per il livello nazionale. Si chiedono, cioè, perché debbano prendere la tessera se poi, nelle scelte, tutto il resto della città e del paese ha voce in capitolo». Terza riflessione, il rapporto coi vertici di governo regionale, visto che «sulla stampa si sono sofferti un po’ i termini svilenti, per gli iscritti, delle dichiarazioni su porto e A2A». E qui basta citare l’ormai arcinoto “E chi se ne frega?” di serracchiana memoria. Tant’è che per Giurissa è imprescindibile «vi sia ora sincronia a tutti i livelli, altrimenti perdiamo in credibilità ed efficacia». Tradotto: il partito deve compattarsi.
Quanto ai dati sugli iscritti, «mi sono molto interrogata - ammette Giurissa -, ma poi ho visto quelli di Trieste e ho condiviso la riflessione di Grim. Prendere la tessera oggi non è come nel 2000, quando ciò era sufficiente per esprimere un’adesione ai contenuti, che oggi si professa anche solo attraverso la modalità social. Tutto è cambiato». «Essendo il Pd un partito di governo a più livelli - conclude - l’impegno di iscritti e amministratori richiede molta responsabilità e dedizione, oltre a una costanza ferrea per perseguire in concreto ciò che si decide in assemblea».
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